La Lotteria non è la famiglia di Lot, pur cara al sempre salace G.G. Belli, ma quella filantropica istituzione grazie alla quale chiunque può diventare qualcuno. Chiunque, uno qualsiasi, uno di noi e non «uno di loro» (uno, cioè, degli immortali).* Uno, nessuno, anche un vetraio.
“Perché s’ha da creà' sempre un de loro? | Perché ogni tanto nun se fa felice | un brav’omo che attende ar su’ lavoro? | Mettémo caso: io sto abbottanno er vetro? | Entra un eminentissimo e me dice: | «Sor Titta, è papa lei: vienghi a San Pietro»”.
Uno qualunque che in tal modo è diventato qualcuno è Antonio Mastrapasqua, protagonista di una bella favola moderna, all'inizio della quale il nostro era solo un brav'uomo che attendeva al suo lavoro. Un bel giorno la Lotteria lo nominò (o "creò", per dirla col Belli) presidente dell'INPS. Ma, in tale veste, gli occorse una brutta sorpresa, vale a dire una rimostranza dell'Ospedale Israelitico, da parte del relativo presidente, Antonio Mastrapasqua, con cui si lamentava il mancato rimborso di alcune fatture. Non avendo l'INPS alcuna intenzione di pagare, l'un presidente minacciò l'altro di rivolgersi all'Agenzia per la riscossione dei tributi, al secolo Equitalia, ma quest'ultima - nella persona del suo vicepresidente, Antonio Mastrapasqua - fece orecchie da mercante.
Poiché si cominciava a mormorare, quasi alla fine della favola almeno uno dei tre «pezzi grossi» dovette dimettersi. Conciossiacosaché, la Lotteria fece di Antonio Mastrapasqua il di Lei presidente.
Chi non crede alle favole può ricredersi, rivolgendosi alla pagina della Wikipedia intitolata ad Antonio Mastrapasqua. Per quanto riguarda la Lotteria, invece, se ne consiglia la ricerca mediante l'apposita barra in alto a sinistra (per chi legge).

* Parliamo degli immortali per nascita, non di quelli tali per adozione, i beneficati dalla Lotteria rientrando tra questi ultimi. Come giustificare diversamente tutto il tempo che perdono tra una poltrona e l'altra?