Dopo l'ennesima aggressione, ad opera di maschii «abbronzati», ci si può forse chiedere se il burqa allontani il rischio di stupro.
Povere femministe. Si sono liberate del maschio scolorito ed ora vivono nell'incubo di quello «di colore». Quale colore? Uno qualsiasi, purché non sbiadito.
D'altronde, a ben vedere, da almeno cinque o sei secoli il cancro del pianeta è il maschio bianco, il viso pallido per il quale "una parte di terra è uguale all'altra, perché è come uno straniero che arriva di notte e alloggia nel posto che più gli conviene. La terra non è sua madre, anzi è sua nemica e, quando l'ha conquistata, va oltre, più lontano".
Sono le memorabili parole di un pellerossa. L'uomo bianco "tratta sua madre, la terra, e suo padre, il cielo, come se fossero null'altro che cose da acquistare, prendere e vendere, come si fa con i montoni o con le pietre preziose. Il suo appetito divorerà tutta la terra e a lui non resterà che il deserto. Non esiste un posto normale, nelle città dell'uomo bianco. Non esiste un posto per vedere le foglie e i fiori, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. L'aria è preziosa per l'uomo rosso, giacché tutte le cose respirano la stessa aria: le bestie, gli alberi, gli uomini tutti respirano la stessa aria. L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira.
Dov'è finito il bosco? È scomparso. Dov'è finita l'aquila? È scomparsa.
È la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza".