Effettivamente, visto che il maneggio del denaro è tradizionalmente considerato una cosa sporca, sebbene utile, l'esattore delle tasse (strozzino o no che sia) può ben affiancarsi a figure quali il conciatore di pelli, lo svuotacessi, il macellaio, il boia ed il becchino, ovvero ai paria indiani ed ai burakumin giapponesi.
Spesso, è vero, abbiamo accomunato Banca e Mercato, contrapponendoli evangelicamente al Tempio. Ma è altresì vero che l'evangelista (Giovanni, II, 14) distingue tra il mercante e il cambiavalute, ovvero tra "creazione di denaro dal creato" e "creazione di denaro prima dal denaro e poi dal nulla".
Allora il vero fuori-casta è l'usuraio.
Il guaio, però, è che adesso siamo quasi tutti fuori-casta, dopo almeno tre secoli di livellamento democratico e, peggio ancora, di imbastardimento multi-etnico.* Tutti usurai, dunque, costretti come siamo a maneggiare luride banconote? Luride e contaminanti sia in senso materiale che in senso spirituale; affini sicché, per un lato, agli escrementi e, per l'altro, al sangue, ovvero ai due tabù legati ai mestieri che si elencavano all'inizio.

* D'altronde, anche questo era previsto. L'umanità dell'età aurea, stante l'immacolata purezza della sua conformazione genetica (anteriore, in termini biblici, alla macchia del peccato originale) non conosceva la divisione in caste. Più che al difuori delle caste, ne era quindi al disopra. Specularmente, in una sinistra parodia del motto che vuole "ciò che è in alto come ciò che è in basso", l'umanità attuale è al disotto delle caste.

Ma non è possibile che noi si sia tutti usurai. Se non altro perché loro sono al potere e, democrazia nonostante, la quasi totalità del genere umano, cioè noi, no. Il buffo della situazione, tuttavia, lo segnala un anonimo che ama - amava, a dire il vero - firmarsi «pseudo-Blondet»: "Questa gente pratica l'eugenetica. Si incrociano solo con altri della stessa pura razza ariana. I loro figli sono alti e smilzi, dalla carnagione chiarissima (carattere spesso nascosto da una perenne abbronzatura vacanziera).* Similmente ai giudei, la purezza etnica viene mantenuta per RNA mitocondriale, cioè per via femminile. Mentre a voi, tramite i media 'politicamente corretti', predicano che è bello 'mescolare le razze', per loro il colore scuretto della pelle è un marchio d’infamia che rimarrà per sempre nei geni della stirpe".

* Del tutto fuori tema [?], sulla bianchezza dell'incarnato mette conto segnalare la seguente citazione di Enoch (per il quale si rimanda alla sempre puntuale Wikipedia) - dall'omonimo testo sapienziale, 106, 6 - fatta da B. d'Ausser Berrau nel suo De Verbo Mirifico. «Dopo qualche tempo, mio figlio Matusalemme prese una moglie per suo figlio Lamek e costei rimase incinta da lui e generò un figlio. Ed era la sua carne bianca come neve e rossa come rosa e i capelli del suo capo e la sua chioma erano come bianca lana e belli erano i suoi occhi e, quando li apriva, illuminava tutta la casa come il sole e tutta la casa risplendeva assai. E quando suo padre, Lamek, ebbe paura di lui, fuggì. E venne da suo padre Matusalemme». Commenta d'Ausser Berrau: "Viene ora da domandarsi il perché di tanto timore per l'aspetto di quel neonato cui sarebbe poi stato dato il nome di Noè; il motivo lo indica espressamente Lamek nella descrizione che, del figlio, fa a suo padre: «Mi sembra che egli non sia nato da me, ma dagli angeli, e temo che ai suoi giorni avverrà un prodigio sulla terra»". E conclude: "Riguardo all'aspetto di Noè, si deve considerare la frequenza dello pseudo-albinismo neonatale nei rossi e - tratto indicativo della monogenesi della specie umana - anche presso i neri aborigeni australiani".