Tempo fa si ragionava sulla lettera H come dell'equivalente simbolico occidentale (come una sezione comprendente un solo gradino, cioè) della scala di Giacobbe. La nobile H raffigurava infatti la scala che collega Terra e Cielo, nei bei tempi andati, scala lungo la quale montavano solo huomini (sia maschi che femmine) honesti e honorati.
Montavano uomini e calavano angeli e dei. Era un bell'andirivieni.
Ne parla anche Guénon ne Il simbolismo della scala (a sua volta in Simboli fondamentali della scienza sacra), stabilendo raffronti con le due colonne dell'albero sefirotico della Cabala e con altri equivalenti dello stesso simbolismo assiale (dall'albero della nave all'albero della cuccagna).
Vista la praticamente nulla importanza fonetica di questa lettera, oggi, e volendola paragonare ad una consonante aspirata, se non addirittura allo spirito greco, ci si può chiedere se la scomparsa dello spirito, almeno a livello lessicale, non faccia parte dello stesso processo. Obsolescenza dell'aspirazione, quindi, come corrispettivo dello scordarsi lo spirito.* Fino all'altro ieri, spirito, anima e corpo. Ieri, anima e corpo. Oggi, solo corpo. È la stessa deriva di cui parlavamo altrove per Chiesa, Stato e Banca.

* Il termine «scordare» è pregnante, sia nel senso di "rimuovere dal cuore" che in quello di "scordare" uno strumento. La conseguenza, in entrambi i casi, non può essere che la discordia.

Non è perciò un caso che di "acca" nella lingua araba ce ne siano ben tre, se vogliamo considerare "acca" anche la KH, quella di khalifa ("califfo") per esempio, o di khair (che significa "bene") o di Khidr (il famoso essere d'eccezione). Ma questa non si pronuncia aspirata; è simile alla CH tedesca di achtung, è una H sorda.
Anche le altre due "acca" non sono aspirate, sono entrambe fricative.* Una è quella di «Muhammad» e l'altra quella di «Allah». Quella di «Allah», per pronunciarla, occorre tirare una sorta di profondo sospiro di sollievo (come quando si è sollevati da un incarico gravoso o si è scampato un pericolo).
L'altra, quella di «Muhammad», esce invece dalla faringe molto distintamente. Un po' come quando il gatto vuol prendersi la salsiccia e, in tal modo, lo si minaccia.

* Vero è che, nella mia ignoranza, non ho ancora capito la differenza tra fricative ed aspirate (che andrebbero dette «espirate», a rigore, perché pronunciate espellendo aria). Ogni tanto riapro qualche vecchio testo di fonetica, ma, a parte la nausea che ancora me ne deriva, basta confrontarlo con uno nuovo per vederlo già superato. Certo, classificare l’aria non è facile.
In ogni caso, ignoro se le fricative rappresentino una parte delle aspirate o viceversa. C’è un tale bailamme di definizioni che si è arrivati perfino ad identificare una fricativa “dura-debole”, ovvero la C siciliana: "pi prununziari a C dura-debbuli u musculu ra linghua unn u battiri no balataru comu quannu prununzi a lettera K, ma lassa passari anticchia r'aria, e a cunzunanti arresta sfiatata (o aspirata debbuli)".