Schematizzando un po', si possono distinguere due tipi di sacrificio: quello solare, altamente ritualizzato,* in cui l'eroe-paredro paga per tutti (e che è rimasto in auge, bene o male, fino alla decapitazione di Luigi XVI), e quello lunare, fatto di bagni di sangue collettivi ed indiscriminati.
Quest'ultimo, tipicamente moderno (vuoi per la potenza degli strumenti bellici adottati, vuoi per la «democratica» inflazione del numero di vittime e la conseguente svalutazione della singola vita sacrificata), ha la sua caratteristica lunare specifica nell'oscurità, nel senso letterale del favore delle tenebre (che agevola il compimento degli atti più ignobili) ed in quello metaforico dell'anonimato e degli assassini e degli assassinati.

* Un esempio ne è il seguente, tratto dal celebre Navigazioni e viaggi di Giovanni Battista Ramusio. "In detta provincia vi è un re, il qual non può regnar piú di dodici anni, cioè da un giubileo all'altro. La sua renonzia si fa in questo modo, che, compiti li dodici anni, il giorno della festa si congregano infinite genti, dove si spendono gran quantità di denari in dar da mangiare ai bramini, che quivi tutti concorrono. Il re fa far un palco alto di legnami, tutto coperto di panni di seta, e in quel giorno si va a lavar in uno stagno con molte cerimonie e con gran suoni e canti, il che fatto se ne viene all'idolo a far la sua orazione, la qual compita ascende sopra il palco e quivi, in presenza di tutto il popolo, con un coltello tagliente si comincia a tagliar il naso, e poi le orecchie e i labri e cosí gli altri membri, e tutta la carne che si leva da dosso la gitta con gran furia verso lo idolo, e uscendogli tanto sangue che gli cominci a mancar la virtú, allora egli medesimo si taglia la canna della gola e fa di sé sacrificio all'idolo. Quello che vuol regnar dopo costui altri dodici anni e soffrire quel martirio, è obligato di star ivi presente a veder questa festa, perché compita subito l'alzano per re".

Tornando al sacrificio che abbiamo definito «lunare» (l'unico corrispettivo biblico del quale è quello in onore di Moloch), vi si aggiunga la perversione, allegorizzata nel «mondo alla rovescia» della Luna,* del sadomasochismo scorpionico ed ecco che all'annichilimento dell'avversario si aggiunge il cupio dissolvi dell'autoannientamento (per il che, basti pensare agli esplosivi moderni).

* Ma anche nel nostro mondo sublunare è noto che l'esposizione alla luce del pallido pianeta provoca disfunzioni e genera anomalìe, dal licantropismo alla necrofilia, sia mentali che corporali. Ne fanno fede termini come l'italiano «lunatico» e l'«allunado» ("insipido", "sciocco") spagnolo. Né meno note sono le abitudini dell'animale eponimo del segno dello Scorpione, pronto a rifugiarsi nell'ombra, uso a ferire con l'imprevedibile colpo di coda e, infine, come l'uomo, capace di suicidio.

oOo

Avendo fatto cenno al paredro (figura cara a Robert Graves), aggiungiamo quanto segue.

  • La contrapposizione tra matriarcato e patriarcato, come quella tra culture pelasgico-telluriche e dorico-olimpiche (o indoeuropee, se non indoarie), pur suggestiva, storicizza un po' troppo ciò che in effetti è una compresenza sia umanamente psichica che cosmicamente celeste. Preferiamo ricondurla, questa contrapposizione, nell'ambito della complementarietà lunisolare. Due archetipi, in ultima analisi, più che due fatti storici. Metastoria, se si preferisce.
  • Essendo il sacrificio di Gesù il prototipo del sacrificio solare, cerimonia nella quale la vittima si fa capro espiatorio (ovvero agnus qui tollit - cioè "si addossa" - peccata mundi), va precisato che il suo essersi consumato in ordinarie circostanze giudiziarie non ha infranto né la codificazione del simbolo, né l'adempiersi della profezia (ad esempio Isaia, LIII, 3-5). E il «leone di Giuda» era di stirpe regale, appartenendo a quest'ultima tribù, anziché a quella sacerdotale di Levi.*
  • Infine, la domanda più interessante: Pilato credeva? E, in tal caso, credeva nella divinità o solo nella regalità di Cristo? La prima ipotesi sembra da escludere, altrimenti non Lo avrebbe mandato al macello. La seconda, intendendo la regalità come sacra, non è improbabile: "È il vostro re - potrebbe aver pensato - ed il vostro paredro". Da questo punto di vista, però, Pilato sarebbe stato l'unico officiante consapevole del rito sacrificale.

* A proposito della tribù di Giuda, si noti che la stessa astrologia giudaica ne segnala l'associazione al segno sacrificale dell'Ariete-Agnello, segno d'esaltazione solare connesso all'alba ed all'oriente (oltre che al quadrante sinistro di ogni città orientata tradizionalmente).

oOo

Infine facciamo presente che del «sacro cuore», emblema universale del sacrificio, s'è detto qualcosa qui.