C'è una sottile ironia, tra mito e leggenda, nell'aver voluto infrangere il non plus ultra tradizionale delle colonne erculee e nel conseguente ritrovarsele, queste colonne, nel simbolo dell'oppressione globale. Come è noto, infatti, la S che nel dollaro vi figura intrecciata è tutto ciò che resta della banderuola recante il monito in questione.
Fu il giovanile ardore di Prometeo o la demenza senile di Ulisse? Il poeta - Inferno, XXVI, 106-109 - non ha dubbio alcuno: "Io ed i compagni eravam vecchi e tardi | quando venimmo a quella foce stretta | dov'Ercule segnò li suoi riguardi, | acciò che l'uom più oltre non si metta". In ogni caso, la punizione dei due è simile, ancorché speculare: Prometeo condannato alla fissità della roccia, Ulisse all'inquietudine dell'onda. Anche il reato, pertanto, è lo stesso: furto. Furto aggravato, per giunta, sia dall'esser stato perpetrato a danno degli dèi che dall'aver voluto camuffarlo in termini di «progresso». Consiglio fraudolento, lusinga serpentina e meritato contrappasso.