Ci siamo intrattenuti, giorni or sono (qui), sulla questione dei domicilii astrologici e sul relativo utilizzo moderno dei pianeti transaturniani. La cosa, come dicevamo, sembra oltremodo sbagliata: da un lato perché il battesimo dei nuovi arrivati è stato fatto da incompetenti in materia zodiacale, oltre che mitologica,* dall'altro, perché una scienza sacra, per quanto oggi dissacrata, non è suscettibile di aggiunte e di variazioni arbitrarie.

* Emblematico ci è parso il caso del primo pianeta transaturniano, al quale è stato imposto il nome «Urano», nome non riferentesi ad una divinità olimpica, ma al Cielo stesso, e nome infatti derivante dall'omologo Varuna indù. Fu una scelta infelice, se non altro perché costrinse gli scopritori dei pianeti successivi ad andare genealogicamente avanti, adottando, per gli ulteriori battesimi, i nomi dei due fratelli di Giove, ovvero di due nipoti di Saturno. Ma fu una scelta dettata dalla consueta, effimera presunzione contemporanea: questo non plus ultra di fine '700 somiglia molto infatti a quello di qualche anno fa che prevedeva, col nuovo millennio, la «fine della Storia». Ciò, solo per stendere un velo pietoso sulla scelta, ad esempio, di Plutone, convocato dagli inferi allo scopo di eternare le iniziali del suo «scopritore», Percival Lowell.

Tuttavia, se proprio ci si vuol servire di qualche altro rappresentante il pantheon greco-romano, perché non ricorrere, ad esempio, alla dottrina ellenistica delle tutelae astrologiche? Dottrina ellenistica, ma - fatte le debite trasposizioni - egizia. Eccone il catalogo, tratto dall'Astronomicon di Marco Manilio ed utile ad arricchire di altre sfumature la tavolozza di ogni singolo segno.


Minerva - Ariete
Venere - Toro
Apollo - Gemelli
Mercurio - Cancro
Giove - Leone
Cerere - Vergine
Vulcano - Bilancia
Marte - Scorpione
Diana - Sagittario
Vesta - Capricorno
Giunone - Acquario
Nettuno - Pesci


Nulla da eccepire, al riguardo, soprattutto circa i numi tutelari del Toro e dello Scorpione, che vi si trovano magnificati e la cui opposizione-attrazione vi è doppiamente confermata. Anch'essa prevedibile, ma non perciò scontata, vi appare la compagnia arietina di Atena/Minerva (vecchia, mai sopita e sempre frustrata passione del dirimpettaio bilancino,* cioè Efesto/Vulcano ) ad Ares/ Marte e quella geminiana di Febo/Apollo ad Ermes/Mercurio.** Abbastanza inedita, invece, è la presenza di quest'ultimo in Cancro, vegliato [e sorvegliato] da Estia/Vesta sull'altra sponda, che viene in tal modo a ringiovanire la matriarcale lunarità tipica del segno, opponendola ad una femminilità capricorniana schiva e riservata, in bilico tra la vestale del tempio e l'angelo del  focolare.
Ma quelle che sorprendono sono la tutela gioviale del Leone e la corrispondente, quasi obbligata, tutela giunonica dell'Acquario.



* Detto per inciso, quindi, se davvero si vuole identificare l'archetipo dell'homo faber in una divinità, questa non potendo esser altri che Vulcano, anziché attribuirne le caratteristiche ad un intruso erroneamente detto «Urano», basterà esaminare i valori oroscopici della Bilancia. Ancora per inciso, vista la scaletta precedente, val la pena di evidenziare come l'astrologia classica ignori il mondo sotterraneo, ovvero Ade/Plutone e Persefone/Proserpina.

** La solarità dei Gemelli, in effetti, è nota a tutti. Più inopinata sembra, in tal modo, la conseguente lunarità del Sagittario, perché, pur essendo innegabile l'amore di Diana, dea silvestre e boschiva, per la caccia, altrettanto innegabile è la sua pudibonda castità. Se ne deve dedurre che dei tre segni focosi, laddove al Leone - giusta quanto appena detto di Giove - compete una patriarcalità assoluta ed all'Ariete una mascolinità relativa [alla volubilità delle circostanze], solo il centauro del Sagittario sia potenzialmente in grado di comprendere il sé e l'altro [da sé].

A proposito di Giunone in Acquario, che poc'anzi si reputava inaspettata, sarà bene ripetere che tale collocazione, come precisa Marco Manilio nell'opera suddetta, è da considerarsi, per così dire, coatta, vista la posizione del di lei sposo e fratello in Leone. E ciò, premesso che la dea «dagli occhi bovini» è caratterizzata dal dono di conferire facoltà profetiche ad un mortale, pone sotto una luce nuova il recente moltiplicarsi - per noi nati col punto vernale in Acquario - di lugubri premonizioni apocalittiche.
In ogni caso, fiat voluntas Sua (nel bene mio e nel male tuo, o viceversa, comunque nel Bene). Dèi, Mani, Lari e Penati non ostanti, si veda anche qui e - sul sacrum facere - qui.