Le affinità tra la Venere (Venus) mitologico-zodiacale ed il Vishnu dell'induismo non sono solo fonetiche, perché alludono alla funzione, comune ad entrambe le figure, di conservazione-trasmissione (funzione complementare ed opposta a quella di Marte/Shiva, il distruttore-trasformatore). In questo senso va inteso il simbolo della conchiglia,* frequentissimo nelle rappresentazioni sia di Vishnu che di Venere. Come infatti la conchiglia protegge il suo contenuto (il seme, ovvero una più o meno metaforica perla), da liberare a tempo debito, così il principio impersonato dalle due divinità assicura il proseguimento della creazione-manifestazione, vuoi trasmettendone i germi da un ciclo all'altro, vuoi garantendo all'interno del singolo ciclo la riproduzione costante ed inalterata di ogni forma di vita.
In quest'ultimo caso è palese il riferimento alla matrice femminile (fedele custode prima ed altrettanto fedele sviluppatrice poi del seme maschile); nel caso precedente, all'arca del Noè biblico (che, col nome di Satyávrata, è condotto in salvo da Vishnu stesso, in forma di pesce, dal manvántara precedente il nostro a questo).
Infine, dopo aver precisato che la stessa funzione conservativo-trasmissiva è presente nella tradizionale attribuzione a Venere del rame, conduttore classico di calore e moderno di elettricità, aggiungiamo che la conchiglia ha un'altra caratteristica notevole, quella cioè di conservare (e trasmettere all'orecchio eventualmente accostatovi) il suono primordiale,** simboleggiato dai Veda nel monosillabo sacro.


* Vera cifra della Creazione. Se ne è detta qualcosa qui e qui (cioè qui). Intorno al duraturo fascino esercitato dal relativo gasteropode, si può dare un'occhiata sia al blog L'aicuteca che alla nota finale (qui) di un nostro post.

** Circa la primordialità di Afrodite/Venere (che, nel mito greco, in quanto generata dal seme di Urano, è sorella di Crono/Saturno e pertanto zia di Zeus/Giove), si pensi alle sue connessioni marine, dal Cancro (il cui geroglifico raffigura, nella metà inferiore, un'arca e, nella superiore, l'arcobaleno, entrambe le metà racchiudendo il seme principiale) ai Pesci dell'Afrodite anadiomene (nonché al delphos/utero del delfino e dell'Apollo delfico). Inoltre, la priorità cronologica assegnata all'udito (delegato all'ascolto del Verbo, ovvero del sacro monosillabo) dalla tradizione indù conferma quanto detto sopra sulla conchiglia, depositaria del suono primigenio. Né vanno trascurati i riferimenti pittorici, sia antichi che moderni (tra i quali, oltre al Quino su riprodotto, vedi ab, c, d ed e; Ronald Searle ne era quasi stregato, come si può osservare all'inizio - vedi e vedi - di due delle pagine dedicate a sant'Antonio). Infine, per tornare a Venere, dopo aver ulteriormente notato che il mollusco 'gastropedico' di cui sopra le è in tal modo somato-astrologicamente affine (tra Cancro-stomaco e Pesci-piedi, nonché Toro-bocca [dello stomaco]), si potrebbe addirittura pensare che la veneranda - non solo d'età - dell'Olimpo sia connessa al celeste Urano, cioè al Varuna indù, dal trigramma consonantico che le dà il nome. Del resto l'assonanza tra 'venustà' e 'vetustà' significherà pur qualcosa, se non si è affetti da neolatrìa.