Ce la siamo presa col Caravaggio, recentemente, pace all'anima sua. Ciò nonostante, gli abbiamo dedicato non poco spazio, sia nella pagina 'a resata (vedi), che in qualche post (vedi,* ad esempio) del blog Omnia bona. Il fatto è che dispiace constatare come tanta perizia sia stata sprecata, anziché venir impiegata nell'edificazione dello spettatore. Per dir meglio, irrita constatare come tanta perizia sia stata impiegata nella demolizione [dell'attore e pertanto] dello spettatore. 


* In particolare, non si possono attribuire quelle labbra al Cristo. Per un paragone, se non le si è già viste nel post (qui) in cui si confrontano van Eyck ed il Caravaggio, ecco - vedi - labbra più idonee alla bisogna.

Aveva ragione N. Poussin - citato nella pagina della Wikipedia intitolata al Caravaggio - a definire quest'ultimo "venuto per distruggere la pittura". In effetti, come dicevamo qualche giorno fa, non si può dare sistematicamente al sant'uomo la faccia del gaglioffo; se lo si fa, lo si fa per lucida e deliberata scelta. Quale? La solita, quella del Maligno, che dovunque mette lo zampino rovescia le cose, scimmiotta la prassi consolidata, butta in parodia quel che esige gravità, fa "del cul trombetta" e non flauto della bocca.
Inoltre, nel post precedente (ovvero «più vecchio», qui), abbiamo commemorato la scoperta dell'acqua calda, ossia il fondamentale conservatorismo del cosiddetto «popolo» (o manzoniana folla che si preferisca), scoperta oggi calata a bella posta nell'oblìo, sottolineando l'immancabile presenza di una élite scesa dall'alto in ogni rivoluzione salita dal basso. In proposito, tornando al Caravaggio, è vero che costui non sortì da magnanimi lombi, ma è altresì vero che fin da piccolo visse in ambienti aristocratici e che il padre era un magister della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.* Niente niente, è lo stesso atteggiamento di alcuni rappresentanti la «sinistra» d'oggi, o il «68» di ieri, con jeans sdruciti ed orologio d'oro?

* Sul tema massonico, non priva di importanza ci pare la vicenda - per la quale si rimanda ancora alla Wikipedia - intercorsa tra i cavalieri di Malta ed il nostro, espulso dall'Ordine (di cui pure faceva parte, sebbene in qualità di 'cavaliere di grazia', rango inferiore a quello di 'cavaliere di giustizia') perché «membro fetido e putrido».

Analogo discorso potrebbe farsi circa la pletora di personaggi, accomunati dall'atmosfera torbida e oscura (sulfurea, per l'esattezza) tipica dei quadri caravaggeschi, che da sempre ci ammorba coi miasmi della sua «maledizione». E non pensiamo solo agli artisti (poeti, romanzieri, pittori, musicisti e cantanti, per tacere del Parnaso d'oggi, al secolo Hollywood) dediti al culto di un occulto lunare e ctonio su cui torneremo - a Dio piacendo - in un prossimo post, ma anche agli eredi di chi fregiò la sua Traumdeutung dell'emblematico flectere si nequeo superos, Acheronta movebo (Eneide, VII, 312), fingendo di ignorare che - ivi, 126-9 - "è facile scivolare in basso, mentre difficile è scalare un gradino dopo l'altro" (facilis descensus Averno, | noctes atque dies patet atri ianua Ditis, | sed revocare gradum superasque evadere ad auras, | hoc opus, hic labor est).