Quanto segue è tratto da da L. Scaraffia, Rinnegati: per una storia dell'identità occidentale.
"A metà del '500 un navigante delle galere toscane, autore anonimo di una memoria di viaggio, sbarcando per la prima volta a Lampedusa, scoprì l'esistenza di uno strano luogo di culto: una grotta dedicata alla Madonna, a cui si rivolgevano per protezione marinai, pescatori e corsari, dove fra le offerte comparivano anche, insieme alle cristiane, monete 'moresche e turchesche'. «Quella che è cosa degna di ammiraxione - egli scrive - si è che i corsari turchi, nimici de la nostra religione et de la humana generazione, non solamente rispettino e riverischino quel luogo, ma ci porgono i voti e le limosine con più fervore e reverenzia che i medesimi cristiani».
Anche Alonso de Contreras, cavaliere di Malta che, fra la fine del '500 e l'inizio del '600, incrociava il Mediterraneo, offre nelle sue memorie una sorprendente descrizione di questa grotta: c'era un altare, posto sotto un quadro della Madonna, dove si trovavano «molti oggetti che vi hanno lasciato in elemosina i cristiani e vi è perfino del biscotto, del formaggio, dell'olio, delle carni salate, del vino e del denaro» e dall'altra parte della caverna «si vede una tomba dove è sepolto un marabutto turco, uno dei loro santi, a quanto si racconta» e accanto ad esso «le medesime elemosine che alla nostra Immagine Santa».
Si tratta con ogni evidenza di un luogo di culto duplice, cioè appartenente contemporaneamente alle due religioni, spiegabile con la speciale posizione geografica occupata dall'isola. Lampedusa, infatti, costituiva per i naviganti al tempo stesso un pericolo, soprattutto di notte, perché rischiavano di naufragare sui suoi scogli, e un aiuto, perché consentiva di rifornirsi di acqua e di legna. Almeno a partire dal XV secolo risulta che fu acceso un lume notturno per guidare i naviganti: secondo una leggenda siciliana il compito di accendere il lume era affidato a un romito, che viveva nella grotta sacra e che si presentava come cristiano o come musulmano, a seconda della provenienza dei naviganti che sbarcavano. Da ciò il detto, comune in Sicilia, 'romito di Lampedusa' per dinotare una persona di doppia fede.
I doni lasciati nella grotta avevano una funzione molto concreta: «tanto i cristiani che i turchi - precisa ancora A. de Contreras - dispongono di questi viveri affinché, quando passa qualche nave, se uno schiavo riesce a fuggire, egli abbia qualche cosa da mangiare fino a quando passa qualche nave della propria nazione e lo prenda a bordo, a seconda che egli sia cristiano o turco. Ciò accade tutti i giorni».