Sandro Luppoli ha scritto quanto segue.
"Pur trattandosi di etichette ormai senza senso, | quelle del rivoluzionario e del reazionario, | possiamo ancora servircene, per designare | i due tipi di critica rivolta alla Chiesa. | Il reazionario addossa al cristianesimo | la responsabilità di tutte le storture | contemporanee, dal razionalismo | alla globalizzazione.* Il rivoluzionario, | al contrario, giudica il papa non un pontefice, | ma un facitor di dighe | contro l'illuminismo, contro il positivismo, | contro il nazionalismo antimonarchico prima | e l'antinazionalismo europeoide poi, | contro il comunismo dell'URSS prima ed il fascismo | degli USA poi, contro il divorzio, contro l'aborto, | ccntro la gaia coppia, contro la morte svelta, | insomma contro tutto ciò che, di volta in volta, | è più moderno. | Sebbene contraddittorie tra loro, | queste due visioni della realtà condividono | un inconsapevole elogio all'umanità | divina della Chiesa, | erede sia del bene che del male | (dei pregi e dei difetti, cioè) di Atene e Roma | (rispettivamente, il razionalismo | e la globalizzazione) e di Gerusalemme | (la tradizione). Inoltre, | come Atene simboleggia non solo Democrito, | ma anche Eraclito, come Roma va da Cornelia | a Messalina, così Gerusalemme implica | sia i massimi profeti dell'Altissimo | che quelli del Bassissimo".**
 
* Questa critica è abbastanza insidiosa perché vi prestano il fianco, circa la globalizzazione, il proselitismo ed il conseguente ecumenismo; circa il razionalismo, affermazioni quali la seguente (sulla cui paternità è bene stendere un velo pietoso): "Il Dio cristiano è un dio razionale che ha creato il mondo razionalmente, affinché la ragione umana possa comprenderlo" (laddove il pronome finale si spera riferito al mondo). Nella fattispecie, nel primo caso si deve ammettere l'eventualità di conversioni coatte, stante l'urgenza di diffondere la buona novella evangelica (per quanto non sembri leale mettere sullo stesso piano l'invito ad entrare nel Regno celeste e quello ad entrare nel regno occidentale). Nel secondo caso il discorso si ingarbuglia un po', perché investe questioni lessicali quali l'omologazione tra il semplice buon senso e la più complessa razionalità (che coincidono solo in parte), la differenza tra intuizione intellettuale e ragionamento discorsivo (analitico questo e sintetica quella, necessitante una certa cultura questo e perfettamente compatibile con l'analfabetismo quella) ed infine il rapporto tra fede e ragione, rapporto gerarchico nel quale questa può spiegare quella solo all'interno dei suoi limiti, superati i quali deve ammutolirsi. Ciò premesso, parlare di razionalità della Creazione è legittimo solo da un punto di vista relativamente miope. Altrimenti bisognerebbe definire «sonno della ragione» quello che ha creato [e continua a creare], per esempio, la fastidiosa inutilità della mosca o, per un esempio più crudo, la muta tragedia del di volta in volta cosiddetto «handicappato», «disabile», «cerebroleso» e, comunque, deforme fin dalla nascita, ergo tale per volontà divina.

** Su ciò, basti pensare che la presenza ebraica è documentabile sia nella nascita che nello sviluppo (oltre che nell'abbandono, a favore della successiva) di ogni «scuola di pensiero» moderna, dall'illuministica parigina all'illuminata bavarese, dal comunismo sovietico di ieri al fascismo statunitense d'oggi, dalla relativistica reductio ad minimum alla psicoanalitica reductio ad infimum e, chi più ne ha, più ne metta. In tal modo l'ironia della sorte ha fatto 'sì che si verifichi questa singolare inversione di ruoli: come il reazionario rimprovera alla Chiesa quanto in fondo non è che l'eredità latina ed ellenica, così il rivoluzionario si scaglia contro la tradizione gerosolimitana (e perciò ebraica, fatta poi cristiana), in nome di un'anti-tradizione nelle cui vene scorre lo stesso sangue ebraico. Infine, se è vero che - come dicevano i latini - «corruptio optimi pessima» (il che vale non solo per Gerusalemme, ma anche e forse soprattutto per Roma, probabile sede dell'Anticristo venturo), concludiamo con la seguente osservazione - tratta dal cap. XXXIV de Il regno della quantità e i segni dei tempi - del maestro Guénon. «Notiamo di passata che, essendo i principali rappresentanti delle nuove tendenze, come Einstein in fisica, Bergson in filosofia, Freud in psicologia [per tacere di Marx in politica] e molti altri ancora di minore importanza, di origine ebrea, ciò accade perché v'ha lì qualcosa che corrisponde esattamente al versante "malefico" e dissolvente del nomadismo snaturato, che forzosamente predomina tra gli ebrei strappati dalla loro tradizione».