Dopo l'ora di lezione, Pasquale mi ferma.
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Professo', scusate. Ma, in due parole, che cos'è la filosofia?
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Diciamo che è l'arte di salire da un particolare all'universale. Ed eventualmente di ridiscendere, dall'universale, ad un altro particolare. Ti faccio un esempio: hai un acquario?
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Sì.
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Bene. Ciò significa che ami i pesci, le loro movenze, la loro eleganza, la loro silenziosità. Ergo, ami il Bello, che è universale. Di conseguenza, altro particolare, ami le donne [specie se - penso, ma non dico - taciturne].
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Che bella cosa, 'a filosofia! Grazie, professo', grazie.
Pasquale esce e incontra Gennariello.
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Gennà', tu 'o ssaje che cos'è, la filosofia?
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No.
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Mo' ti spiego. Tu lo tieni, un acquario?
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No.
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Ecco. Sei ricchione.



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Del termine «ricchione» se ne trovano tante, di origini (dal veneziano reciòn, "schiavo negro adibito al soddisfacimento erotico dei reclusi nelle carceri della Serenissima, il cui arrivo nelle celle era scandito dal rintocco di un pesante campanello portato a mo' di orecchino", alla più banale, ma un po' incongrua, parotite, attraverso l'insulto - orejones - che i cristianissimi spagnoli indirizzavano ai dignitarii incas dalle orecchie allungate ad arte, ritenuti colpevoli di vizii contro natura). L'indagine più accurata ci sembra quella di Giovanni Dall'Orto, che nel suo dotto, ancorché divertente, Checcabolario, citando il Battaglia e l'etimo proposto da quest'ultimo (hircus, cioè "caprone", per metatesi), ne rovescia l'interpretazione, attribuendo all'omosessuale non la fallica lussuria del caprone, bensì la venerea brama della lussuria del caprone. Ne dà testimonianza il calabrese arricchiare (da un probabile ad hircare latino), significante appunto "desiderare l'irco". E passiamo sotto silenzio la dicerìa popolare - ripresa dal Belli - che vuole lo svizzero dell'omonima guardia provvisto di abnormi cavità nasali ("froce", in romanesco) ed auricolari.



In modo meno lepido,* di storia della filosofia e del relativo, malaugurato, insegnamento si è parlato anche qui. Circa la filosofia vera e propria, senza arrivare a "fare il filo a Sofia", limitiamoci a dire che è la scienza del perché e non del come. Del perché girano le rotelle, ad esempio, non del come (qualsiasi scienza che ambisca ad indagare sull'insondabile ed inverificabile «perché» - come può capitare alla psicologia, alla sociologia, ecc. - trasformandosi, di fatto, in filosofia). Volendo, sul tema ci si può pure recare qui. O qui.

* Aggettivo notevole, derivante dal greco leptos ("leggero", "sottile"), dà nome alla temibile leptospirosi, o "febbre dei sette giorni" (nanukayami, in giapponese, ma non pertanto "febbre gialla"). L'agente patogeno, spiraliforme, è in grado di farci riposare per sempre, dopo il settimo giorno. Ciò, naturalmente, se non si è raggiunta l'immortalità grazie alla Lotteria (cui s'è fatto cenno qui). En passant, per tornare alle rotelle sovrastanti ed a quelle che girano nel frontespizio di questo povero sito (nonché all'augusto e già altrove citato LE SEMEUR À REPOS TIENT À L'OEUVRE LES ROULETTES), segnaliamo che «roulette» è a un dipresso l'anagramma di «lotteria».