Avevano un che di sensuale, le monete del bel tempo andato, tant'è che si usava addentarle (vedi, grazie a J.B. Monge), vuoi per assaporarle, vuoi per sincerarsi della loro bontà. Bontà doppia, sia della lega che della fattura. Era peccaminoso, certo, come è peccaminoso ogni piacere della carne, ma anche i dottori della Chiesa ammettono che "una corda troppo tesa si spezza". L'odore di santità, insomma, non sempre aleggia in perpetuo. Forse per questo uno stinco di santo, talvolta, è stinking.



Ma nella cupidigia di ieri c'era almeno un po' di concupiscenza, entrambi i termini facendo parte della famiglia di Venere (cup, cupreum, ecc.). Oggi non c'è rimasta che l'avarizia più squallida, prima cartacea e poi elettronica, virtuale, ma non virtuosa. Satana lavora così, all'inizio facendoti peccare con gusto e alla fine togliendoti pure il gusto del peccato. Per giunta la pena, anche se non ne è valsa, bisognerà scontarla.


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Sull'usura ci siamo dilungati qui, qui e qui. Inoltre potrebbe riuscire non inutile il gettare un'occhiata anche qui.