La Wikipedia si fa via via più necessaria, almeno per lo scrivente, sia perché, a differenza dell'enciclopedia cartacea, è rapidamente consultabile (per giunta, senza dover prima inforcare gli occhiali), sia perché fornisce un quadro d'insieme - su argomenti della più varia natura - largamente condiviso. Ciò non impedisce ad alcuno, ovviamente, di tenersi ben strette le proprie opinioni su questo o su quel tema particolare; in generale, tuttavia, essa rappresenta un buon terreno comune.
A proposito del latino pontefice massimo, per esempio, la Wikipedia esime dall'obbligo di introdurne la figura. Un semplice rimando alla voce relativa permette - sia a chi scrive che a chi legge - di condividere i seguenti assunti fondamentali: a) rappresenta la massima autorità religiosa; b) il potere temporale gli è subordinato e c) non di rado lo stesso individuo impersona entrambe le suddette due cariche (a norma di Legge, nel caso di Numa Pompilio; abbastanza anormalmente, nel caso di Giulio Cesare e dei suoi epigoni).
Omettiamo ogni critica all'etimo 'wikipedico' di pontifex, l'unico ponte del quale era verso l'alto, e fermiamoci alla questione delle due investiture, celeste l'una (per il papa), terrena l'altra (per l'imperatore, tramite il papa). Abbiamo già visto, in più di un luogo precedente, come le cose andassero in questo modo sia nel Giappone di cinque o sei secoli or sono che nella Roma di oltre un millennio fa. Ed è questa anche la posizione di R. Guénon, che ha spesso ribadito la necessità di distinguere la casta sacerdotale da quella regale, laddove J. Evola faceva notare che, in tempi più remoti, sacerdote e re coincidevano. Al riguardo, senza scomodare gli egizii, basta tornare a Numa Pompilio,* per il quale si rinvia nuovamente alla Wikipedia (nella relativa pagina della quale è citato il bel passo di Virgilio sul re "dalla barba e dalla chioma bianche" qui legibus urbem fundabit).


* Del resto, a conferma del fatale deterioramento delle cose (dovuto vuoi alla senescenza e vuoi alla superbia), che fa di noi moderni dei sotto-casta, il dato tradizionale insegna che nell'età aurea tutta l'umanità apparteneva ad una sola sopra-casta.

In ogni caso, che si tratti o no di una sola persona, l'importante è subordinare il guerriero (il magistrato, il funzionario, ecc.) al sacerdote, come nel caso - anch'esso certo non recente - dell'«orso» Artù e del «cinghiale [caledonio]» Merlino. Per questo abbiamo definito normale Numa (nessuna guerra avendo insanguinato i quarant'anni del suo regno) ed anormale Cesare, la cui ambizione smodata non si confà davvero ad un pontefice. Ma torniamo a quest'ultima figura, rivestita da un imperatore romano fino al IV secolo dopo Cristo e poi ceduta ad un vescovo cristiano (il che fa della Chiesa l'unica e vera erede della latinità), che si vuole istituita dal Numa in questione. Intanto, un'occhiata alla numismatica - ci si passi il calembour, dovuto alla derivazione da Nòmos ("Legge") sia di nòmisma ("moneta") che di un nome come Numa - ci fa subito notare la differenza tra l'olimpica serenità del secondo re di Roma e la carnale caparbietà (jattanza, secondo Virgilio) del quarto.


Inoltre, sempre a proposito di Numa e delle competenze del pontefice, desunte vuoi dalla tradizione etrusca o vuoi da quella sabina, ma comunque universali, ricordiamo - con Plutarco - l'istituzione del collegio delle vestali e quello dei feziali (sacerdoti-magistrati il cui compito era costituito quasi esclusivamente dalla salvaguardia della pace),* nonché le corporazioni d'arte e di mestiere (ovvero i collegia fabrorum opificumque consacrati a Giano, divinità alla quale Numa dedicò il mese - creato allo scopo - di gennaio e sul cui colle - il Gianicolo - fu seppellito). Circa tali corporazioni, vera gloria medioevale, è appena da sottolinearne la matrice massonica tradizionale.**

* Altro collegio era quello dei salii, già citati qualche tempo fa, sacerdoti-guerrieri non belligeranti.

** Come già detto altrove, l'aggettivo «tradizionale» si oppone a «moderno» fino a far di quest'ultimo un sinonimo del prefisso «pseudo». Circa la Massoneria, si potrebbe addirittura affermare - ma sarebbe ingeneroso nei confronti di Guénon, cui dobbiamo tanto - che essa o è operativa o non è. Su questo punto controverso vogliamo citare il seguente passo del "Regolamento della confraternita degli scalpellini germanici" (più noto come "Statuto di Strasburgo"), del 1464, per il quale siamo debitori al sito Ver Sacrum: “Chiunque voglia intraprendere un’opera muratoria senza che egli sia pratico del lavoro, o che non abbia servito presso uno del mestiere, [...] non deve in nessun modo accettare tale lavoro”. E, per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa: “Non può essere ricevuto nell’Ordine alcun uomo del mestiere o Maestro che non si accosti nell’anno ai sacri sacramenti, [o] che non tenga ordine cristiano”. D'altra parte, ferma restando l'obbedienza ecclesiastica, va detto che lo stesso pontifex è un opifex il cui ponte, benché virtuale, non perciò è meno «operativo».

Infine, per porre fine a quest'articolo cominciato con la Wikipedia, chiudiamo con un'osservazione sulla colà ventilata possibile inesistenza di un Numa in carne ed ossa, eventualità che - essendo il visibile un mero riflesso dell'invisibile - ci lascia del tutto indifferenti. L'osservazione, eccentrica solo a prima vista, di cui parliamo è tratta dalla Naturalis historia di Plinio «il vecchio» (II, 147): "È stata registrata una pioggia di latte e sangue, sia sotto il consolato di Manio Acilio e Gaio Porcio che in molti altri casi; inoltre una pioggia di carne sotto il consolato di Publio Volumnio e Servio Sulpicio. E la carne, quella che gli uccelli non avevano razziato, non imputridiva. Una pioggia di ferro cadde in Lucania, un anno prima che Marco Crasso venisse ucciso dai parti [...]. Sotto il consolato di Lucio Paolo e Gaio Marcello, piovve lana nella zona del forte di Conza, vicino al quale Tito Annio Milone fu ucciso un anno dopo. Mentre costui veniva processato, si ebbe una pioggia di mattoni cotti, registrata negli atti ufficiali di quell'anno". Fesserie? È più che probabile, visto che l'autore ha anche il coraggio di dire (ivi, 140) che exstat annalium memoria sacris quibusdam et precationibus vel cogi fulmina vel impetrari ("si attesta negli annali che i fulmini sono condizionati o [addirittura] ottenuti con riti sacri ed invocazioni"). Fesserie, però, alle quali chi scrive - nella sua incurabile stupidità - crede. Dal cielo può scendere veramente di tutto. E i nostri amorevoli governanti, che lo sanno, ci vogliono tutelare metallizzando la volta celeste.