Negli anni '20, nell'allora Unione Sovietica si verificò un'ondata impressionante di violenza minorile: lo testimonia il fatto che i legislatori decisero di ridurre da 16 a 14 anni l'età per l'impunibilità. Ma il problema non si risolse e, nell'aprile del 1935, una nuova legge stabilì che già a 12 anni di età un ragazzo potesse subire la pena di morte.
Che cosa era successo? Semplice, era stata abolita la famiglia.
Il 19 dicembre 1917 fu emanata la prima disposizione sul divorzio, la quale sanciva che bastasse la richiesta di uno solo dei coniugi per ottenerlo. Il giorno seguente fu emanato un decreto riguardo alla sostituzione del matrimonio religioso con quello civile. Il legislatore sovietico ottenne lo scopo di laicizzare questo istituto e di sostituire al sacramento del matrimonio un semplice contratto pubblicamente registrato. Successive norme del '27 equipararono il matrimonio di diritto a quello di fatto. Le conseguenze?
Il tasso di natalità dal 1929 al 1936 scese drasticamente. Si impennò il numero degli aborti; nel periodo '34-'35 nei villaggi si registrarono circa 243 mila nascite e circa 324 mila aborti, mentre nelle città queste cifre furono rispettivamente 375 mila e 574 mila circa. A Mosca, epicentro del regime, le cifre nel '35 furono impressionanti: 70 mila nascite, 155 mila aborti. E, fatto ancor più drammaticamente significativo, la paternità, nella Mosca di quell'anno, fu dichiarata solo dal 7,4 per cento dei genitori, mentre la rifiutò il 25,4 per cento e ne tacque il 62,2 per cento. Quell'anno a Mosca i divorzii furono oltre 2 mila, pari a circa la metà dei matrimonii.
La situazione era tanto grave che il regime dovette fare marcia indietro. Nel settembre '35 abolì il matrimonio di fatto e rese assai più difficile il divorzio.
In conclusione, quanto sopra riferito - per il quale si ringrazia il blog Berlicche - conferma la fuorviante inutilità di parlare solo in termini di volta in volta limitati a «comunisti», «bianchi-anglosassoni-protestanti», «giacobini», «massoni», «neoconservatori», «liberali» e così via. La dizione corretta ed onnicomprensiva è semplicemente «moderni», ovvero «indemoniati», perché c'è una sola mano dietro la suddetta abolizione della famiglia sovietica e dietro la contemporanea deportazione statunitense delle comunità di immigrati europei (famiglie "allargate" tradizionali, cattoliche e pertanto prolifiche, spesso smembrate e talvolta nebulizzate con l'alibi dei piani regolatori della nuova urbanistica). Ed è la stessa mano che aggredisce la famiglia, unica garante ormai rimasta, quando rimane, di un minimo di autosufficienza e perciò di libertà; la stessa mano che aggredisce la famiglia, si diceva, con la lusinga abortista, col piffero [di Hamelin] pornografico,* con l'esca divorzista e con i campanacci, le trombette, i putipù e gli scetavajasse di Mangiafuoco, tutti inneggianti al Paese dei Balocchi della necrofilia occidentale.


* L. Alfini commenta l'argomento così. "Corollario della liberazione sessuale | proposta come «calo delle braghe» coatto, | è la contraccezione | imposta (col nome di «controllo demografico») | ai paesi in via di sviluppo, pena | la sospensione degli aiuti per lo sviluppo. | Ora, se c'è un modo infallibile per distruggere | un paese, questo è evitare che i suoi abitanti | si riproducano | (strategia diabolica, che svela la natura | dello stratega). Non solo suicidio, | quindi, quello dell'occidente, ma | istigazione al suicidio di chi occidentale | non è, solleticandone gli istinti più bassi. | Ed è così che le truppe col culo di fuori | fan più danni di quelle in uniforme".

Qui non si biasima tanto la contraccezione tout court (che in ogni caso si configura come rifiuto della volontà divina), quanto quella disposta ope legis (come in Cina e come in tutti i paesi che sottostanno al ricatto occidentale «aiuti economici = controllo demografico») o incoraggiata tramite i suggerimenti mediatici che implicitamente equiparano i figli alle mutande (l'assenza dei primi permettendo l'abbandono tempestivo e soprattutto ubiquo delle seconde).
Circa lo spauracchio del sovrappopolamento, invece, che rappresenta un pericolo concreto, si deve pur dire pane al pane e vino al vino. Chi ha voluto abbassare il cosiddetto «tasso di mortalità infantile», sottraendo al Padreterno il compito (non sempre ingrato, se è vero che "muor giovane colui che al Cielo è caro") di sfoltire l'umana progenie? Non è forse lo stesso qualcuno che ora farnetica di depopolamento? Per giunta, mentre l'eugenetica tradizionale garantiva la sopravvivenza dei più robusti (che non sempre erano i più ricchi), quella moderna pensa solo ai più ricchi (che non sempre sono i più robusti).