Di quando in quando giova prendere in mano l'Imitazione di Cristo, quest'aureo ed anonimo libriccino, ed aprirlo a caso, come talvolta s'usa fare con l'I-king.
La frase che stavolta salta agli occhi è la seguente: "Come uno è dentro, così giudica fuori. Chi è puro di cuore è tutto preso dalla gioia, per quanto di gioia può esservi nel mondo. Se invece, da qualche parte, ci sono tribolazioni ed angustie, queste le avverte di più chi ha il cuore perverso".
Bella considerazione. Fa sospettare che tanti blogger, chi scrive non escluso, non solo siano vittime di questa perversione, ma che, senza volerlo, facciano il gioco dell'Avversario, instillando dubbii, denunciando (per giunta, non senza vanità) le imposture dei potenti e, in breve, seminando panico. È quanto vuole Satana. E noi, pensando di smascherarlo, ci facciamo infinocchiare fino al punto in cui, di fatto, ci arroghiamo un diritto che spetta solo all'Unico: giudicare.* A conferma della nostra incompetenza in materia, basti pensare solo al senso di frustrazione e di inanità che ce ne deriva.


* È pur vero che questo diritto spetta anche, per delega, all'autorità sovratemporale e, mediante quest'ultima, al potere temporale (in questo caso, giudiziario). Ma il potere temporale, dall'emblematica autoincoronazione di Napoleone in poi, ha perso questo diritto. E l'autorità sovratemporale, il cui silenzio era d'oro perché manifestato tramite l'argentea parola regale, adesso tace d'un silenzio di piombo. Abbiamo sbagliato. Facciamo ammenda, allora, e cerchiamo di trovare del bello e del buono anche nella spazzatura che ci circonda. Non è facile (e certamente sbaglieremo ancora), ma non c'è alternativa. I bambini giocano pure con la spazzatura, e vi gioiscono.

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A proposito dell'Imitazione citata sopra, può succedere che a qualcuno dia fastidio il tono un po' smielato di tante espressioni cristiane (più cattoliche che ortodosse, in verità). In tal caso basta rivolgersi a fonti precedenti, come il Platone - Repubblica, libro terzo, passim - sottostante, le cui osservazioni sono utili anche a risolvere il problema dell'omnia munda mundis (se tutto è bene, per i buoni, come possono costoro riconoscere il male?).

"I giovani onesti appaiono sempliciotti e facilmente ingannabili, perché non hanno dentro di loro passioni analoghe a quelle che agitano i disonesti.
Ecco perché, ad esempio, il buon giudice non dev'essere un giovane, ma un vecchio che ha imparato tardi che cos'è l'ingiustizia, senza averla sentita presente nell'anima come un qualcosa di proprio, e che solo dopo un lungo periodo di tempo arriva a comprenderne la natura di male, per averla studiata negli altri come un vizio a lui estraneo, grazie cioè alla scienza acquisita e non per esperienza personale.
[...] L'uomo scaltro e sospettoso del male, colui che ha commesso molte ingiustizie, quando ha a che fare con i suoi simili appare abile e smaliziato, perché si basa sui modelli che ha dentro di sé; quando invece incontra persone oneste e più anziane si rivela uno sciocco, perché diffida a sproposito e ignora la sanità di costumi, di cui non possiede modelli".

Intorno all'impiegato statale (giudice, sbirro o usciere che sia) chi scrive, pensando a suo nonno che si onorava di "lavorare al servizio del Re e perciò al servizio di Dio", ha aggiunto due righe qui.