È un vero e proprio peccato, l'utilizzare un simbolo sacro a bandiera di uno stato laico. Dalla croce celtica, diventata stendardo britannico, allo svastika indù della Germania nazionalsocialista, attraverso la taoistica coincidentia oppositorum della Corea del sud, fino al sigillo di Salomone che garrisce in terra palestinese, è tutto un susseguirsi di abusi e di rovesciamenti simbolici.
Certo, non si può escludere che alcuni componenti le nazioni suddette possano aver tratto - e magari trarre tuttora - dal rispettivo geroglifico (che, letteralmente, è un "sacro glifo") richiami ad una realtà meno terrena. In tal caso, però, sempre nell'ambito degli esempii precedenti, come il sud-coreano può applicare alle vicende storiche del suo paese la metafora dell'alternanza del pieno e del vuoto (resa famosa da Mao con l'adagio che vuole la sconfitta gravida della vittoria e, a sua volta, questa di quella), così il sionista, la cui attuale supremazia culturale, mediatica, finanziaria e perciò politica è indiscutibile, dovrebbe riflettere sul significato della stella a sei punte, ovvero dei due triangoli ognuno dei quali è il riflesso invertito dell'altro, significato ben riassunto nell'insegna ermetica «ciò che è in alto è come ciò che è in basso, ma rovesciato» e nel monito evangelico «gli ultimi quaggiù saranno i primi lassù, e viceversa».
Analogamente, come altrove s'è parlato delle colonne d'Ercole, svilite nell'odierna icona dell'oppressione planetaria, così si deve lamentare un'altra grande vittoria satanica, quella d'aver inflazionato e perciò svalutato il sacro simbolo del cuore, simbolo solare (l'anatomia cosmologica assegnando il cuore al Leone e perciò al Sole) e cristiano, che va dalla coppa, sia quella del Graal che quella indicante il primo seme delle carte napoletane (seme corrispondente alla casta sacerdotale), al vaso.*

Inflazionato, si diceva, fino ad aver reso quasi impossibile parlare metaforicamente del cuore, senza provare un certo imbarazzo. Eppure la sacralità dell'immagine accanto, ancorché vilipesa da canzonette insulse e da sdolcinati biascicamenti, è resa evidente dal suo unificare la trilogia centrale del nostro planetario: il Sole/cuore trafitto dalla freccia/Marte e sormontato dalla croce/Terra-Venere.
In proposito, va reso onore a qualche artista - tra i quali P. Marcel (vedi) - che non si vergogna di alludervi, senza perciò mostrarsi stucchevole.

* Al riguardo, non si deve frettolosamente reputare fortuito l'idiotismo partenopeo «vaso», per "bacio".