Nella sua ignoranza, chi scrive non ha ancora capito perché un termine quale «cazzo» sia più ignobile dell'omologo «pene». Eppure entrambi si riferiscono a parti (come, idem, «fica» e «vagina») della Creazione che, per quanto un po' vergognose, il buon Dio ci ha dato. Vergognose nel loro richiamare alla mente escrezioni, secrezioni e concrezioni sulle quali è meglio tacere? Transeat. Ma allora, perché un termine sì e l'altro no? Ma mi si faccia il piacere [di azzittirsi].*
Al riguardo, l'inimitabile GGB propone quanto segue. "Er cazzo se pô di' radica, ucello, | ciscio, nerbo, tortore, pennarolo, | pezzo-de-carne, manico, cetrôlo, | asperge, cucuzzola e stennarello. | Cavicchio, canaletto e chiavistello, | er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo, | attaccapanni, moccolo, brugnòlo, | inguilla, torciorecchio e manganello. | Zeppa e batocco, cavola e turaccio | e maritozzo e cannella e pipino | e salame e sarciccia e sanguinaccio. | Poi scafa, canocchiale, arma, bambino, | poi torzo, crescimmano, catenaccio, | mànnola e mi’-fratello-piccinino. | E te lascio persino | ch’er mi’ dottore lo chiama cotale, | fallo, asta, verga e membro naturale. | Quer vecchio de speziale | dice Priàpo; e la su’ moje pene, | segno - per Dio - che nu' je torna bene".

* Termine volgare, ovvero "popolare", «cazzo»? Può darsi, visto che l'etimo ne è tuttora oscuro. C'è chi lo fa risalire ad un "piccolo capo", citando il «cazzotto» derivato da "capezzotto". Può darsi. C'è chi farnetica sul maschio dell'oca, cioè l'«ocaccio», chi delìra sull'albero maestro (in greco, acàthion) delle imbarcazioni, chi suppone un'improbabile maschilizzazione della parola «cazza» ("mestolo", peraltro attestata - ma non in questo senso - già nel '200) e chi addirittura si rifà all'eroico kalòs kai agathòs ("bell'e buono"). Può darsi. Vox populi, vox Dei. Né può affermarsi che un'espressione gergale sia, per ciò solo, volgare. Ne è prova il lemma «coglioni», sul quale abbiamo già indugiato, che vanta auliche ed illustri origini.