Da un sito che apprezziamo molto, Sufi.it, trascriviamo alcuni passi dell'Aqida di al-Tahawi. Abbiamo tradotto Allah con "Dio", Shari`a con "Legge" e reso Qibla - in quanto corretto orientamento - con "rettitudine". Segnaliamo inoltre, sebbene sia ovvio, che `Isa ibn Maryam è Gesù, [figlio] di Maria e che le citazioni tra parentesi si riferiscono all'omonimo capitolo coranico.
15. Dio è sempre stato il Signore, anche quando non esisteva alcunché di cui essere signore. Ed è sempre stato il Creatore, anche quando non esisteva alcunché di creato.
19. Egli ha assegnato un destino ad ogni creatura.
20. Ed una durata di vita fissa.
43. Egli sapeva, prima dell’esistenza del tempo, l’esatto numero di coloro che sarebbero entrati nel Giardino e l’esatto numero di coloro che sarebbero stati mandati nel Fuoco. Questo numero non verrà aumentato, né diminuito.
44. Altrettanto vale per tutte le azioni compiute dalle persone, le quali si verificano esattamente nel modo in cui Dio sapeva che sarebbero state realizzate. Ciascuno di noi viene indirizzato verso ciò per cui è stato creato ed è l’azione con la quale attua ciò per cui è stato creato a dettare il suo destino. Coloro che sono fortunati sono fortunati per decreto di Dio; coloro che sono disgraziati sono disgraziati per decreto di Dio.
45. L’esatta natura del decreto è il segreto della Sua creazione. [...] Rifletterci troppo e cercare di addentrarvisi porta solo disorientamento e sfocia nella ribellione. Siate dunque estremamente cauti nel pensarci o nel lasciare che vi assalgano i dubbi, poiché Dio ha tenuto la conoscenza del decreto lontana dagli esseri umani e ha proibito loro di indagare su questo. Dice infatti nel Suo Libro: “A Me non sarà chiesto conto del Mio operato, ma a voi sì” (al-Anbiya’, 23). Pertanto, chi si chiede perché Dio abbia fatto qualcosa va contro una sentenza del Libro e chi va contro una sentenza del Libro è un infedele.
60. Sia la certezza che la disperazione allontanano dalla religione, ma per le persone rette il sentiero della verità si trova tra queste due.
75. Quando la nostra conoscenza di qualcosa non è chiara noi diciamo: “Dio ne sa di più.”
78. Crediamo negli angeli che prendono nota delle nostre azioni, poiché Dio ce li ha assegnati come due guardiani.
82. Crediamo nella resurrezione dopo la morte e nella ricompensa per le nostre azioni nel Giorno del Giudizio, nell’esposizione delle opere, nella resa dei conti, nella lettura del Libro [...].
84. Sia il bene, sia il male, sono stati entrambi decretati per ogni persona.
85. [...] Dio, il Glorificato, dice: “Io carico sulle spalle di ognuno solo il peso che egli può portare”. (al-Baqara, 286).
87. Dio, il Glorificato, ha caricato sulle spalle delle persone solo il peso che esse possono portare e le persone sono in grado di fare soltanto ciò che Dio ha concesso loro di fare. Questa è la spiegazione della frase: “Non c’è potere e forza se non da Dio”. Aggiungiamo a ciò che non esiste alcun modo di evitare la disobbedienza a Dio, se non con l’aiuto di Dio; e nessuno possiede la forza di mettere in pratica la disobbedienza a Dio - e rimanere saldo in essa - a meno che Dio non glielo renda possibile.
89. I morti traggono beneficio dalle preghiere e dalle elemosine dei vivi.
90. Dio risponde alle suppliche delle creature e dà loro ciò che chiedono.
92. Dio è irato o compiaciuto, ma non nello stesso modo delle creature.
100. Crediamo nei segni dell’Ora, nell’apparizione del Dajjal (o dell’Anticristo, ovvero del preteso Messia) e nella discesa dal cielo di `Isa ibn Maryam, che la pace sia su di Lui, e crediamo nel sorgere del sole dal punto in cui tramonta e nell’emergere della Bestia dalla terra.
104. L’Islam si trova tra l’eccesso e la mancanza, tra il paragonare gli attributi di Dio al creato (tashbih) e privarLo di tali attributi (ta`til), tra il determinismo e il libero arbitrio, tra la certezza e la disperazione.
Ciò che ammalia l'ignorante che scrive, nei versetti precedenti e soprattutto nell'ultimo, è l'equilibrio tra due verità contraddittorie tra loro, eppure indiscutibili entrambe. Ci riferiamo alla responsabilità personale del singolo, circa le proprie azioni, ed all'onniscienza divina, nel Cui eterno presente non si può non leggere anche il nostro futuro.