"Postoché la morte è fra le evenienze umane di gran lunga la più probabile, serbi il gentiluomo nell'ultime ore acuto e penetrante l'intelletto e, giacendo egli da più giorni infermo, né traendo sollievo alcuno dai presidii dell'arte medica, non s'abbandoni a rantoli o a comatose sonnolenze, ma sogguardi attento tra le palpebre socchiuse; e se veda il medico stringersi nelle spalle e scuotere il capo, o avverta presso il capezzale un soffocato bisbiglio di notaj, o noti per la casa un certo andirivieni di sarti con drappi neri, o infine s'avveda d'alcun giovane che con nastri metrati annoti la misura sua dal capo alle piante, facciasi vieppiù sospettoso; e come scorga prete alcuno accostarglisi al letto con stola violacea e con sue cassette di noce atte ad allogare olii ed ostie, et oda nel contempo un sinistro tintinnar di campanello, non s'attardi in fanfaluche, ma suoni pel servo suo e facciasi recare l'«abito del trapasso». Si comporrà questa veste d'una tunica bianca di seta cruda lunga infino a' tali (o astragali) e perciò detta «talare», e sovr'essa abbia per tempo fatto ricamare, il detto gentiluomo, l'albero suo genealogico con i nomi scritti ben chiari e per disteso, onde esser tosto riconosciuto dai premorti della sua casata. Le brache voglion esser nere con banda di raso, pure nera; e sian nere anche le calze, e rechino all'esterno del malleolo, ben ricamato in fil giallo di Scozia, il versetto «vanità delle vanità, ogni cosa è vanità». Giusta l'usanza, non porterà il menzionato gentiluomo scarpa alcuna, ma avrà seco, appiccate con fil d'ottone, buone ali di cartapesta fissate a livello dell'omoplate (e voglio ch'esse sian tinte in porporina d'argento con le penne maestre di rosa o d'azzurro). A guisa di copricapo porterà il già citato gentiluomo un cerchio sottile d'oro fino, fissato alle tempie con mollettoni in similoro e cuscinetti in cuoio di Russia argentati a dovere; e abbia frammano un ramo di palma et una cetra a dieci corde sulla quale, perdurando l'agonia, suonerà ad ogni bel tratto convenevoli ariette in gloria del Signore. Recherà il detto gentiluomo appesi alla cintola alquanti giochi di pazienza, detti in Gran Bretagna «puzzle», di duemila e più pezzi, per ristorare la noja grande dell'eternità, ed antologie di parole crociate, sciarade, crittografie e indovinelli, oltre a carte da gioco, dadi, scacchiere portatili, bersagli scozzesi per freccette, roulettes e tappeti verdi. Il testamento suo voglio sia oltremodo bizzarro, e costringa gli eredi a vergogna e rossore di viso (come di chi sia costretto ad andar senza brache per un anno, o a corteggiar vecchie, o a far atti comunque disdicevoli). Contravvenga il gentiluomo nell'ultime ore sue ai voleri del medico, e facciasi recare vino spumante, imbandigioni di carne di diverse sorti, sigari d'Avana e sovr'ogni cosa si giaccia con donne di basso affare (e meglio se sian cameriere de' suoi nepoti o figlie della balia sua) e questo faccia in cospetto degli eredi. E carichi l'arme sua e del suo primogenito sul punto d'onore d'uno scudetto d'argento alla fenice d'oro linguata di rosso, antica usanza e felice augurio d’immortalità del medesimo, acciò che sempre gl’intravenga bene ed abbi allegrezza, gaudio e solazzo".

Da Scappa scappa galantuomo, di M. Rusca e T. Parmeggiani (1971).