Il cetriolo è l'intruso per eccellenza.
Ne conseguirebbe che l'estruso altri non sia se non 'u strunz', ma ciò risulta ininfluente al nostro fine, che mira a dimostrare la coincidenza tra il cetriolo ed il futuro, la sola differenza consistendo nel verde del primo e nel rosa del secondo. Il futuro infatti, si sa, viste le meraviglie del progresso, è sempre roseo.
Ma non anticipiamo la conclusione.
Il termine "futuro" (futurus) è verosimilmente perifrastica attiva di un vecchio fuo, in seguito sostituito da sum ("sono"), il che fa tradurre futurus con "ciò che sarà", ovvero "ciò che sta per essere". Tuttavia c'è anche un altro etimo, che fa derivare futurus, per contrazione, dal cacofonico fututurus,* ovvero dalla perifrastica attiva di futuo ("fotto"). In tal caso futurus diventa "colui che fotterà", ovvero "colui che sta per fottere". Quando alcun dimanda, pertanto, «come sarà il mio futuro?», lo si può serenamente rassicurare. Sarà roseo, roseo per definizione, tranne i casi in cui s'abbiano alle spalle un nerboruto di carnagione scura o un'ambigua fututrix (così Marziale nei suoi Epigrammi, XI, 22).
Quod erat demonstrandum.

* Più o meno, come natura è nascitura ("colei che [sempre] sta per nascere"). Da questo punto di vista, futuro e natura potrebbero porsi come l'unità ritmica fondamentale: battere e levare (il battitore e la levatrice, l'inizio e la fine [della gestazione], se non il fine; o l'arrivo e la partenza, cioè la 'partorienza').

Da quanto sopra si traggono almeno due considerazioni. La prima rende palese la diffidenza degli antichi nei confronti del futuro ('ché via trita è via tuta). La seconda, strettamente legata alla prima, suggerisce che il futuro lo si abbia alle spalle.
Eppure si usa dire che «il futuro ci precede», così come «il passato ci segue». Ciò non ostante, il nostro lessico vuole che "precedente" alluda al dietro e "seguente" all'avanti.
Come se ne esce? In un sol modo: evidenziando la tradizionale e plurimillenaria ciclicità del tempo, rimasta viva nelle nostre parole, e contrapponendola alla moderna e neonata linearità di un tempo sognato a condurci verso le leopardiane «magnifiche sorti e progressive».
Andiamo, dunque, festosamente e senza mutande, verso il roseo cazzinculo del nostro futuro. Unicuique suum.