Come se non sapessimo che, in Europa, l'Italia conta quanto il due di bastoni [con briscola a denari], il nostro governo ci invita a mostrare minor attaccamento all'ormai obsoleto concetto di patria. È giusto. Sebbene per questo concetto si sia sacrificato più d'un patriota, vuoi contro i franzosi, vuoi contro 'e spagnuole, vuoi contro gli austriaci e vuoi contro [gli uni o gli altri, a scelta] todeschi o anglo-merrecane, è giusto.
 
Tuttavia, prima che si levasse lo straziante grido di dolore (straziante, ma inaudibile e finallora inaudito da orecchie non savoiarde) dell'intera penisola, la nostra patria non era italiana ma, per esempio, borbonica. Ed anche allora fu strage di patrioti, quasi trecento, non ostante l'opinione contraria che vuole «briganti» questi ultimi e patrioti i contadini che li trucidarono. Analoga vexata quaestio è quella relativa ai mille "bucanieri" - così lo stesso Garibaldi, nelle sue Memorie - che salparono, scortati dalla flotta britannica, dalle Antille alla volta di Marsala. Bucanieri, filibustieri che veleggiarono «dai Caraibi neri - celia il poeta - ai carabinieri»? Sì, perché il tempo cambia le cose: quelle che un secolo e mezzo fa erano truppe piemontesi d'occupazione adesso sono un simbolo di valori tradizionali - ovviamente obsoleti - quali il dovere, il rispetto, l'abnegazione et similia. Non a caso i finora italianissimi carabinieri ora diventano europei.
E fra' Diavolo, brigante o patriota? Prima soldato (colonnello, per l'esattezza, ma impiccato dai francesi con l'uniforme di brigadiere) nell'esercito borbonico ed alleato degli austro-ungarici in Lombardia, contro Napoleone, poi sanfedista, al fianco del cardinale Ruffo e con l'appoggio inglese, che cosa avrebbe detto, di lui, un patriota come Amatore Sciesa? Tiremm' innanz'? E l'eroico Enrico Toti, oggi, se si trovasse in quel di Bruxelles, contro chi lancerebbe la sua stampella?
Non è facile rispondere, al cospetto di tali forche caudine. Luogo deputato al dilemma, infatti, le Forche Caudine ospitarono sia i briganti di fra' Diavolo che i patrioti sanniti del prode Telesino.* Non è facile, e neppure legittimo. Chi siamo noi, per giudicare? Tanto più che saremo giudicati con lo stesso metro col quale giudichiamo.
Da questa angolazione, come la mettiamo con gli statunitensi? Liberatori od oppressori? E coi partigiani? Briganti o patrioti? E con Vercingetorige, patriota schiettissimo? E con Masaniello, patriota e rivoluzionario quanto l'altrettanto patriota e contro-rivoluzionario fra' Diavolo (ancora a proposito del quale va ricordata la rinuncia alla pensione, «preferendo meglio di patir lui e la sua famiglia - cfr. la voce relativa della Wikipedia - che comparire impuntuale e sentirsi rimproverare di esser divenuto colonnello con gli aiuti e co' soccorsi [di chi ne aveva finanziato le imprese]»)?

* Sulle ambascie e sulle ambasciate di questo valoroso condottiero Tito Livio riferisce che, davanti all'alternativa propostagli tra il passar a fil di spada tutti i legionari catturati o il non torcer loro un capello (guadagnandosi in tal modo l'innocuità di Roma, nel primo caso, o la di lei riconoscenza, nel secondo), costui non fece né questo, né quello, non ostante l'avviso per cui «tertium nullum consilium esse».