Nella Sua infinita lungimiranza, il Signore ha voluto far sì che anche le diavolerie moderne ce l'avessero, un lato buono.
Ci riferiamo ad internet e, più esattamente, ai blog che vi proliferano, perché l'impossibilità di allacciare contatti umani non esclusivamente verbali vi si trova ad esser compensata dalla varietà di voci che, in tal modo, si possono ascoltare (voci che, vuoi per l'ambiente dal quale provengono, vuoi per la selezione istintivamente operata dal tono o dalla cadenza, non avremmo altrimenti mai avuto modo di ascoltare).
Orbene, quanto precede mira a motivare lo stupore che, da qualche tempo, pervade chi scrive, tenutario di un blog inizialmente dedicato al solo dialogo interreligioso e poi, via via, nonostante l'irta recinzione d'aulica incomprensibilità, visitato nottetempo anche dall'ateo.
Si parlava di stupore. Ciò perché, nella nostra ingenuità nativa (corroborata da un precoce rimbambimento senile), pensavamo che qualsiasi nostro simile, qualora in possesso di una buona cultura, una certa sensibilità, una discreta informazione su [come gli viene esposto] quanto accade nel vasto mondo e, post hoc, ergo propter hoc, un'inflessibile severità nel rampognare la Chiesa sia del rampognabile che dell'irrampognabile, questo nostro simile, dicevamo, fosse altresì in possesso della disincantata e un po' amara fermezza di chi non crede più nelle favole.
Non è così.
La quantità di favole in cui costoro credono, e con disarmante candore, è stupefacente. Si va dall'«otto per mille prelevato con l’imbroglio che, in caso contrario, poteva essere suddiviso equamente, o andare allo Stato per finanziare progetti sociali, o andare all’erario per ridurre le tasse» alla definizione dei partiti e dei sindacati come «organizzazioni laiche che servono all’esercizio delle funzioni dello Stato ed alla tutela dei lavoratori e che rappresentano, bene o male, la volontà di chi li anima e di chi li frequenta»,* attraverso l'indefettibile fede nelle magnifiche sorti e progressive, testimoniata - in modo alquanto sgrammaticato - dal «fatto che la gente non è abituata a pensare, il che non è una buona ragione per continuare a non farla abituare, anzi, se li si stimola, almeno i più giovani, magari prima o poi imparano, ma se si continua con le pappette pronte e con i catechismi indiscutibili, che vengano dalla scuola o dalla chiesa o dalla famiglia, allora evidentemente li si vuol lasciare così».


* Per giunta dette associazioni vengono non solo precisate «sottoporsi alla verifica del popolo, consultare la base ed assoggettarsi ad elezioni», ma, almeno i sindacati, considerate indispensabili, perché, «senza di loro non avrei le garanzie sul lavoro che ho e non avrei rappresentanza per i rinnovi dei contratti».

Quel che appare ancor più sorprendente è l'ammissione, da parte dei meno sprovveduti, di «qualche stortura» dovuta a comprensibile «debolezza umana» dei componenti le istituzioni summenzionate, ferma però restando l'indiscutibile bontà delle istituzioni medesime. Eppure tanta magnaminità non viene mai adottata nei confronti di quella che, dal loro punto di vista, è l'analoga istituzione ecclesiastica.
Qui gatta ci cova.