Le facce dei nostri politici non sono gradevoli, si dice, il che è innegabile. Tuttavia, da un lato va detto che qualsiasi potente, oggi, almeno in occidente, deve forzatamente avere quella faccia.* Dall'altro, bisogna ammettere che quasi tutti noi, che potenti non siamo, all'occasione buona possiamo assumere quella faccia. Non si vedono alternative, insomma, perché i tempi non consentono l'apparizione di un Carlo Magno o di un Alessandro Magno.

* Qualche eccezione c'è. O meglio, c'è stata, perché pertiene quasi esclusivamente alle vittime di un omicidio. Il buffo è che muoiono pure quelli che non fanno eccezione, benché sembrino immortali. Al riguardo, confessiamo di aver accarezzato l'idea di destinare una pagina di questo modesto sito alla relativa galleria fotografica (intitolandola 'a resata, ovvero "19"), ma abbiamo desistito, perché non sta bene prendersi gioco dei morti. Tra l'altro, en passant e ad onor del vero, anche la fotografia rientra nel vasto quadro della svalutazione (denigrazione, mortificazione, svalorizzazione, democratizzazione, inflazione, ecc.) contemporanea, perché è difficile serbare un po' di grandeur quando si viene ritratti - spesso a propria insaputa - migliaia di volte.

Tra i sinonimi elencati nella nota soprastante manca l’usura, le cui multiformi espressioni abbiamo lungamente esaminato, qua e là, e che a noi sembra condensare il tutto. Si potrebbe persino fissare l'inizio degli anni oscuri intorno al XIV secolo, in quel toscano fiorire dell'usura, appunto, che vide la Banca prepararsi a prendere il posto prima dello Stato e poi della Chiesa (‘ché forse non a caso «tossico» e «tosco», cioè "toscano", in italiano arcaico, coincidono).* In merito, potrebbe non esser priva di senso l'assonanza tra 'usura' e 'usurpazione'.
Prendere il posto prima dello Stato e poi della Chiesa, dunque. In qual modo? Distruggendo la fiducia millenaria verso l'imperatore, quando non verso il califfo. In entrambi i casi, verso un paterfamilias devoto a Dio ed al di Lui portavoce terreno, un paterfamilias cioè al quale tributare devozione filiale. La Banca, insomma, s'è aperta la strada a suon di rivoluzioni (politiche, sessuali, scientifiche, ecc.), perché dovunque c'è odor di nuovo c'è puzza di sterco. Di Satana, of course.
Andiamo, per esempio, al Borbone, ultima ricorrenza nostrana - mutatis mutandis - di califfo devoto all'autorità religiosa. La Banca gli ha sostituito il Savoia, monarca illegittimo che tuttavia la Chiesa ha infine riconosciuto. Ed il popolo ha obbedito, come ogni buon figliolo, mandando i suoi figli a morire per l'unità di un'Italia che ce lo chiese, di morire per lei. Del resto, "siam pronti alla morte | l'Italia chiamò". Ma la Banca, insaziabile, ha tolto di mezzo pure il savoiardo ed ha messo al suo posto un altro biscuit detto «presidente». Figura insignificante, laica, effimera, servita solo a recitare il nuovo mantra per cui "ce lo chiede l'Europa". Ed anche stavolta, per la salvezza dell'anima dei fedeli, la Chiesa ha riconosciuto questo scialbo surrogato del paterfamilias.
In conclusione, la tragedia dei tempi ultimi consiste nel dover rispettare un superiore gerarchico che formalmente - nella misura in cui lo sono le forme moderne - è legittimo, ma che sostanzialmente è privo di ogni legittimità. Che ciò valga anche per il paterfamilias vero e proprio è questione che ognuno di noi deve risolvere per sé.

* Potrebbe non esser vano riepilogare le condizioni in cui attecchisce l'usura: a) una rete internazionale di persone legate tra loro da vincoli di lealtà reciproca; b) una congrua quantità di mercanti in procinto di affrontare un lungo viaggio; c) la convenienza, per questi ultimi (nessun ingombro, nessun rischio di furti, ecc.) di affidare il denaro contante ad una delle persone di cui sopra, in cambio di un cartiglio "pagabile a vista" da un'altra delle persone di cui sopra; d) l'accumulo di moneta nelle casse di costoro, ovvero dei banchieri, che, stante l'improbabilità del simultaneo presentarsi a riscuotere di tutti i depositarii, o correntisti che dir si voglia, utilizzano detta moneta per prestiti [ad usura]. Va di leggieri la conclusione per cui, lucrando su denaro non proprio (o addirittura di nessuno, come osservato qui), ci si arricchisce in brieve et a dismisura.