tag:blogger.com,1999:blog-26935500141377481362024-03-19T08:39:16.781+01:00Il sofo sul sofàAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comBlogger305125tag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-77776732916789181212016-10-25T11:31:00.000+02:002016-10-30T16:10:55.185+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-YXTiaIJ215o/WA8mFVOIcJI/AAAAAAAAUfs/g69HPdzKqaULOBOBe6bO2kgyj4YQI2PbQCLcB/s1600/va27.GIF" /></span></span><br />Momentaneamente stanchi di esprimerci in prosa,<br />torniamo in Versilia. Chi abbia interesse<br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">può</span> trovarci <a href="https://sites.google.com/site/admajoremejusgloriam/h">qui</a> o <a href="http://iperhomo.blogspot.it/">qui</a>.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-65296666081370408432016-10-08T19:12:00.000+02:002016-10-09T17:49:55.292+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Caro Marsilio,<br />nella tua ultima scrivi che la malattia ti sta progressivamente spegnendo ogni passione. Ti sta seccando ogni fonte di piacere (felicità, gioia, diletto, ecc.), sicché.<br />Capisco il tuo stato d'animo, che peraltro mi sembra congeniale a chi voglia distaccarsi dalle cose terrene (sai bene che sto anch'io con un piede, per fortuna quello della gamba più lunga, nella fossa).<br />Eppure voglio ricordarti due versi, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">lì per lì un po' criptici</span>, di Rumi: "Le gioie vere non vanno cercate, ma solo trovate". Non ti sembrano insinuare il sospetto che "trovare", in qualche modo, prescinda da "cercare", ovvero il dubbio che «chi cerca non troverà» e «chi trova non cercò»?<br />Fuor di metafora, insomma, dovremmo trovare un godimento, senza cercarlo altrove, in tutto ciò che accade, per il solo suo accadere, ogni accadimento esprimendo la Sua volontà.<br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E ci sarà di conforto il sapere che non saremo mai gravati da un peso eccedente le nostre capacità di sopportazione.</span><br />Il Cielo sia con te.<br /><br />Da <i>Lettere ad un morto</i>, di V. Toffoli (1964).</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-3557833637426937112016-08-30T16:17:00.002+02:002016-09-05T10:19:48.078+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Mi piacciono le donne.<br />Mi piacciono se fanno le donne, se cioè sono <i>dominae</i> <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">il cui dominio vige </span>solo in pratica, ovvero <i>de facto</i>, non anche <i>in verbis</i>. <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Purché</span> stiano al gioco, siano pure regine<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">;</span> abbiano tutto il potere che vogliono, ma subordinato all'autorità - anche solo formale - di un marito, di un padre o di un semplice re degli scacchi. <br />Potere <u>sostanziale</u>, non formale.<br />Perché <i>substantia</i> è "colei che sottostà". </span></span><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nessuno mi leva dalla testa il sospetto che le cose vadano male a partire dal Quattrocento, dal secolo cioè in cui l'<i>hysteron proteron </i>cessò d'essere una figura retorica consistente nell'inversione gerarchica e si attualizzò nella riforma di Martin <b><u>Lùtero</u></b>. L'utero (in greco <i>hysteron</i>, "successivo", "sottostante") deve seguire il [deve sottostare al] <i>proteron </i>("precedente", "sovrastante"). Se si ribella, è l'isteria collettiva.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-76076418923628614332016-08-17T12:06:00.002+02:002016-09-05T10:14:27.205+02:00<br />
<div align="center">
<center>
<table border="0" cellpadding="5" cellspacing="5" style="width: 100%px;"><tbody>
<tr> <td width="79%"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;">Le due fasi di ogni esperienza umana, vita compresa, si apprezzano meglio in bicicletta, nel superare un dosso, cioè pedalando in salita e frenando in discesa. La linea retta può servire per una rappresentazione parziale, paragonabile ad un tratto pianeggiante del<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>giro in bicicletta, ma nella sua interezza, dall'inizio alla fine, l'andamento di qualsiasi fenomeno dev'essere descritto con una curva, una cunetta, un <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">montarozzo</span>, un semicerchio per metà crescente e per metà calante.</span></span></span></td> <td width="21%"><div align="center">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><img align="right" border="0" height="193" src="https://3.bp.blogspot.com/-tbJulwpTLL0/V7MbWD644II/AAAAAAAAURg/Of2WAuhyM0oAB39qtjDJS9IxsQb01Y9ZQCLcB/s1600/bici.jpg" width="185" /></span></span></span></div>
</td> </tr>
</tbody></table>
</center>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Come l'inspirazione e l'espirazione, come il levare e il battere, come l'alba e il tramonto, come lo sbocciare e lo sfiorire, così la primavera e l'autunno - nella loro struggente bellezza - ci ricordano la legge inesorabile del divenire perpetuo, prima in crescere e poi in calare. <br />
Pedalando in salita, dicevamo. Pompando, cioè mettendocela tutta,<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>«adelante con juicio», arraffando il più possibile (nei limiti del possibile), inebriandoci di quella spettacolosa materia di cui è fatto l'Universo. E rallentando in discesa, sempre con discrezione, senza forzare, un po' alla volta, ad imitazione delle due fasi, regolari e simmetriche, della respirazione (il che<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>giustifica la grande importanza data al controllo di questa funzione corporale, in tutte le prassi ascetiche della tradizione, dallo yoga all'esicasmo).<br /><br />
Ad esser pedanti, peccare significa strafare. Se l'alba rappresenta il successo (la bellezza, il denaro, l'amore, la salute e tante altre cose desiderabili), il viale del tramonto ne è l'inevitabile rovescio, rovescio non accettare il quale comporta - per esempio - il lifting della vecchia ed il body building del vecchio. A non parlare dell'ennesimo trapianto cardiaco dell'ultranovantenne, talché si direbbe che il rischio di strafare pertenga più al senex che al puer,* più al nonno che al nipote.</span></span></span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></span> <span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Non a caso la sapienza antica attribuisce a Saturno (vuoi il dio, vuoi il pianeta) nelle quattro età la vecchiaia, nei sette vizii l'avarizia e nei cinque metalli il piombo. In una parola, accumulazione (basti pensare al<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> moderno </span>accumulatore al piombo). In altre parole, tesaurizzazione, mancata accettazione dell'ineluttabilità del declino delle cose, ovvero tentativo disperato di non mollare la presa. E rifiuto di lasciare il posto alle nuove generazioni (strafottendosene dell'inquinamento, del disboscamento e della desertificazione di un pianeta che i nostri nonni avevano ricevuto dai loro bisnonni come nuovo).</span></span></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />oOo</span></span></div>
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">"Se lo scienziato volge lo sguardo dallo stato presente dell’universo all’avvenire, sia pure lontanissimo, si vede costretto a riscontrare, nel macrocosmo come nel microcosmo, <b>l’invecchiare del mondo</b>. Nel corso di miliardi di anni, anche le quantità di nuclei atomici apparentemente inesauribili perdono energia utilizzabile, e la materia si avvicina, per parlare figuratamente, ad un vulcano spento". </span></span></span></span></blockquote>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />È Pio XII (in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze dell'ormai lontano 22 novembre 1951, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">per il quale si ringrazia il sito</span> <i>Radio Spada</i>) a parlare così, ammonendo noi vecchi decrepiti a non perder tempo nel tentativo di imbalsamarci, </span></span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">di congelarci<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></span></span></span></span>o anche solo di farci sostituire i pezzi malfunzionanti. </span></span></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-64433423658647985622016-08-07T17:35:00.001+02:002016-09-05T10:18:21.445+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
proposito di traduzioni evangeliche un po' infelici, tema su cui ci siamo
soffermati altrove per la confusione - in italiano ed in latino - tra l'<i>agape</i>
e la <i>philia</i> (<i>Giovanni</i>, XXI, 15), altrettanto potrebbe dirsi di un
passo 'esplosivo' già in <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">queste
due lingue</span>: "Prima che Abramo fosse, Io sono" e "Antequam
Abraham fieret, Ego sum" (sempre san Giovanni, VIII, 58).*<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span>Esplosivo, abbiamo detto, perché - nonostante l'uso improprio dello
stesso verbo «essere», adoperato prima al passato e poi al presente [eterno] -
evidenzia l'atemporalità di Gesù. Atemporalità, non precedenza temporale,
perché il Salvatore non dice «ero», bensì «sono».</span></span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span>
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">*
Come è noto, Gesù, dopo aver affermato che Abramo "si rallegrò nel
vedere il Mio giorno", a chi Gli chiedeva se, giovane com'era, avesse visto
Abramo, rispose così.</span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma
ancor più esplosivo è il testo greco (<i>Prin Abraam ghenesthai, Ego eimi</i>
= "Prima che Abramo nascesse, Io sono") che, servendosi di due verbi
diversi (γίγνομαι ed εἶναι), sancisce la differenza metafisica tra
esistere ed Essere: al primo competono un passato (la nascita) ed un futuro (la
morte), laddove <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">co</span>l
secondo non si può parlare che <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">in</span>
un eterno presente.<br />
Come evitare l'accostamente col celebre "Io sono l'Essere" (<i>Esodo</i>,
III, 14), ovvero "Io sono Colui che è", cioè l'Unico che possa
adottare propriamente l'omonimo verbo?</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />oOo</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ci
sono tante cose, nel Libro. "Tante cose da dire, difficili da spiegare
perché [siamo] diventati lenti a capire". Lo dice san Paolo, che ci siamo
ridotti così (noi, certo, non lui) e che avremmo "di nuovo bisogno che
qualcuno [ci] insegni i primi elementi degli oracoli di Dio" (<i>Lettera
agli ebrei</i>, V, 12).<br />
</span></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />D'altra
parte, se <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«</span>l'uomo
d'un sol libro<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">»</span>
è temibile, quello che ne ha letti troppi è peggio ancora?<br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Lasciamo
rispondere l'<i>ayatollah</i> Khomeyni, che ebbe a trattare lo stesso
argomento in una bella lettera - la cui conoscenza dobbiamo al sito <i>Islamshia
</i>- a sua nuora.<br />
"Figlia mia, compi ogni sforzo per deporre i veli, non ammassare libri.
Supponiamo che tu abbia trasportato opere filosofiche e gnostiche dalla libreria
a casa tua o che tu abbia fatto di te stessa un serbatoio di parole e di termini
tecnici, che tiri fuori dal sacco durante riunioni e ricevimenti, soggiogando i
presenti con le tue conoscenze; così per uno stratagemma di Satana [...] tu,
appesantendo il tuo fardello, potresti essere divenuta - per satanico
divertimento - una bambola da salotto. Allora avrai aumentato o diminuito i tuoi
veli?<br />
[...] Non ti dico di fuggire scienza, gnosi e filosofia, [...] ti dico solo di
fare ogni sforzo perché il tuo movente interno sia divino".</span></span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-45989943016075843062016-07-07T08:57:00.004+02:002016-08-17T19:08:20.108+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />A chi, come <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">lo </span>scrivente, abbia definitivamente rinunciato ad opporsi alle circostanze (considerando ogni accadimento, piacevole e no, allettante o meno,* opera dell'Altissimo), la seguente osservazione dell'emiro Abd al-Qādir - tratta dal suo <i>Kitāb al-Mawāqif</i> - può risultare un po' indigesta.</span></span><br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Stiamo parlando della resistenza alle tentazioni. In proposito lo scrivente deve confessare la propria debolezza, talché ogni sua vittoria nei confronti d'una qualsiasi lusinga <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">peccaminosa</span> non è dovuta a lui, ma - di nuovo - alle circostanze. È dovuta a Lui, in altri termini.</span></span></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>«Se Dio avesse voluto non Gli avremmo associato alcunché, [...] né avremmo dichiarato illecito alcunché» </i>(Corano, VI, 148)<i>. Queste parole rappresentano un caso di enunciazione veritiera <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">utilizzabile </span>con intento menzognero […]. L’aspetto menzognero dell’enunciato consiste nel pensare che tutto quanto Dio vuole per i Suoi servi Lo soddisfaccia e Gli sia gradito. Questo è falso. Se tutto ciò che Dio vuole per i Suoi servi fosse un bene, ne conseguirebbe che l’invio dei Messaggeri e la promulgazione delle Leggi sacre sarebbero inutili.</i></span></span><i><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></span></i><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">D'altra parte, per dirla con Utpaladeva (nel suo <i>Îśvarapratyabhijñâkârikâ</i>), "è sempre e solo Uno, il Sé che Si manifesta come sé e come altro da sé", ovvero come <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">t</span>e e come gli altri, come <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">t</span>e e come le cose, come <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">t</span>e e come tutto ciò che <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">t</span>i accade. Solo in questo senso non c'è differenza tra la prospettiva vedantina dell'illusorietà del mondo e quella tantrica della realtà del medesimo.<br />«Un’analoga dottrina - annota Panurge - è espressa in ambito islamico, dove si introduce il concetto di “teofania” (<i>tajallî</i>). Si veda il seguente passo dello <i>shaykh </i>ibn Arabî: <i>l’Esistenza universale è unica nella sua essenza e 'niente è con essa'</i>. A questo proposito si può trovare una sottile indicazione nelle parole della Legge sacra: <i>in questo c’è un avvertimento per colui che possiede un ‘cuore’ o che risveglierà il suo ‘udito’ </i>(<i>Corano</i>, L, 37). [...] Non c’è che Lui, nonostante il fatto che siamo esistenti; però è certo che lo stato contingente (<i>al-hâl</i>) è uno stato contingente, mentre la realtà essenziale (<i>al-‘ayn</i>) è realtà essenziale. Non c’è che un non-manifestato che appare e una manifestazione che scompare; in seguito essa riapparirà, per sparire nuovamente e ancora apparire e sparire. Puoi continuare a volontà. Se segui il Libro non trovi altro che un Unico che è Lui (<i>Huwa</i>). E <i>Huwa </i>non cessa mai di essere nella non-manifestazione (dal <i>Kitâb al-Jalâla wa huwa kalimatu-Llâh</i>)».<br />Di nostro aggiungiamo solo che il pronome maschile <i>Huwa </i>andrebbe reso meglio con l'Id latino, cioè né Lui, né Lei.* <i>Nec utrum</i>, insomma, <i>neti neti</i>.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Al riguardo ci viene in mente una famosa uscita di papa Luciani, che volle precisare, suscitando non poco scandalo, quanto Dio sia Madre, oltre che Padre.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-52997352412252796482016-06-01T19:05:00.000+02:002016-06-02T08:14:13.455+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Come si viaggia avanti e dietro nello spazio, così può farsi nel tempo. Ron Hubbard - in <i>Ritorno al passato </i>(1950) - affermò addirittura che procedere [alla velocità della luce] nello spazio equivale a retrocedere nel tempo. <br />Comunque sia, per viaggiare Aldous Huxley utilizzava gli allucinogeni, (<i>Il mondo nuovo</i>, 1932), Edward Bellamy si serviva dell'ipnosi (<i>Uno sguardo dal 2000</i>, 1888), Robert Graves profittava dei sogni (<i>Sette giorni a Nuova Creta</i>, 1949), H.G. Wells inforcava la sua time machine (<i>La macchina del tempo</i>, 1895) e Narciso F. Pelosini esorcizzava l'incubo di addormentarsi nel granducato di Toscana e svegliarsi nel regno d'Italia, scrivendo <i>Maestro Domenico </i>(1871).* <br />Per viaggiare nel tempo, a Maria Valtorta bastò la malattia. </span></span><br />
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Dobbiamo a G. de Turris (<i>Il viaggio nel tempo in letteratura</i>) ed al sito <i>La Runa </i>questi riferimenti bibliografic<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">i, l'ultimo dei quali lascia pensare che, se fu un incubo il regno, cosa sarebbe stata la repubblica?</span> </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dal cap. I del suo <i>L'Evangelo come mi è stato rivelato </i>trascriviamo quanto segue. "È Maria, una Maria piccolina che potrebbe dormire fra il cerchio di braccia di un fanciullo, una Maria lunga al massimo quanto un braccio, una testolina di avorio tinto di rosa tenue e dalle labbruzze di carminio, che non piangono già più, ma fanno l'istintivo atto di succhiare, così piccine che non si sa come faranno a prendere un capezzolo, un nasetto minuto fra due gotine tonde e, quando stuzzicandola le fanno aprire gli occhietti, due pezzettini di cielo, due puntini innocenti e azzurri che guardano, e non vedono, fra ciglia sottili e di un biondo quasi roseo, tanto è biondo. Anche i capellucci sulla testolina tonda hanno la velatura roseo-bionda di certi mieli che sono quasi bianchi. Per orecchie, due conchigliette rosee e trasparenti, perfette. E per manine ... cosa sono quelle due cosine che annaspano per l'aria e poi vanno alla bocca? Chiuse come ora, due bocci di rosa borraccina che abbiano fenduto il verde dei sepali e sporgano la loro seta di rosa tenue; aperte come ora, due gioiellini d'avorio appena rosato, di alabastro appena rosato, con cinque pallide granate per unghiette. Come faranno quelle manine ad asciugare tanto pianto? E i piedini? Dove sono? Per ora sono solo uno zampettio nascosto fra i lini. Ma ecco che la parente si siede e la scopre ... I piedini. Lunghi un quattro centimetri, hanno per pianta una conchiglia corallata, per dorso una conchiglia di neve venata d'azzurro, per ditine dei capolavori di scultura lillipuziana, anche loro coronate di piccole scaglie di granata pallida. Ma come si troveranno sandaletti, quando quei piedini di bambola faranno i primi passi, tanto piccini da poter stare su quei piedini? E come faranno quei piedini a fare tanto aspro cammino e sorreggere tanto dolore sotto una croce? Ma ora questo non si sa, e si ride e sorride del suo annaspare e sgambettare, delle belle gambette tornite, delle cosce minute che fanno fossette e braccialetti tanto sono grassottelle, della pancina, una coppa capovolta, del piccolo torace perfetto sotto la cui seta candida si vede il moto del respiro e certo si ode, se, come fa il padre felice ora, vi si appoggia la bocca ad un bacio, battere un cuoricino. Un cuoricino che è il più bello che ha la terra nei secoli dei secoli, l'unico cuore immacolato d'uomo. E la schiena? Ecco che la rivoltano, e si vede la falcatura delle reni e poi le spalle grassottelle e la nuca rosea così forte che, ecco, la testolina si alza sull'arco delle vertebre minute, e pare il capino di un uccello che scruti intorno il mondo nuovo che vede, e ha un gridino di protesta per esser così mostrata, Lei, pura e casta, agli occhi di tanti, Lei che uomo non vedrà mai più nuda, la Vergine santa ed immacolata. <br />[...] EccoLa di nuovo fra i lini e fra le braccia del padre terreno, cui somiglia. Non ora. Ora è un abbozzo d'uomo. Dico che gli somiglia fatta donna. Della madre non ha nulla. Del padre il colore della pelle e degli occhi, e certo anche dei capelli che, se ora sono bianchi, in gioventù erano certo biondi come lo dicono le sopracciglia; del padre le fattezze, rese più perfette e gentili per esser Lei donna, e quella Donna; del padre il sorriso e lo sguardo e il modo di muoversi e la statura. Pensando a Gesù, come Lo vedo, trovo che Anna ha dato la sua statura al Nipote e il colore più avorio carico della pelle. Mentre Maria non ha quell'imponenza di Anna, una palma alta e flessuosa, ma ha la gentilezza del padre". </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-1999301301935644782016-03-05T12:24:00.004+01:002016-04-07T22:14:56.088+02:00<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
Io russai, tu russasti, egli rousseau.</span></span></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A parità di forze, nessuno si dedica sistematicamente alla violenza (non foss'altro che per timore dell'immancabile vendetta). L'essere umano, come ogni animale, aggredisce solo per necessità e, in tal caso, solo quanto basta. <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Se questo è vero, </span>il mitico «contratto sociale» col quale - come davanti al notajo - si rinuncia a un po' di libertà individuale in cambio di maggior sicurezza collettiva, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">non esiste.</span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Certe cose non si fanno a mente fredda. ma a cuore caldo.</span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Appare </span>più plausibile (e più naturale) l'aggregarsi spontaneamente ad un capo, un padre (meno spesso una madre), un re o una regina visti - almeno in parte - in un'aura di sacralità: ad una figura simile, carismatico surrogato divino, è più facile obbedire<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In quest'ottica la struttura statale (militare, amministrativa e giudiziaria, cioè la tradizionale seconda casta), traeva la propria legittimazione dall'alto. Il che è l'unico modo di operare secondo giustizia. </span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ciò premesso, </span>quando non c'è parità di forze, ovvero quando la potenza bellica del superiore è incomparabilmente maggiore di quella dell'inferiore (che fino ad ieri poteva contrastare la spada - e magari anche il fucile - col forcone) e quando non c'è legittimazione, ovvero [un minimo di] sacralità, il potente abuserà sistematicamente del debole.* Sistematicamente e senza alcun ritegno, né umano, né animale. Senza pietà, perché, se non sei <i>pius</i>, non puoi aver <i>pietas</i>.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />* Potente non è solo il cosiddetto «pezzo grosso», ma ogni componente - stante l'imparità di forze rispetto al singolo utente - l'elefantiaca burocrazia statale. Quando a questo Leviatano viene reciso ogni vincolo celeste, ovvero quando il "pubblico" è dichiaratamente laico, allora sì, meglio il "privato".</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tuttavia </span>la colpa non è solo di chi ha sparso i semi dell'ateismo (<i>homo homini lupus</i>, <i>nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu</i>, <i>universalia </i>come <i>flatus vocis</i>, ecc.), ma anche di chi ha coltivato la malerba dell'insubordinazione. Vero è che non abbiamo più la stoffa degli antichi, né noi, né i nostri capi, eppure ...</span></span><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
oOo</div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Se la cinematografia è - come si pretende - un'espressione artistica
aderente ai tempi, perché i film ispirati anche solo in parte alla
religione sono quasi inesistenti? Statistiche alla mano, le chiese non
sono [ancora] del tutto vuote. Più che un'arte dedita a ritrarre la
realtà, l'illuministica invenzione dei fratelli Lumière (<i>nomen omen</i>) sembra una scienza mirata a cambiare la realtà: pedagogia, per l'esattezza.</span></span></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
S'ama pensare che il buon selvaggio, vivendo in quella <i>res publica ante litteram</i> che è lo <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">s</span>tato di <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">n</span>atura,* non forzi quest'ultima secondo i di lui <i>desiderata</i>. Ma come la mettiamo con <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">l'anello nel naso, i cerchi al collo, il labbro inferiore dilatato fino all'inverosimile, i lobi auricolari allungati (o anche solo forati), l'amputazione di una mammella, la deformazione dei piedi, l'infibulazione, la circoncisione, la castrazione e così via?</span><br />
Vien da sospettare che sottoporsi ad un intervento chirurgico, magari per cambiar sesso, non sia poi tanto innaturale. A meno che non si ammetta che ad esser innaturale è proprio l'uomo.**</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Stato felice, ma non anarchico. Se i termini «monarchico» e «teocratico» coincidessero, lo si potrebbe definire in uno di questi due modi.<br /><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">** La questione, esorbitando dal presente argomento, andrebbe trattata altrove. Però va subito precisato che c'è qualche differenza tra il forzare la natura per scopi mondani <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oppure</span> oltremondani<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> (scopi d'altronde razionali ambedue).</span></span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></span></span>
<br />
<div style="text-align: left;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-floYdK8r1-E/Vt0tfFCOfsI/AAAAAAAATFg/gUNwm7E7bz8/s1600/ute059.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://4.bp.blogspot.com/-floYdK8r1-E/Vt0tfFCOfsI/AAAAAAAATFg/gUNwm7E7bz8/s1600/ute059.gif" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Riepilogando, si direbbe davvero che Ragione e Natura - intese come razionalità e naturalezza - facciano a pugni. Ciò nonostante, anche la ragione è un dono del buon Dio. Tutt'è usarla bene, perché <i>el sueño de la razón</i> può intendersi sia come atrofìa ("sonno") che come ipertrofìa ("sogno") della ragione stessa: in entrambi i casi, si rischia di russare.</span></span></span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-36730886166202758802016-03-04T11:44:00.003+01:002016-03-28T14:13:18.889+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Quando al mai troppo compianto Massimo Troisi chiesero quale fosse la sua donna ideale, questi rispose "la donna d'altri".</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ed aggiunse, accompagnando la frase con la mimica consueta, che la domanda era <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">incompleta</span>, perché gli si sarebbe dovuto chiedere pure quale fosse il marito ideale della sua donna ideale.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Quindi precisò: "A me niente m<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e</span> scoccia quanto avìlla purtà' a 'o cinema, a 'o ristorante, a 'o mare<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, accà e allà</span>. E nun parlamme <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">'</span>e nce <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">avì' </span>accattà'
fiure, giujelle, vestite, 'stu munno e ll'atr'. Perciò, si chella tène
'nu marito gelùso e 'stu marito gelùso s'a tène cara cara, chella è la
mia donna ideale".</span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un
commento <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ironico</span> a quanto sopra definirebbe questa scelta il «giusto
mezzo» tra il matrimonio (ovvero la comunione dei beni e dei mali) e la
rinuncia sia a questi che - conseguentemente - a quelli. </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tuttavia già il marito è un giusto mezzo tra il gigolò <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">d il frate</span></span>.<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
Su ciò è bene ripetere, perché troppo spesso tendiamo a scordarcelo,
che «il matrimonio cristiano [è] esplicitamente concepito come male
minore, rispetto alla fornicazione, laddove la via preferibile - ma non
estendibile a livello di massa - resta l’astinenza».*</span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E se l</span>a perfezione <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">fosse </span>rappresentata da chi si fa un'amante invisibile, donna ideale delle cui gioie godere ed i cui dolori evitare<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, donna amata che sa come rendersi visibile ed udibile, odorabile ed adorabile, ma non tastabile<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">?</span></span></span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* R</span>ingraziamo Adriano Scianca per avercelo ricordato (dal sito </span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>Il primato nazionale</i>).</span></span></span></span></span></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A proposito di «giusto mezzo» tra il libertinaggio e l'ascetismo, o tra la lussuria e la castità,<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>val la pena di evidenziare un altro eccesso di noi moderni: l'analgesico, sive l'antidolorifico.<br />Chi di noi, oggi, sopporterebbe stoicamente un mal di denti senza fare alcunché per alleviarlo?<br />Eppure c'era gente, in passato, capace non solo di accettare le sofferenze imposte dalle circostanze (ovvero dal buon Dio), ma addirittura in grado di infliggersene volontariamente di nuove. Dal cilicio al digiuno e dal pellegrinaggio alla flagellazione, una penitenza in più era normale. <u>Normale</u>, forse non comune, ma certo non eccezionale.</span></span></span></span></span></span> </span></span></div>
</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-77312409242895696632016-02-28T14:47:00.002+01:002016-02-28T14:48:42.293+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img border="0" height="196" src="https://3.bp.blogspot.com/-NfkaelqlUz8/VtL4X1U_usI/AAAAAAAAS5U/AZMW52OiQKA/s400/valentin_druzhinin-_russia__%25288%2529.jpg" width="400" /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questo enigma si deve all'estro di Valentin Druzhinin.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-45613371173352225952016-02-23T14:47:00.000+01:002016-08-17T15:48:44.535+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Si dice spesso che la <i>Wikipedia </i>nostrana è la parente povera di quella in lingua inglese. Eppure non è sempre così perché, almeno nel caso della pagina dedicata al <i>Titulus Crucis</i> (consultabile in un'ampia gamma di versioni in altre lingue), compare una perla che non abbiamo trovato altrove.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ci riferiamo al noto passo <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">g</span>iovann<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">eo</span> (XIX, 19) circa l'INRI in tre lingue ed alla scoperta di - afferma la <i>Wikipedia</i> - «un erudito ebreo, Schalom Ben-Chorin, [il quale] avanzò l'ipotesi che la scritta ebraica fosse <i>Yeshua haNotzri wuMelech haYehudim</i>, cioè letteralmente "Gesù il Nazareno e il Re dei Giudei". In tal caso le iniziali delle quattro parole corrisponderebbero esattamente al tetragramma biblico, il nome impronunciabile di Dio, motivando con maggior forza le proteste degli ebrei».</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In altri termini, la versione ebraica sarebbe stata ישוע הנוצרי ומלך היהודים e non ישוע הנוצרי מלך היהודים; cioè, da destra verso sinistra, <i>iod sin waw - waw alef he - <u>waw</u> mem lamed kaf</i> (e non <i>mem lamed kaf</i>) - <i>he iod he waw daleth iod mem</i>. In effetti, nelle lingue semitiche,* ogni attributo successivo al primo va preceduto dalla congiunzione 'e' (<i>wu</i> - o <i>we</i> - in ebraico, <i>wa</i> in arabo) e quest'ultima, legata all'articolo, si trasforma in un prefisso del nome.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Ma anche chez nous, come nel caso di certi alberghi di lusso (Grand Hotel et de Milan, Grand Hotel et de Palmes, ecc.)<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span> </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'acrostico pertanto sarebbe YHWH, che nulla vieta di scrivere IHWH (la lettera <i>yod</i> potendosi rendere sia con la Y che con la I <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">o</span> con la J), e non - come si sostiene da più parti - IHMH. Anche così, però (se è vero che «ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso», ma rovesciato, visto che «gli ultimi [quaggiù] saranno i primi [lassù]»), la rivelazione di Schalom Ben-Chorin, al secolo Fritz Rosenthal, non perde forza: il riflesso terreno di IHWH, rovesciato dallo specchio lunare, è proprio IHMH.</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-LvkK4W_Wezw/VsRwaC9cteI/AAAAAAAASw0/fCb1ei3aUnU/s1600/a.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://2.bp.blogspot.com/-LvkK4W_Wezw/VsRwaC9cteI/AAAAAAAASw0/fCb1ei3aUnU/s1600/a.gif" /></a></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tornando alla <i>Wikipedia</i>, tra le versioni europee solo la svedese ("<i>Yeshua' HaNotsri U'Melech HaYehudim</i>") e l'olandese ("<i>Jeshua Hanozri Wumelech Hajehudim</i>") citano la <i>waw</i> prima di <i>melek</i>, senza peraltro far menzione alcuna del miracoloso acrostico derivantene. Le altre<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, comprese l'ing<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">l</span>ese e la spagnola <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">(che neppure </span></span>presentano il testo ebraico)<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">,* o tacciono o si limitano al solo <i>melek</i>.* </span>Perché? E perché nessuno - a quanto pare - se n<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">'</span>è mai accorto, in duemila anni? E perché anche adesso, dopo <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">quasi mezzo secolo,</span> se ne parla così poco e magari si attribuisce la scoperta ad un comico (Henri Tisot, nel suo <i>Eva, la donna</i>, con prefazione di Brigitte Bardot)?</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E perché, infine, ad onta del "fior di ebraizzanti, che pur c'erano - commenta sarcastico B. d'Ausser Berrau - nel clero di una volta", la rivelazione è stata concessa ad un ebreo? Ebreo <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">di schietta osservanza giudaica</span>, per sovrammercato, sebbene impegnato nel dialogo interreligioso. </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'umorismo divino non cesserà mai di sbalordire il povero scrivente.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* In compenso la tedesca e la francese citano Maria Luisa Rigato, alla quale si deve l'interpretazione di ישו נצר מ מ (stavolta in aramaico) come <i>Jeschu nazara malk kem</i>, ovvero "Gesù nazareno vostro re". Al riguardo, siamo sicuri che il <i>quod scripsi</i>, <i>scripsi</i> di Pilato (Gv<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span> XIX, 22) non fosse a sua volta ironi<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">co</span>?</span></span></span><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A proposito della primogenitura dell'invenzione, ancora B. d'Ausser Berrau osserva che "<i>Eve, la femme</i>, éd. du Cerf, è del 2007, mentre <i>Bruder Jesus. Der Nazarener in jüdischer Sicht</i>, München 1967, ha avuto una seconda edizione nel 2005. Tenderei però a non credere a un plagio del Tisot, anche perché non mi risulta che <i>Bruder Jesus</i> sia mai stato tradotto in francese e fortemente dubito che il Nostro conoscesse la lingua. Resta la possibilità - nemmeno tanto remota - che, nell’andare a lezione di ebraico da un rabbino, sia in qualche modo giunto ad apprendere questa singolarità, magari nemmeno sapendo che e da chi fosse stata già riscontrata". <br />A chi scrive, la cosa fa pensare a Fatima e Lourdes. </span> </span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-30473012391517123122016-02-21T13:44:00.002+01:002016-02-24T16:17:15.471+01:00<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Credo che, se non i nostri nipoti, i nostri pronipoti ritroveranno il sottile piacere del baciamano. Quello autentico, intendo, umido e tumido, non quello che <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">tantalizza (o tantaleggia<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">come più aggrada</span>) il <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">gentiluomo.</span></span></span></span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-nbZ0F20dYng/Vrd2r1CjraI/AAAAAAAASgc/lnVRkJvSN58/s1600/baise%2Bmain.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="https://1.bp.blogspot.com/-nbZ0F20dYng/Vrd2r1CjraI/AAAAAAAASgc/lnVRkJvSN58/s400/baise%2Bmain.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Prima che ciò accada, tuttavia, bisognerà sciropparsi l'abominio della desola<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">zione.</span> </span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-OOvk5tFUqVk/VsmIT6nSwLI/AAAAAAAASys/7I0Qd-qYmYU/s1600/Untitled%2B1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="https://3.bp.blogspot.com/-OOvk5tFUqVk/VsmIT6nSwLI/AAAAAAAASys/7I0Qd-qYmYU/s400/Untitled%2B1.jpg" width="400" /></a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-12236328089880073602016-02-10T07:26:00.003+01:002016-05-06T20:56:14.031+02:00<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Per quanto la voluttà classificatoria sia insopprimibile, in noi umani, bisogna rassegnarsi. Uno dei piaceri del buon Dio essendo quello di mischiare le carte [del bianco e del nero, del bene e del male, dell'alto e del basso, ecc.], catalogare qualcosa è impossibile, oltre che quasi inutile. Quasi, ma non completamente, perchè dividere - ad esempio - le arti <b>a</b>) tra visive ed acustiche, <b>b</b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">) </span>tra susseguentesi nello spazio (cioè la cui fruizione esige la stasi dell'opera ed il moto dello spettatore, come in un museo) o nel tempo (cioè la cui fruizione esige la stasi dello spettatore ed il moto dell'opera, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">come </span>in una sala cinematografica), <b>c</b>) tra quelle la cui opera è prodotta una volta per tutte (scultura, fotografia, pittura, letteratura, ecc.) o va riprodotta ogni volta (danza, canto, teatro, ecc.) può servire a veder le <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">cose da un altro punto di vista.<br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Punto di vista <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">pur sempre parziale, però, dandosi il caso di arti - per tornare alla prima suddivisione - sia visive che acustiche. Un concerto rock, per esempio, non è etichettabile che come audiovisivo.</span></span></span></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Del resto il bello dei cinque colori, come dei cinque sensi, è nel mescolarli. Così il mio colore favorito, il verde, nasce dall'unione del giallo e del blu. Così l'udito e la vista collaborano, nel godimento di arti quali il cinema ed il teatro. E così, tornando alle suddivisioni precedenti, l'opera d'arte creata una tantum (<i>Le quattro stagioni</i>, <i>I concerti brandeburghesi</i>, <i>Le nove sinfonie</i>, ecc.) necessita di una esecuzione sempre nuova e l'immoblità dello spettatore, opposta alla mobilità dell'attore (come nel caso della danza), può risolversi nell'immobilità della poltrona e dello schermo dove il primo, su quella, esercita la mobilità degli occhi e, il secondo, su questo, degli arti.* </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un'ulteriore, interessante ripartizione prevede arti esercitabili grazie al solo uso del proprio corpo ed arti la cui attuazione <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">richied<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e</span></span> una - per così dire - appendice o protesi di quest'ultimo (flauto, pennello, computer e così via). Interessante, dicevamo, sia perché non permette sconfinamenti tra un tipo d'arte e l'altro,<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>sia perché sembra che il gentil sesso primeggi soprattutto in arti quali la danza, la poesia,** la ginnastica, il canto, insomma in tutte quelle arti che non abbisognano di strumenti meccanici. Col che torniamo a dire quanto accennammo <a href="http://sofsof00.blogspot.com/2015/10/nel-rimetter-mano-al-blog-omnia-bona-ci.html">qui</a>, cioè che <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">un ben fatto</span> corpo femminile (che sia <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">di Venere </span>- dea, pianeta <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e</span> terzo cielo - o delle <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">m</span>use) è già in sé un'opera d'arte.*** </span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Curiosa omofonia, quella tra le arti e gli arti, quasi che senza questi non si diano quelle.</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">** Poesia e scrittura non vanno necessariamente di pari passo, almeno per chi crede che la trasmissione orale duri più a lungo di quella scritta (se non altro perché si trasmette solo ciò che val la pena trasmettere).<br /><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">*** Circa le <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">m</span>use, offese dall'iniziale minuscola, forse mette conto precisare che, finché si tratta di due persone (come i Dioscuri) o di tre (come le Grazie), la maiuscola ci vuole. Poi, basta (sette nani, nove muse, dodici dei, ecc.).</span></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ancora sulla voluttà classificatoria e sulla relativa difficoltà di incasellamento delle arti, dovremmo chiederci sotto quale voce catalogare creazioni come - ad esempio - il ricamo, l'arazzo, l'oreficeria, la grafica digitale e la spazzatura della sabbia davanti ad un tempio zen. </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E la spada del samurai non interpreta forse la stessa arte del volo dell'aquila, del balzo della tigre e del <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">volteggiare </span>della <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">foglia</span>? </span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Per finire, se è vero che anche l'attività più umile, se fatta a regola d'arte, è arte, illanguidisce perfino la distinzione tra l'art pour l'art e l'art pour l'argent. Basti pensare a quanti ritratti (come quello - <a href="http://phoethek.blogspot.com/2016/02/blog-post_9.html">vedi</a> - della signora Panciatichi, davanti al quale si prostra chi scrive) sono stati dipinti su commissione. E pure in assenza di pagamenti in denaro è difficile parlare di arte fine a se stessa, visto che un tributo d'ammirazione può appagare altrettanto.</span></span><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-MqsVBkjB9cg/Vrxnqqu5i3I/AAAAAAAATyQ/okXj73xkYaEtgjBMQdk5JjkBNW9P7X3hgCKgB/s200/venus.jpg" width="118" /></div>
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Una delle differenz<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e</span> tra il maschio e la femmina della nostra specie, lumeggiata poc'anzi parlando di interpretazioni artistiche alla cui messa in opera è sufficiente il corpo [dell'artista], senza altri accessorii, è l'atteggiamento verso il medesimo. <br />Si direbbe che solo le donne abbiano la consapevolezza di albergare in (o di albergare tout court, secondo il rispettivo punto di vista) un tempio mobile. Che poi tale consapevolezza si traduca in umiltà ed in lode «per grazia ricevuta» o in orgogliosa vanità è un altro discorso. <br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Comunque sia, l'inquilino, il gestore od il proprietario (di nuovo secondo il rispettivo, più o meno miope, punto di vista) di questo tempio è sempre al femminile, eccezion fatta per l'infausta evenienza a cui si allude nel dir che «solo le donne brutte suonano bene il pianoforte».</span></span> </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-84859988262704498812015-11-28T09:44:00.000+01:002016-02-28T15:09:11.532+01:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-jLvwgGLMyVo/VllCxbdUivI/AAAAAAAAPv4/xiRillPwXQE/s320/mmiroslav_bartak__%25282%2529.jpg" width="243" /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Si deve al genio di M. Bartak (ceko,* ma che ci vede benissimo) la sovrastante descrizione di un disturbo ottico non facilmente<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>classificabile, che affligge più d'un malcapitato. Tra questi, chi scrive.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Al riguardo, mette conto ripetere che l'italiano non è la lingua del <i>what you see is what you get</i>. A parità di pronuncia, infatti, c'è una bella differenza tra «cieco»<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> e </span>«ceco»<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> (</span>«ceko» e - se non fosse riprovevole a squola - «ceqo»). In omaggio alla francescana <i>kappa</i>, che sarebbe stato meglio serbare come <i>c</i> dura, lasciando alla <i>c</i> la mollezza di un <i>ciao</i> da scrivere semplicemente <i>cao</i> ed al ceko, va detto che questa è davvero una lingua nella quale ad ogni suo fonema corrisponde una delle [quarantadue, forse troppe] sue lettere<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span></span></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tornando alle traveggole, nel mio piccolo anche a me, come al semi-ceko G. Meyrink, appaiono nuvole d'aspetto curioso,<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>per esempio a forma di manico d'ombrello, ovvero di J. E si sa che le manifestazioni divine assumono sempre la forma che il credente fornisce loro, così come l'acqua - nel classico esempio tradizionale - ha il colore del vaso che la<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>contiene.<br />Ora, poiché come è noto la J sta per una doppia I finale (purché la penultima non sia accentata: <i>inizii</i> vale <i>inizj</i>, ma <i>avvìi</i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>non vale <i>avvj</i>) ed essendo la I, come l'<i>alif</i>, una delle più diffuse denominazioni divine,* sembra inevitabile che a me (ed a chi<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>come me è affascinato dalla contraddittoria duplicità delle Sue epifanie) l'Uno appaia in forma di Due. Anche questo, in fondo, è un modo come un altro - dalla "non dualità" dell'<i>advaita</i> vedico all'unicità del <i>tawhid </i>islamico -<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>per esortare a non vedere doppio. In termini meno giocosi, per esortare a veder l'Uno nel due (tre, quattro, ecc.) ed il Due,<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span>cioè il Tre, nell'uno.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Ne abbiamo già parlato, altrove. Qui aggiungiamo una noterella a proposito dell'inglese, il cui pronome di prima persona vuole sempre la maiuscola. È uno dei tanti anacronismi di una lingua agitata [dal vento della moda] in superficie, ma immobile in profondità, come si è visto con l'assonanza <i>bear-boar </i>(orso e cinghiale, ovvero re e papa insieme), con la riduzione della <i>woman</i> a mera <i>wife of man</i> e con la lettura della "capienza", cioè della capacità di capire, in chiave di doveroso "sottostare" (<i>to <u>understand</u></i>)<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span></span></span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-31171698105835898502015-11-05T16:37:00.004+01:002016-02-28T15:12:46.499+01:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></span></span></span></span> <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Visto che ieri abbiamo fatto ingiustamente arrossire un porporato, precisiamo, sperando che ci venga perdonata la leggerezza, che il dipinto era un falso. O meglio, che era la sovrapposizione - operata con rara maestrìa - di due veri (l'uno - <a href="https://lh6.googleusercontent.com/-KiaC_mSjUPQ/Vjtxzf_8RKI/AAAAAAAAPJM/zVnaLaHA_88/s0/Croegaert.jpg">vedi</a> - di Georges Croegaert e l'altro - <a href="https://lh3.googleusercontent.com/-1gQtyMJi1Hs/Vjtxz-YpzqI/AAAAAAAAPJQ/TQTG2593W4k/s0/Godward.jpg">vedi</a> - di John William Godward).</span></span></span></span></span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ora, se due negazioni affermano, due affermazioni negano?</span></span></span></span></span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E una doppia verità non è che falsità?</span></span></span></span></span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">All'homo religiosus queste domande non dànno alcun fastidio, perché <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">sa che </span>"Dio ne sa di più" (<i>Allahu a’lam</i>). Del resto, come è indubitabile che il sole sia fermo e che la terra giri, altrettanto indubitabile è che uno abbia bevuto un po' troppo, se vede la terra girare.</span></span></span></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><br />
</span>oOo</span></span></span><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Purtroppo </span>è sempre vero anche il contrario, perché accadono strane cose in questo mondo.<br />
Per esempio, la frenesia del cambiamento a tutti i costi (dal sistema operativo alla norma legislativa, dalla moda al partner, insomma dal nuovo di ieri al nuovo d'oggi), palesemente incoraggiata a scopo dissacratorio nei confronti di ciò che di tradizionale ancora sopravvive, non è forse d'aiuto all'atteggiamento specifico del credente, cioè alla disaffezione, se non al disgusto?<br />
Parliamo di disaffezione verso il transeunte, ovvero del contemptus mundi o della fuga saeculi di memoria classica, beninteso, perché nulla è più alieno all'animo del credente della disaffezione verso il prossimo, amico o nemico, più piccolo o più grande di <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">sé</span> che tale prossimo di volta in volta sia.* Il distacco dalle vecchie abitudini (sia pure quella dell'uso di una scorciatoia da tastiera che non funziona più, nella nuova release di un software) è in qualche modo un prepararsi alla morte.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* L'atarassia dello stoico, come l'imperturbabilità del buddista, non esclude la compassione verso le creature. Compassione, cioè condivisione della sofferenza altrui (ed ovvia minimizzazione della propria). A questo riguardo (neminem laedere o ama il tuo prossimo come te stesso, as you like) andrebbe sottolineata un'ulteriore conferma dell'assioma tradizionale relativo alla compresenza di due verità, l'una affermante la bontà della solitudine (beata solitudo = sola beatitudo), l'altra circoscrivente le possibilità di salvezza nell'ambito esclusivo della carità (Deus caritas est).</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Due affermazioni negano, certo. Ciascuna dal suo punto di vista. Donde l'ineffabilità dell'Essere, tradizionalmente raffigurato al centro (il mozzo, la cavità centrale) della ruota i cui raggi simboleggiano i molteplici punti di vista umani. DefinirLo uno e trino non è più contraddittorio del pensarLo maschio e femmina. Eppure lo è, uno e trino, maschio e femmina, primo ed ultimo (<i>Al-Awwal</i> e <i>Al-Akhir</i>), manifesto ed occulto (<i>Adh-Dhahir</i> e <i>Al-Batin</i>), <i>Al-Qâbid</i> ("che chiude la mano") e <i>Al-Bâsit</i> ("che apre la mano"), <i>Al-Khâfid</i> ("che abbassa") e <i>Ar-Râfi’</i> ("che innalza"), <i>At-Tawab</i> ("che perdona") e <i>Al-Muntaqim</i> ("che non perdona") e così via, lungo ogni coppia di opposti e di contrarii pensabili nel tempo e nello spazio.*<br />
Ma la Verità ovviamente è una ed una sola, che tutto cioè accade secondo la Sua volontà. Ed anche questo mondo, che a non pochi di noi (me compreso) sembra andare in malora ogni giorno di più, va dove e come vuole Dio. E perfino lo scemo di turno, vuoi quello che tenta di cambiarlo, il mondo, vuoi quello che tenta di fermarlo, fa - suo malgrado - esattamente quel che Dio (<i>Al-Jabbâr</i>, "Colui che costringe") vuole. Con bella umiltà, gli antichi dicevano che «l'uomo propone e Dio dispone».</span></span><br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Poiché il tempo corrisponde all'udito e lo spazio alla vista, citiamo ancora due dei "99 bellissimi nomi di Dio": <i>Al-Basîr</i> ("Colui che [tutto] ascolta") e <i>As-Sami’</i> ("Colui che [tutto] vede").</span></span></div>
</div>
</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-71600957687739206522015-10-15T17:49:00.002+02:002016-07-07T16:46:46.251+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">C'è il poeta e c'è la poetessa. C'è l'artista, ma non c'è l'artistessa.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A proposito di questa carenza lessicale, e perciò della scarsità numerica di artisti di genere femminile, qualcuno dice, non senza malizia, che le donne dovrebbero entrare in un museo solo nude. Gli si potrebbe rispondere, con pari malizia (<a href="https://lh3.googleusercontent.com/-X51zCNPqmvY/ViCV-guy31I/AAAAAAAAOF8/AHzSJ-K0czg/s0/slurp.jpg">vedi</a>), che un'opera d'arte mica la si espone imballata (sottintendendo che, se il maschio è l'artista, il capolavoro è la femmina). In questo senso la «donna-oggetto» è un oggetto d'arte.*</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Non ogni maschio è artista, certo, sebbene si possa affermare - almeno metaforicamente - che ogni artista sia maschio. Così non ogni femmina è un capolavoro, sebbene ogni opera d'arte sia simbolicamente femminile [nei confronti del suo creatore]. Inoltre, se quest'ultimo ha l'iniziale maiuscola, lo stesso artista, in quanto creatura, è a sua volta un oggetto. La cosiddetta «creazione artistica», insomma, nonostante ciò che di<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">remo tra poco circa l'homo faber, sembra</span> un abuso linguistico.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />* Non solo, perché le attenzioni che ella rivolge al suo corpo fanno di quest'ultimo un oggetto a se stessa, artista a sua volta<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span> </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Si può addirittura sostenere che ogni produzione non sia che mera ri-produzione (l'Artista essendo uno solo) e che noi ci si possa limitare al maquillage di un quid preesistente<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, </span>la Natura, id est il capolavoro, essendo una sola. In merito andrebbe notata <b>a</b>) l'equivalenza tra dipinto e fotografia, fino ad ieri solo teorica ed oggi - grazie al computer - anche pratica e <b>b</b>) l'ambivalenza dei vocaboli in questione, quasi che all'uomo, sia maschio che femmina, competa solo la procreazione, invece della creazione.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Infine, procreazione o riproduzione che si voglia, si può obiettare che la meccanicità dell'atto generativo mal si presti al paragone con la creazione artistica. Far figli non è fare fotocopie, in altre parole. Ciò nondimeno la cura della prole, intesa sia come allevamento che come educazione [delle creature], è un'arte. Ed è un'arte tradizionalmente riservata alla femmina, stavolta innegabilmente creatrice, oltre che procreatrice.</span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />oOo</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La classica trilogia "amante-amato/a-amore" (ovvero soggetto, oggetto ed il loro rapporto) presenta non pochi punti in comune con quanto sopra. Nella fattispecie, in termini neutri, se l'artista è l'amante, l'opera d'arte è indubbiamente la sua amata creatura (il che, tra parentesi, conferma quanto dicevamo altrove sull'amore come proiezione). Arte come amore, sicché. E creazione come arte.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il discorso si complica all'apparizione di un nuovo elemento, cioè lo spettatore. Elemento necessario, per quanto non indispensabile, se è vero che si fa qualcosa di bello anche per farla vedere [a qualcuno diverso da chi l'ha fatta]. In quale veste ed in quale misura si pone costui, nei confronti dell'oggetto d'arte? Soggetto fruitore - ma pur sempre soggetto, come l'artista - o oggetto da fruire? Delle cui lodi o del cui mecenatismo usufruire, cioè, in modo che il fine della crezione artistica sia lo spettatore, invece del prodotto della creazione stessa? Chissà. Vero è che ogni forma d'artigianato è arte, pertanto, come un buon cuoco non cucina per sé, un buon pittore dipinge per uno spettatore.* D'altra parte un vero artista (pittore, fotografo, scultore, musicista, poeta, ecc.), a differenza di un cuoco, non dipende dagli umori del pubblico [pagante].</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* In questa prospettiva la stessa Creazione è stata creata perché l'uomo la ammiri e ne renda lode al Creatore.</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i>
</i><i>Ars gratia artis</i> significa appunto questo, l'art pour l'art [et pas pour l'argent], ovvero dipendere dal volere delle muse e non dal benvolere dei passanti. Ed è affermazione squisitamente religiosa, come prova la dedica <i>Ad Majorem Dei Gloriam</i> che l'onesto artiere apponeva ad ogni suo manufatto (artefatto artificiale, ma non artificioso).</span></span><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span><br />
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Per finire, tre appunti.</span></span><br />
<ul style="text-align: left;">
<li><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'appropriazione
umana del termine creare, che dovrebbe essere di esclusiva pertinenza
divina, non è del tutto indebita. Bene o male, l'uomo è il vicario (<i>khalifa</i>,
in arabo) di Dio. Del resto, creare significa null'altro che "fare" (se
dal nulla o meno, soprassediamo): proviene infatti dalla radice
sanscrita KAR (che, se la scrivi CAR, capisci perché la nostra massima
creazione sia l'automobile) o KR, biconsonantico presente - con questo
significato - in tutto il <u>c</u>o<u>r</u>pus di lingue di derivazione indoeuropea. Al riguardo, oltre a ciò che s'è scritto <a href="http://sofsof00.blogspot.com/2013/01/essendo-xylon-in-greco-legno-senza.html">qui</a>, basta pensare a Cerere ("colei che produce", "che fa crescere") o a Cronos (perché ci vuole "tempo" per produrre e per far crescere).</span></span></li>
</ul>
<ul style="text-align: left;">
<li><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Comunemente
si crede che le guerre si muovano per brama di denaro, ovvero per
cupidigia di qualcosa il cui possesso si traduce in denaro. E se il
movente fosse, anziché l'amore dell'utile, l'amore del bello [altrui]?
Quante opere d'arte sono state trafugate, nel corso dei secoli passati?
Quanti musei, biblioteche, chiese, monasteri e collezioni private si
sono saccheggiati? Quante nazioni sono state costrette alla fame per
obbligarle a vendere il loro patrimonio artistico?</span></span></li>
</ul>
<ul style="text-align: left;">
<li><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Uno
dei tanti modi per valutare la bassura della fogna in cui siamo <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">scivolat<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">i</span> noi </span>occident<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ali</span> (giapponesi non esclusi, purtroppo) è
quello artistico. Paragonare la produzione pittorica, ad esempio, ad
onta di qualche lodevole e coraggiosa eccezione, dei paesi [sul viale]
del tramonto, cioè dell'occidente, con quella degli artisti, ancora ad
esempio, russi, cinesi od iraniani, è abbastanza deprimente. Al riguardo, poche «creazioni» sono emblematiche quanto il celebre orinatoio, già vecchio di un secolo, di Duchamp<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> (capolavoro che solo la firma autografa differenzia dalle imitazioni presenti in ogni cesso pubblico e privato).</span></span></span></li>
</ul>
</div>
</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-69602663118740745842015-08-30T19:21:00.000+02:002015-08-30T19:23:12.258+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />Un commento di P. Cammerinesi alla vicenda giudiziaria di un neonato sottratto alle cure di genitori ritenuti inabili alla bisogna, apparso qualche giorno fa nel sito <i>Il giornale del ribelle</i>, <i>L'enigma del karma</i>, contiene alcune affermazioni degne di nota.<br />La prima riguarda la certezza "che esiste un accordo ben preciso tra carnefice e vittima, tra chi agisce il male e chi lo subisce. La cosa può non piacere - e certamente non piace ai più - ma non si subisce un crimine se esso non è strumentale alla nostra evoluzione".<br />La seconda, in risposta a "chi esclama 'vorrei vedere te se ti avessero sfregiato con l’acido senza motivo'" è: "Non dico che sia facile accettare la cosa, né che ci riuscirei, ma ciò non toglie che le cose stiano esattamente così".<br />La terza, riassuntiva, si articola come segue.<br />"Sappiamo che la scelta dei genitori non è in alcun modo un fatto casuale. Il nascituro li cerca a lungo, sovente contribuisce addirittura al loro incontro, gira loro intorno assiduamente finché il momento non sia maturo per l’incarnazione. Lo spirito circonda la madre con grande amore, preoccupato che le possa accadere qualcosa che metta a rischio l’incarnazione per cui ha atteso tanto tempo e verso la quale sente un irresistibile anelito.<br />E come li sceglie questi genitori? Attraverso quelle che sono le sue esigenze karmiche, di destino, compreso il tipo d’involucro fisico (ereditarietà) che quei due genitori saranno in grado di fornirgli.<br />Naturalmente c’è chi si sceglie un destino ‘leggero’ e chi un destino ‘pesante’. Ma è comunque il destino che il nascituro si è preparato [...]. È il suo destino, per lui il migliore dei destini possibili".<br />L'autore conclude col chiedersi, da un lato, se sia "giusto modificare radicalmente il destino di questo essere togliendolo ai genitori [...], per quanto poco acconci siano, per affidarlo ad un’altra coppia, totalmente estranea al suo destino" e, dall'altro, se "magari era proprio destino di quel bambino essere affidato a quei genitori adottivi".<br />Sembrano domande destinate a restare senza risposta. <br />Del resto, anche la consapevolezza che "muor giovane colui che al Cielo è caro" cozza contro la lotta alla mortalità infantile (se non contro tutta la medicina).</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-29199733535680282612015-08-17T08:25:00.001+02:002016-07-26T18:56:41.348+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />In merito alle recenti esternazioni di alcuni vertici ecclesiastici, favorevoli ad una immigrazione [coatta] che rischia di portare al collasso il già traballante Stato italiano, bisogna ricordare che quest'ultimo è nato - non più di un secolo e mezzo fa - fagocitando lo Stato pontificio, cioè una Chiesa che, tramite entità territoriali a lei devotamente subordinate (in primis, i Borboni), di fatto governava la penisola.</span></span> <span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ovvero (in primis, gli Asburgo), di fatto governava il sub-continente.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Se si guardano le cose in quest'ottica, papa Bergoglio, lungi dal rappresentare il Badoglio del Vaticano, ne è in realtà il ritrovato orgoglio. Solo la Chiesa, infatti, è in grado di gestire le invasioni barbariche (per giunta, facendo di un barbaro il suo paladino).</span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />oOo</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Qualcuno ha ventilato un'altra possibilità, secondo cui l'imminente estinzione degli europei - vuoi per invecchiamento o vuoi per denatalità (e quest'ultima vuoi per contraccezione, vuoi per aborto o vuoi per omosessualità) - ha spinto le gerarchie ecclesiastiche verso un'evangelizzazione alternativa: centrip<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e</span>ta, anziché centrifuga, non missionariamente invasiva, ma parrocchianamente ospitale, rivolta insomma più agli invasori che agli invasi.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Invasati, per dir meglio, come gli indemoniati che ormai siamo. Anime perse.<br />C'è sempre la chance del figliuol prodigo, certo.</span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Alla terza ipotesi, quella «sedevacantista», non vogliamo neppur pensare<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> (se non altro perché l'ultimo papa, in tal caso, sarebbe Pio XII).</span> </span></span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-17905093375066691862015-08-12T11:45:00.003+02:002016-02-28T14:44:26.077+01:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel </span>parlar di natura umana, si dà per scontata la presenza di qualcosa che rende l'uomo, femmina e maschio, diverso da chi uomo non è, ovvero da chi non è provvisto di natura umana. Dal punto di vista morfologico, si direbbe che qualcosa - per quanto non facile da classificare - ci sia. Ma da altri punti di vista colui che indaga on the human nature deve ammettere di non capirci un'acca, se non altro perché l'uomo è la sola creatura in grado di modificare a volontà la propria natura.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Da qui a dire che la natura umana non esiste, il passo è breve.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Abbiamo detto "a volontà", quindi senza coercizione esterna.* In altre parole, il pensiero (convincimento, credenza, ecc.) può cambiare la realtà, il che è un modo come un altro per affermare che la pretesa realtà esiste solo come visione (per lo più - ma non sempre - socialmente condivisa) della realtà.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Coercizione dichiarata, s'intende. Ma la volontà può venir influenzata - e perciò modificata a sua volta - da una coercizione sottile, melliflua, accattivante, indirizzata cioè agli strati più suggestionabili sia della collettività che del singolo, da una coercizione insomma tanto più insidiosa quanto più non dichiaratamente coercitiva (o dichiaratamente non coercitiva). Circa gli strati suddetti, che fino ad ieri s'usava definire sbrigativamente inferiori e che oggi vengono osannati, sembra superfluo tentarne un elenco.</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A proposito di human [nature] e di homo (vuoi sapiens, vuoi insipiens), concetti dei quali lo filosofo honesto confessa di non capire un'acca, ma di cui gli è chiara la malleabilità, a quest'ultimo scopo le tre H seguenti sembrano indispensabili: la prima, terra terra, è lo <u>humus</u> "che non disìa d’esser più superno", seconda è la <u>humiltade</u> "che fa volerne solo quel ch’avemo" e terza, eterea, è lo <u>humour</u> "che fa in Sua volontade nostra pace".</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-83413983101687581562015-06-11T10:13:00.002+02:002015-09-02T15:05:57.844+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div align="center">
<center>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<tbody>
<tr>
<td width="50%"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />La
nascita è la causa della vita.<br />
La vita è l'effetto della nascita.<br />
La morte è l'effetto della vita.<br />
La vita è la causa della morte.<br />
La nascita è la causa della morte.<br />
La morte è l'effetto della nascita.</span></span></td>
<td width="50%"><div align="center">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/--_sq9OGtH2g/VebzsiFJF_I/AAAAAAAANZU/YcLvIXkwG5M/s1600/Farfallaa.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/--_sq9OGtH2g/VebzsiFJF_I/AAAAAAAANZU/YcLvIXkwG5M/s1600/Farfallaa.gif" /></a></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</center>
</div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">La morte [a questa vita] è la
nascita [all'altra vita].</span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-56837134931469944042015-06-10T07:46:00.002+02:002015-11-25T09:00:51.369+01:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nell'economia del creato l'importanza del singolo sembra limitata alla funzionalità collettiva. </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La tempesta ormonale che si scatena in chi coglie il frutto a lungo desiderato, vuoi dell'amore o vuoi del potere, la si direbbe un trucco, un'esca, una trappola della Natura per far 'sì che gli esemplari migliori del gruppo perpetuino l'esistenza del gruppo stesso.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La selezione naturale è abbastanza evidente, insomma, ma l'individuo non è il suo scopo, bensì il suo mezzo. La rivalità tra due o più maschi per il possesso della femmina migliore, come quella tra due o più femmine per il possesso del maschio migliore, insomma la rivalità interindividuale per la supremazia, non è che lo stimolo fisiologico alla procreazione migliore e poi alla cura della prole migliore. Idem, per la rivalità tra un gruppo, un branco, un popolo e l'altro. In altri termini, la collettività sta all'individuo come la macro-collettività, cioè la Natura, sta alla micro.*</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Fin qui, tra l'umano e l'animale non c'è differenza. Nel regno animale, però, chi è inutile, o controproducente (i vecchi, i malati. ecc.), viene abbandonato, laddove gli umani se ne fanno - o dovrebbero farsene - carico.**</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* Da questo punto di vista, chiedersi perché Dio permetta il male non ha senso. Il cosiddetto «male» è null'altro che la privazione, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">o la diminuzione, </span>del bene <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">di Tizio [</span>a favore del bene di <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Caio]</span>. La scomparsa del bene particolare quindi preserva il bene generale, ovvero il Bene, nozione metafisica i cui riflessi nel mondo fisico possono apparire davvero incomprensibili (come nel caso di chi depone le proprie uova nel corpo altrui, affinché i neonati si nutrano di carne viva; processo ripugnante, certo, eppure materno, spontaneo, naturale, quindi - sebbene non innocuo - innocente). D'altro canto, per dirla con L. Lancelotti: "Posso godere del mio bene, finché il mio bene | va con la corrente del bendidìo. | E sempre ringraziandoLo, il buon Dio. | Se cerco di fermarlo, | imputridisce". Così, andando dalla poesia alla favola, il peccato (vuoi d'ingratitudine e vuoi di stupidità) è quello del vecchio Paperone che egocentricamente si trastulla con trapianti d'organo e trasfusioni di sangue.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">** Andrebbe però detto che, nel genere umano, un anziano può tornar utile in termini di esperienza o di saggezza. Ed in qualche misura, se pensiamo all'epilessia come <i>morbus sacer</i>, </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">può tornar utile </span></span>anche un malato (in bilico tra il mago e la strega).</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Se si accetta quanto sopra, con buona pace dell'<i>homo homini lupus</i> e della <i>struggle for life</i>, diventa inevitabile guardare con occhio critico ad un potere non fisiologico, come quello ottenuto grazie al bastone</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> della vecchiaia</span></span> tecnologico-finanziario, perché non giova alla Natura, cioè non contribuisce al Bene. Questo non significa che il potere della vigorìa corporale del più forte, benché fisiologico, sia sempre animato da un nobile scopo; significa solo che il nobile scopo c'è, ma spesso all'insaputa </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">del più forte</span></span>, se non a suo malgrado. </span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-23494390782172313282015-06-04T16:06:00.003+02:002015-06-05T06:01:16.833+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Si suol dire, volendo beffarsi del cristianesimo, che porgere l'altra guancia significa ricevere un altro schiaffo. Non credo che sia così, a meno che uno non dia davvero fastidio [a chi schiaffeggia]. Ma uno che dà fastidio non porge l'altra guancia.* No, questo non mi sembra uno dei tanti misteri del cristianesimo.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Tra questi, invece, figura il seguente passo di Matteo (XI, 12): "Il Regno dei Cieli patisce violenza e i violenti se ne impadroniscono". Assurdo. Il Regno patisce, soffre, è suscettibile di violenza, quasi che si possa forzare la serratura della <i>janua coeli</i>? Assurdo. <i>Malkut </i>violentabile? Assurdo.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">* La sola eccezione è rappresentata dal e dalla martire, il cui dar fastidio consiste nel rifiuto di abiurare. In questo caso porgere l'altra guancia (o, come fece san Lorenzo, l'altro lato) comporta effettivamente la prosecuzione [della persecuzione]. Che sia questo il senso dell'enigma di cui sopra, cioè che il Regno celeste compatisce e - per così dire - simpatisce [chi ha subìto] violenza? La cosa, ad un cacasotto come me, fa abbastanza paura.</span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-32053306730345887922015-06-03T16:15:00.000+02:002016-08-17T18:56:49.003+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A proposito di un
sonetto di Giacomo da Lentini, abbiamo messo in risalto l'insistenza
del poeta sulla E iniziale. Qui, dopo aver mostrato che - grazie ad
un'opportuna rotazione di 90° - la <i>epsilon</i> (già <i>e</i>),* l'<i>omega</i>, il numero
tre ed il primo segno zodiacale non sono che varianti del motivo della
doppia spirale di cui s'è già trattato, cediamo la parola a Plutarco
(dal suo <i>La «E» di Delfi</i>).</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><img border="0" height="84" src="https://3.bp.blogspot.com/-K5h2zcJ78QY/VW64k4_-cNI/AAAAAAAANMQ/cP5UNjKvJTk/s320/super_e.jpg" width="320" /></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">* La quinta lettera è un vero e proprio ierogramma, la sua doppia spirale potendo condensare l'8 ed il 3, la ʒ e l'ɷ, il segno dei Pesci e quello dell'Agnello, l'inizio e la fine (attraverso il centro), insomma la clessidra dell'<i>alfa</i> e dell'<i>omega </i>(attraverso l'ombelico dell'<i>omicron</i>).<br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E</span>n passant, si direbbe che la mente umana - anche quella sedicente laica - sia vincolata a schemi ultraterreni: nell'ambito informatico, ad esempio (al quale s'è già fatto riferimento col codice cromatico <i>#000000</i>, mirabilmente attribuito al nero), i bit procedono per <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">multipli di </span>8 (16, 32, 64, 128, ecc.)<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, numero sacro che nella tombola napoletana <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">pertiene alla Madonna<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">oOo</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />"Noi crediamo che la E si distingua dalle altre lettere, non per il significato, non per la forma e non per la pronunzia, ma che sia onorata per il suo esser segno di qualcosa di grande e di sovrano, in rapporto all'universo, cioè del numero cinque (dal quale i saggi hanno tratto il verbo <i>pempazein</i> - o 'contare per cinque' - come sinonimo puro e semplice di 'contare'). [...] In effetti ogni numero si classifica in pari ed impari: l'unità è partecipe, in quanto indifferenziata, di entrambi (e perciò, aggiunta che sia, rende pari il numero impari, ed impari il numero pari); il due è il primo della serie dei pari e il tre è il primo della serie degli impari; il cinque, sicché, nasce dall'addizione del due e del tre. A buon diritto, quindi, il cinque è onorabile, essendo il primo numero costituito dal primo pari più il primo impari. <br />Il cinque è altresì chiamato 'numero nuziale' in virtù dell'analogia del numero pari con il sesso femminile e del numero dispari con il sesso maschile. Infatti, nelle divisioni dei numeri in parti uguali, il numero pari, ripartendosi perfettamente, lascia in certo senso un principio recettivo e uno spazio vuoto; invece, nel numero dispari che subisca la stessa operazione v'è sempre un resto di mezzo, un residuo parziale della divisione stessa. Perciò il numero impari è più fecondo dell'altro; e, nella mescolanza, domina sempre e mai è dominato; poiché in nessun caso dalla somma dei due nasce un numero pari, ma, in ogni caso, un dispari. Inoltre, la differenza tra pari e impari si rivela ancora di più quando l'uno o l'altro si somma e si compone con se stesso: poiché nessun numero pari, convenendo con un pari, può produrre un dispari e così evadere dalla sua propria natura, poiché è, per sua propria debolezza, infecondo e incompiuto; invece i numeri dispari, mescolati con dispari, producono molti numeri pari, poiché spingono la loro fecondità in ogni direzione. <br />[...] C'è anche da ricordare che il cinque è stato chiamato altresì 'natura' per il fatto che, moltiplicato per se stesso, termina sempre con se stesso. In realtà, come la natura si riprende il frumento nel suo aspetto di seme e lo chiude nel suo seno e lo assoggetta a un'infinità di trapassi, in figure e forme attraverso le quali conduce l'opera al suo termine, ma, a coronamento di tutto, fa spuntar fuori di nuovo il frumento e restituisce al termine di tanto travaglio il chicco primitivo, così, mentre i rimanenti numeri, allorché si moltiplicano con loro stessi, vanno a finire in altre cifre, il cinque e il sei soltanto, quante volte siano moltiplicati ciascuno per se stesso, altrettante volte si riproducono e si serbano. Infatti sei moltiplicato sei dà trentasei; e cinque moltiplicato cinque dà venticinque. Osserviamo ancora, quanto al sei, che solo quando esso è elevato al quadrato, produce se stesso; invece per il cinque, oltre al fatto che si comporta allo stesso modo per moltiplicazione con se stesso, ha una sua particolarità di addizione: di produrre cioè alternativamente o una decina o un numero terminante per cinque. E questo si verifica sino all'infinito. È un numero che imita la causa prima che ordina il cosmo. <br />Mi sono dilungato più del dovuto; ma è chiaro che in Delfì si palesa un'affinità tra il numero cinque </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">e il dio al quale il santuario è dedicato.</span></span>* </span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Andando, per esempio, a ciò che è supremamente caro al dio, vale a dire alla musica, non crediamo forse che questa partecipi del cinque? Infatti lo studio dell'armonia, nella sua totalità, per così dire, verte sugli accordi. Ora, che questi siano cinque e non più lo prova il ragionamento. Poiché tutti gli accordi trovano la loro origine nei rapporti numerici: c'è il rapporto sul tipo 'uno più un terzo', che corrisponde all'accordo di quarta, c'è il rapporto sul tipo 'uno più un mezzo', che corrisponde all'accordo di quinta; c'è il rapporto sul tipo 'due unità' che corrisponde all'accordo perfetto, cioè l'ottava; c'è il rapporto sul tipo 'tre unità' che corrisponde all'accordo di ottava più cinque semitoni; e c'è, infine, il rapporto quattro unità, che corrisponde all'accordo della doppia ottava. Ma, anche a voler trascurare tante altre considerazioni di questo tenore, possiamo sempre rifarci all'autorità di Platone: questi afferma, sì, l'unità del mondo; ma se oltre a questo ve ne siano altri e questo non sia il solo, questi mondi devono essere cinque, per Platone, e non più di cinque. D'altronde, anche qualora questo nostro mondo sia unico nel suo genere, come pensa Aristotele, pure quest'unico è costituito in certo senso, e formato di cinque mondi: dei quali l'uno è quello della terra, l'altro, dell'acqua, il terzo e il quarto, rispettivamente, dell'aria e del fuoco. Quinto è il cielo. Chi lo chiama 'luce', chi 'etere' e chi 'quintessenza'; questa sola, tra i corpi, è dotata di un movimento circolare, per natura, non per costrizione né per casualità. Perciò Platone, avendo osservato le cinque figure più belle e perfette tra quante ve ne siano in natura, cioè la piramide, il cubo, l'ottaedro, l'icosaedro e il dodecaedro, fece rientrare in ciascuna di tali figure, in modo appropriato, un singolo mondo. </span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />* I saggi, per nascondere alla folla il loro pensiero, dànno al fenomeno della trasformazione in fuoco il nome di Apollo per la sua unicità e il nome di Febo per la purezza e incorruttibilità; ma quando il mutamento del dio trapassa in aria e acqua e terra e stelle e nascita di piante e di animali e si esprime in ordinamento cosmico, i saggi parlano per enigmi di questo accadimento e cambiamento, come di un certo spasimo e smembramento; e fanno i nomi di Dioniso, di Zagreo, di Nyctelio e Isodete, per esprimere questo divenire; e parlano di morti e sparizioni, e poi di resurrezioni e rinascite. Cantano, anzi, a Dioniso, i ditirambi, canti colmi di passione e frenetici di contorcimenti, che esprimono il vagabondaggio e lo sviamento. Ond'è che Eschilo dice: «A Dioniso s'addice il ditirambo, che l'accompagni ognora tripudiante. Ad Apollo, invece, il peana, ritmo pacato e sapiente». Mentre Apollo è rappresentato, in pitture e sculture, immune da vecchiezza ed eternamente giovane, Dioniso si presenta in molteplici aspetti e forme. Insomma, Apollo è considerato uguale, ordinato, attento, puro; Dioniso, per contro, disuguale, irregolare, sempre con una punta di scherzo, d'insolenza, di alternanza tra serietà e follia. Così è colto l'elemento caratteristico e proprio dell'una e dell'altra trasformazione dell'unico dio. Poiché la divinità non è moltitudine, come ognuno di noi, congerie svariata e intruglio plebeo di infinite ibride passioni. Al contrario, l'Ente vuol essere uno, come l'Uno vuol essere ente.</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Non mancano altresì quelli che mettono in correlazione le facoltà dei sensi - che sono ugualmente in numero di cinque - con quei primi elementi. I viventi non hanno altri sensi, fuori di questi cinque; e il mondo non ha altri elementi semplici e puri, oltre le cinque essenze. Non sanno di prodigio tali ripartizioni e collegamenti tra l'una e l'altra forma del cinque? Coloro che han per sacro il numero quattro insegnano, a ragione, che ogni corpo trae nascimento in virtù di un rapporto con esso. In realtà, per ottenere un solido qualsiasi, occorre prendere l'altezza e aggiungere a questa la larghezza e la lunghezza; ora, la lunghezza presuppone un punto, il quale rientra nell'ordine dell'unità; la lunghezza senza larghezza è detta linea e corrisponde al due; il movimento della linea in larghezza produce la superficie: eccoci al tre; aggiunta che sia a queste l'altezza, il processo approda al solido, attraverso quattro elementi. Così, è chiaro a chiunque che la tetrade spinge la natura fino a questo punto, ma non oltre, cioè sino a che i corpi siano completati e presentino una massa tangibile e ferma, ma poi li lascia privi di ciò che più importa. Mi spiego: l'inanimato è, per esprimerci semplicemente, orfano, un figlio di nessuno, imperfetto e incapace, quando l'anima si rifiuta di avvalersene. Ma il movimento, ovvero la disposizione che introduce l'anima nei corpi, perfezionandone così la natura, si attua nel trapasso al cinque. E così il cinque acquista un valore ben più importante del quattro, così come il vivente si distingue per dignità dall'inanimato. A tali e tante proprietà di questo numero va aggiunta altresì la sua nobile formazione: non quella, già esposta, originata dalla somma del due e del tre, ma quella originata dalla somma del primo quadrato con l'unità primordiale. Infatti, l'unità è il principio di ogni numero; la tetrade è il primo quadrato: da queste deriva il cinque, come dalla unione della forma e della materia attingenti il loro termine. Anzi, poiché alcuni, a ragione, pongono anche l'unità come quadrato, in quanto elevata alla seconda potenza risulta ugualmente se stessa, il cinque, allora, nasce altresì dalla somma dei due primi quadrati, senza perdere, così, la superiorità della sua nobile origine". </span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />oOo</span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />A proposito del monoteismo </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">di qualsiasi religione autentica, su Apollo-Sole</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Claudio Mutti - ne <i>La dottrina dell'unità divina nella
tradizione ellenica</i> - annota quanto segue. «Secondo un procedimento
ermeneutico basato sul valore simbolico degli elementi di cui un
vocabolo è costituito, il nome <i>Apollon </i>viene inteso come composto da <i>a-
</i>privativo e da <i>polýs</i>, <i>pollé</i>, <i>polý</i>, "molto"; quindi: "senza
molteplicità". Il nome <i>Ieîos </i>è messo in rapporto con <i>heîs</i>, "uno". <i>
Foîbos</i>, etimologicamente connesso con <i>fáos</i>, "luce", significa "lucente,
puro", quindi "non misto". La persona divina di Apollo, insomma, è
simbolo del principio uno ed unico della manifestazione universale, è il
Supremo Sé di tutto ciò che esiste. Sulle tracce di Plutarco, Numenio
di Apamea (II sec.) interpreta <i>Délphios</i>, epiteto di Apollo, come un
antico vocabolo greco che significa "unico e solo"». </span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-3602801598992960812015-05-20T05:58:00.002+02:002015-09-02T14:52:41.932+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />
Di simboli spiraliformi quali la chiocciola, il gomitolo, la vite, il
succhiello, il cavatappi, la molla, il labirinto, il mulinello, il vortice,
l'otto, il caduceo (<i>vimen</i>, in latino), l'elica (<i>elix</i>, in greco),
non ce n'è mai abbastanza. A proposito di quest'ultima, <i>elix</i> è anche il
salice (<i>salix</i>, <i>-licis</i>), da intrecciare nei manufatti in vimini. Ed
il Viminale era un colle sul quale abbondavano i salici. Ma la genealogia della
parola - come precisa Bruno d'Ausser Berrau in <i>Helgoland </i>(saggio
reperibile nella sezione a lui dedicata del sito <i>Episteme</i>) - va ben oltre: vi si
collegano infatti i tedeschi <i>heilig </i>("santo") e <i>heil </i>("salute",
"salvezza"), lo <i>holy </i>inglese ed il <i>kalòs</i> greco, nonché
il <i>kalya</i> sanscrito ("ben fatto", "perfetto").</span></span><br />
<div align="center">
<center>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<tbody>
<tr>
<td width="50%"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Più squadrati, ma
non meno allusivi, sono lo svastica (che nei suoi due sensi di marcia -
orario ed antiorario - riproduce i movimenti del sole e del firmamento,
per un osservatore volto rispettivamente verso l'est e verso il nord) e
la cosiddetta «greca» (<i>màiandros</i>, da cui il nostro
"meandro"), che ci porta lontano.<br />
Infatti, se <i>andros</i> è l'uomo, <i>maia</i> è sua madre.* È un
gioco di cui il Bambino non si stanca mai, quello di nascere e far
nascere sempre ed ovunque, a dispetto di qualsiasi intralcio naturale ed
innaturale (chimico, farmaceutico, ecc.).** La Natura, ovvero la
"nascitura" perpetua, è davvero il Gioco infinito.</span></span></td>
<td width="50%"><div align="center">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><img border="0" height="82" src="http://1.bp.blogspot.com/-p2k_ns3fJ5Y/VVc__AsyWNI/AAAAAAAAM8o/kVAttzFNuxo/s200/svastica.jpg" width="136" /><br />
<img border="0" height="86" src="http://3.bp.blogspot.com/-yQn8JLKJg6o/VVc_-K8OY4I/AAAAAAAAM8Y/lTOSOWyXrRA/s1600/greca.jpg" width="137" /></span></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</center>
</div>
<div align="right">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />* Tuttora, in
greco moderno, <i>maia </i>significa "levatrice" (o addirittura
"mezzamoglie"; in inglese, <i>midwife</i>).<br />
<br />
** A rigor di termini, l'innaturale - provenendo comunque dalla Natura, che nel
nostro caso è Madre Terra - non esiste. Inoltre, se <i>fysis</i> è
"natura" e se il mondo fisico comprende anche le creature non corporee
(invisibili, cioè, sebbene non inascoltabili), 'metafisico' e 'sovrannaturale'
sono un solo aggettivo. Aggettivo attribuibile ad un solo essere, cioè
all'Essere.</span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">oOo</span></span></div>
</div>
<div align="center">
<center>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<tbody>
<tr>
<td width="50%"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />Torniamo al gioco, argomento sul quale un'occha<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">ta <a href="http://sofsof00.blogspot.it/search?q=gioco">qui</a> </span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"> non guasterebbe</span></span>.</span> Oltre alla trottola (che, a
pensarci bene, qualche capogiro lo provoca), un tipico trastullo infantile
è quello dell'oca (<i>anser</i>, in latino; in inglese è <i>goose</i>,
ma anche <i>swan</i> o "cigno"), gioco che contiene la
"risposta" (in inglese, <i>answer</i>, anagramma sia di <i>swan
</i>che di <i>anser</i>) a tante domande.* Nello spazio di questo breve
articolo, ambientato nella Terra dell'Elica (o Heligoland) di cui sopra, la
versione che ci interessa è quella oggi pomposamente chiamata «nastro
di Möbius», consistente in una strisciolina di carta o di stoffa le
cui estremità sono congiunte in modo che l'una sia il rovescio
dell'altra (nell'immagine sottostante, congiunte non come in <b>a</b>,
bensì - <b>b</b> - come in <b>c</b>).</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-un6EV_tayiw/VV9Pe4ikbHI/AAAAAAAANHM/vwFprE6plBI/s1600/aImage1.jpg" /></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></td>
<td width="50%"><div align="center">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2693550014137748136" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><img border="0" height="383" src="http://4.bp.blogspot.com/-E3n7fGucG8w/VVs8OiViHAI/AAAAAAAANDE/Z13XzaXrMLY/s320/oca.jpg" width="285" /></span></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</center>
</div>
<div align="right">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">* Le sue 64
caselle, l'ultima delle quali non numerata (a significare ogni possibilità -
umana e no - di vita nuova, la penultima rappresentando l'anno climaterico per
eccellenza, quello letale), hanno la loro eco sia negli scacchi che nell'<i>I-king</i>.
Di questo va notata la definizione dell'ultimo esagramma ("prima del
compimento") e del penultimo ("dopo il compimento"), definizione
a prima vista un po' illogica, ma che ad un occhio più attento si rivela
alludente a due diverse vite.</span></span></div>
<div align="right">
<div style="text-align: left;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />La cosa è
tutt'altro che moderna, visto che un mosaico del III secolo d.C. (<a href="https://lh5.googleusercontent.com/-7SZ4DMhXt_Q/VVs8N_y5C6I/AAAAAAAANC4/soiPwvwPfe4/w934-h854-no/Aion_mosaic_Glyptothek_Munich.jpg">vedi</a>) ce ne
fornisce un esempio. Tuttavia merita d'esser riportata la descrizione che del «nastro
di Möbius» offre la <i>Wikipedia</i>: "Le superfici ordinarie, ossia le
superfici che nella vita quotidiana siamo abituati ad osservare, hanno sempre
due facce, per cui è possibile percorrerne idealmente una senza mai raggiungere
l'altra, se non attraversando una linea di demarcazione costituita da uno
spigolo [...]. Per queste superfici è possibile stabilire convenzionalmente un
lato 'superiore' o 'inferiore', oppure 'interno' o 'esterno'. Nel caso del
nastro di Möbius, invece, tale principio viene a mancare: esiste un solo lato e
un solo bordo. Dopo aver percorso un giro, ci si trova dalla parte opposta. Solo
dopo averne percorsi due ci ritroviamo sul lato iniziale. Quindi si potrebbe
passare da una superficie a quella 'dietro' senza attraversare il nastro e senza
saltare il bordo, ma semplicemente camminando abbastanza a lungo".</span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">oOo</span></span></div>
</div>
<div align="center">
<center>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<tbody>
<tr>
<td width="50%"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />Nonostante la caleidoscopica varietà delle manifestazioni del Creatore, tutti i suddetti richiami al procedere spiraliforme del
nostro cosmo (laddove «spiraliforme» sta sia per
"rotatorio" che per "elicoidale") si applicano
soprattutto al tempo. Tempo ciclico, ovviamente, quello cosiddetto
«lineare» non essendo che uno dei tanti vaneggiamenti moderni,
ma ciclico non nel senso che ogni 'ricorso' sia la copia esatta di un
'corso' già trascorso. L'immagine tradizionale, al riguardo, è
quella del vasaio che sovrappone i suoi serpentelli di creta,
ognuno dei quali, pur 'mordendo' la propria coda, poggia quest'ultima sulla testa del serpentello sottostante, dimodoché l'anello da lui
formato non è perfettamente 'in piano'. In tal modo - per dirla
con un aforisma sufi - "le fasi dell'esistenza si ripetono, eppure non si ripetono".</span></span></td>
<td width="50%"><div align="center">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><img border="0" height="200" src="http://3.bp.blogspot.com/-RjF2ve37n7o/VVuFanuUU2I/AAAAAAAANDY/Net1kYwWBUg/s200/005.gif" width="125" /></span></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
</center>
</div>
<div align="left">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Da quest'ottica abbiamo già esaminato la successione dei
giorni della settimana, che s'è vista rispecchiare quella planetaria, secondo il crescere della distanza dalla Terra, solo a giorni alterni (LUNEDÌ - martedì
- MERCOLEDÌ - giovedì - VENERDÌ - sabato - DOMENICA - lunedì - MARTEDÌ
- mercoledì - GIOVEDÌ - venerdì - SABATO); sicché per completare il percorso occorrono quattordici giorni, quattordici stazioni della Via Crucis, due settimane, due pale di un'elica.<i> </i></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><i>
</i></span></span></div>
<div align="left">
<br /></div>
<div align="left">
<div align="center">
<center>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" style="height: 60px; width: 516px;">
<tbody>
<tr>
<td align="center" style="text-align: center;" width="223"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; font-size: small;"><img border="0" height="37" src="http://4.bp.blogspot.com/-USFRvq2hMF0/VVc_-SNAjgI/AAAAAAAANEc/d9XJMldy62Y/s1600/aspira.jpg" width="75" /></span></td>
<td align="center" width="246"><div style="text-align: left;">
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; font-size: small;">Due pale di
un'elica, ovvero<br />
una doppia spirale.</span></div>
</td>
<td align="center" width="155"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; font-size: small;"><img border="0" height="36" src="http://1.bp.blogspot.com/-09p8KFKen18/VVc_-Jz588I/AAAAAAAANEc/QPcs3_r9MkM/s1600/spira.jpg" width="75" /></span></td>
</tr>
</tbody>
</table>
</center>
</div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><i>Ελιξ</i>, "era questo il nome - conclude d'Ausser Berrau, ancora in <i>Helgoland</i> - che veniva attribuito al simbolo della doppia spirale così diffuso nella Grecia arcaica e non solo là [...], doppia spirale nella quale il senso inverso delle due parti corrisponde ai due emisferi terrestri, cosicché i due centri stanno in luogo dei poli".</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
oOo</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>Ora, c<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">ome
nell'emisfero australe l'orientamento è capovolto (l'est stando alla
destra e l'ovest alla sinistra di un osservatore rivolto verso il <u>nord</u>-mezzogiorno),
rispetto a quello boreale (dove l'est si trova alla sinistra e l'ovest
alla destra di un osservatore rivolto verso il <u>sud</u>-mezzogiorno),*
così la cadenza dei nomi dei giorni indica un'inversione della sequenza
planetaria: crescente quella intra-solare, calante quella extra-solare.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Alla
stessa conclusione si arriva confrontando la posizione celeste dei
pianeti [rispetto alla Terra] con quella settimanale: se il primo giorno
spetta al primo pianeta,** il secondo va al quinto pianeta, il terzo al
secondo, il quarto al sesto, il quinto al terzo ed il sesto al settimo.
Il quarto pianeta, come nell'immaginario medioevale, funge da imbuto o -
più esattamente - da clessidra.</span></span><br />
<div style="text-align: right;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" height="200" src="http://1.bp.blogspot.com/-rss22vA7avY/VV19cKp1V0I/AAAAAAAANGE/GQ2kYYi0hGY/s400/cplanets%2B%25282%2529.jpg" width="400" /></div>
</div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">*
Per quanto la precisazione sembri ovvia, questo rovesciamento non va
dato sempre per scontato. Chi scrive, per esempio, ha stentato a
rendersi conto che nell'altro emisfero il muschio (tradizionale
indicatore del nord, sul tronco di un albero) indica il sud.</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">** Come è palese,
in quanto scriviamo adottiamo il punto di vista dell'astrologia
classica, che considera pianeti, con ovvie differenze gerarchiche, anche
Sole e Luna. Altrettanto dicasi della prospettiva geocentrica - che
peraltro sembra l'unica possibile a chi abbia letteralmente i piedi per
terra - e della messa in non cale dei transaturniani. A proposito di
questi ultimi, che prima erano in tre ed ora sono rimasti in due (il
povero Plutone essendo stato declassato), vien da chiedersi come faccia
l'astrologo moderno a tenere il passo all'inarrestabile «chiodo scaccia
chiodo» di 'scoperte' ognuna delle quali smentisce la precedente.</span></span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2693550014137748136.post-85731927211175284642015-05-19T11:31:00.002+02:002015-09-29T17:42:12.507+02:00<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Bisogna mettere un tappo, ogni tanto, all'inesauribile bottiglia di spumante della memoria. Che la carità sia legata alla cura di qualcosa che è cara al nostro cuore, ad esempio, passi. Ma poi è bene fermarsi a Caere (che Valerio Massimo spiega "cærimoniarum causam alii ab oppido Caere dictam existimant, alii a caritate")</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">, l'odierna Cerveteri</span></span>, anche se siamo by car. Perché? Cur? Sennò - tra kyrie [eleison] e kouroi - è come scontare un karma.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/17207794557824848243noreply@blogger.com