Diceva bene Evola,* ironicamente identificando l'idealismo con la fede: "Un idealista messo alla tortura dovrebbe giudicare «razionale» e «voluta da lui» (cioè dal suo vero io) la situazione in cui si trova, perché «reale», e dovrebbe considerare come fisima e velleità irrazionale del soggetto empirico, «fantoccio dell'immaginazione», la sua sofferenza". In effetti, se si spinge il ragionamento fino alle sue estreme conseguenze, fede ed idealismo combaciano perfettamente (tant'è che, nel linguaggio corrente, l'idealista - ovvero lo scemo del villaggio [globale] - è caratterizzato da nobile ed elevato sentire).

* Una buffa polemica, avutasi tempo addietro tra due scrittori che peraltro stimiamo, riguarda l'abitudine di premettere l'articolo determinativo al cognome di chi viene citato, abitudine che si biforca in senso elogiativo (qualora il citato sia ben noto) ed in senso denigratorio (qualora il citato ben noto non sia, come accade in ambito giudiziario-poliziesco). La polemica nacque perché uno dei due, tirato in ballo in tal guisa, ebbe a risentirsi; l'altro ebbe buon gioco nel rispondere che René Guénon non si sarebbe certo offeso, nel sentirsi apostrofare come «il Guénon». Bene, tutto ciò solo per segnalare che finora nessuno - a quanto ci risulta - s'è permesso di scrivere «l'Evola», cacofonia che, in assenza dell'apostrofo, sarebbe doppiamente spiaciuta al nostro, vuoi per le sue implicazioni etniche, vuoi per i suoi risvolti politici. Al barone siciliano s'è accennato anche qui.

Non basta, perché sono tutt'uno anche idealismo e filosofia.* Scrive infatti Schopenhauer (ne Il mondo come volontà e rappresentazione, testo che ci è caro): "Dal punto di vista empirico delle altre scienze è convenientissimo assumere il mondo oggettivo come semplicemente esistente; non così per quello della filosofia, che deve risalire ai principii ed alle origini. Solo la coscienza è data immediatamente, perciò il fondamento della filosofia è limitato ai fatti della coscienza, ossia essa è essenzialmente idealistica. Il realismo, che trova credito presso l'intelletto incolto, perché si dà l'aria di essere aderente ai fatti, prende addirittura come punto di partenza un'ipotesi arbitraria ed è perciò un edificio di vento campato in aria, perché sorvola o rinnega il fatto principale, che, cioè, tutto ciò che noi conosciamo si trova nella coscienza".

* Un'analisi molto ben fatta, dell'onnicomprensività dell'idealismo, è quella della Wikipedia, nella pagina omonima. Se si è d'accordo con questa weltanschauung (termine cardinale della storia della filosofia, nel suo chiarire che passiamo il tempo a discutere della rispettiva "visione del mondo", non del mondo in sé e per sé), si può convenire circa l'importanza del veder le cose in modo socialmente condiviso, pena il romitaggio, gli psicofarmaci o il carcere. È così che l'idealismo, lungi dal rappresentare una pia illusione, si rivela efficace strumento politico: quando si può costringere la mente dei sudditi - all'insaputa di questi ultimi - non ha più senso costringerne il corpo. Riguardo a ciò, cogliamo l'occasione per ringraziare quelli di Google, che ospitano gratuitamente queste nostre elucubrazioni sul welt, comprese quelle la cui anschauung non è proprio benevola. Che vuoi di più?