Da due o tre secoli, propagata come solo una propaganda fides può essere propagandata (brutto participio, che ricorda l’analogo della polizza «disdettata»), la fola secondo cui l’uomo moderno è più alto dei suoi predecessori imperversa.
Al riguardo, merita attenzione il saggio di P. Possenti Biotipo britannico ed italico nell’epoca attuale, relativo tra l’altro alla statura del miles romanus e dei suoi corrispettivi sia celti che, per esempio, macedoni (il pretoriano dovendo esser alto almeno un metro e ottanta e l’analogo trace almeno due metri). Si dirà che anche i nostri corazzieri non scherzano, ma si sarà in tal caso costretti a tacere sull’imbarazzante statura di chi è scortato da questi ultimi, perché a) “l'imperatore trace Massimiliano - ibidem - era alto oltre due metri e si circondava di soldati di pari forza e statura” e b) “i romani non dovevano esser da meno, se un console accettò di battersi sotto le mura di Chiusi contro un re celta, uccidendolo”.
Da parte nostra, due sole considerazioni: con quale coerenza a) si esalta la dottrina evoluzionista della sopravvivenza del più forte e poi, tra fecondazione artificiale ed ingegneria genetica, si pratica una selezione alla cieca, se non alla rovescia? e b) si gongola per l’ottenuto abbassamento della mortalità infantile e poi si legalizzano aborto e contraccezione (ulteriori cause, a loro volta, di selezione alla cieca, se non
alla rovescia)?
Tutto ciò, passando sotto silenzio il
«problema» (causato dal suddetto abbassamento della mortalità infantile) del boom demografico, problema che - a quanto pare - si intende risolvere lasciando sopravvivere solo i più facoltosi esemplari della nostra specie. Più facoltosi, cioè - in perfetta neolingua - migliori (più robusti, più alti, più temprati, ecc.).