Un articolo di A. Neri (Tempi interessanti; il peggio deve ancora venire) merita più d'una citazione.
La prima, equiparando disordine, caos ed entropia nella prospettiva dell'adagio classico che vuole «motus in fine velocior», induce a riflettere su quanto il libero arbitrio abbia in sé di deterministico e di coatto, ovvero inconsapevole.*
"Da una dozzina gli Stati Uniti, l’attore statale regolativo a livello mondiale, hanno implementato una strategia di intervento globale. Contrariamente ad altre formazioni imperiali del passato, gli Stati Uniti si sono posti esclusivamente l’obiettivo di vincere un nemico, non di conquistare un territorio. Infatti, dal 2001 in avanti non c’è mai stato alcun vero tentativo di assumere la diretta responsabilità delle conquiste territoriali. L’Iraq è stato conquistato, ma non è stato costruito alcun vero stato. Gheddafi è stato eliminato, ma la Libia non è stata occupata ed è diventata uno stato fallito. L’Afganistan è stato occupato e qualsiasi cosa sia stata costruita non durerà molto, dopo la partenza degli occupanti. La svolta strategica degli americani è una vera novità. Un tempo, le potenze imperiali si ponevano l’obiettivo di costruire un ordine internazionale fatto a loro misura; in un certo senso il loro scopo era quindi quello di ridurre l’eterogeneità del sistema. Oggi il comportamento statunitense è molto diverso. La loro azione mira a eliminare i propri nemici, ma anche a aumentare il disordine. Il loro scopo è quello di aumentare l’entropia nelle aree che ritengono più interessanti. In questo senso gli Stati Uniti sono diventati una specie di diffusore di disordine.** Dal 2001 hanno iniziato una lunga serie di interventi militari, alcuni dei quali non erano proprio ovvii. Di fatto hanno immesso un’enorme quantità di entropia".
Va infatti notato - aggiungiamo noi - che tutte le ultime guerre statunitensi, recenti e no, con o senza la collaborazione europea, si possono definire «vittoriose» solo se finalizzate alla destabilizzazione.


* È la stessa considerazione fatta da chi si chiede se le catastrofi ambientali descritte nell'Apocalisse saranno conseguenti all'invidia degli dei o alla stupidità umana. D'altra parte, senza porsi troppe domande, basterebbe rileggersi la narrazione biblica del Diluvio. Oppure quella della Caduta.

** In questo senso «moderno», «occidentale» e «statunitense [d'America e d'Europa]» sono sinonimi. Un'altra caratteristica che diversifica l'imperialismo odierno da quello dei secoli scorsi è rappresentata dall'insignificanza delle figure che si avvicendano al potere: dopo la regina Vittoria, chi può reggere il confronto con Napoleone, Carlo V, Gengis Khan, Giulio Cesare e così via? Insignificanza - si ripete - ed omogeneità. Tranne rarissime eccezioni (due per tutte: De Gaulle e Putin, non a caso cristiani osservanti), i governanti attuali sembrano ognuno il clone del precedente. Anche il cambio di colore politico, dal rosso al nero e viceversa, o di pelle (come nel caso di un «diversamente bianco»), non influisce in alcun modo sulla continuità di indirizzo. Evidentemente, chi
davvero comanda si cela nell'ombra.

La seconda, discendendo dalla prima, invita a ricordare il monito evangelico circa il non curarsi dell'indomani, stante la già sufficiente cura di un oggi incerto come nei «tempi oscuri» del medio evo.* Tra l'altro, su ciò val la pena di notare come anche il cosciente operato dei servi di Satana, mirante al disordine, si traduca in un incosciente servizio divino, indirizzato all'Ordine.
"Fra tutti gli scenari, esiste sempre uno scenario peggiore. [...] Per esempio, la BCE ha lanciato uno  scenario estremo di stress test, per il sistema bancario europeo, che fa riferimento a un calo dei prezzi delle case di un 20%. Questo significa che in futuro i prezzi delle case potrebbero calare del 30%. Tuttavia, come reagirebbe il sistema bancario nel caso di un vero imprevisto? Cosa succederebbe se vi fosse una guerra civile in Ucraina? Nel caso di un blocco dei rifornimenti di gas russo in Europa, come fluttuerebbero i prezzi delle case? Se a livello mondiale il blocco del gas russo creasse un’improvvisa penuria, i prezzi del metano potrebbero decuplicare come quelli del petrolio nel 1973? Aumenterebbe anche il prezzo del petrolio? Quante case rimarrebbero senza riscaldamento? Che fine farebbero tutte le decisioni razionali che permeano la vita quotidiana della gente? Siamo certi che saremmo in grado di sopravvivere? [...] Che impatto può avere sull’euro l’evidente tentativo statunitense di favorire una guerra civile in Ucraina? Ha senso porsi la questione di uno scenario ucraino peggiore quando in Libia c’è un mezzo milione di disperati? Lo scenario peggiore è sempre peggiore dello scenario che può essere pensato come il peggiore".


* E dire che c'è stato qualche bello spirito che ha parlato di «fine della storia». Sull'incertezza del quotidiano, invece, ancora A. Neri si chiede: "Qual è il senso del calcolo del rischio di una bomba, se noi a causa della crisi perdiamo il lavoro e la casa? Com’è possibile pensare ai doppi vetri, quando in Ucraina sta scoppiando una guerra civile che può mettere al freddo l’intera Europa? Che senso ha l’assicurazione sul rischio terremoto, se stanno fallendo le più importanti banche mondiali?".

La terza, concludendo le due precedenti, pone un serio problema: come si può criticare (o addirittura contrastare) un sistema facendone parte?
"L’esempio migliore è la triste figura dell’impiegato di banca impiccato ad un mutuo acceso nella sua stessa banca. Ne viene fuori una situazione di estrema fragilità. L’impiegato in questione ottiene ciò che vuole, a patto che nel suo futuro non succeda nulla. Per tutto il tempo del prestito (anni ed anni) non può cambiare preferenze soggettive (non può cambiare casa, non può divorziare, non può cambiare lavoro), mentre chi gli ha dato il mutuo, oltre ad avere gratuitamente la sua assoluta fedeltà, può fare di questo poveretto tutto ciò che vuole. Il risultato finale è una figura tragica. Questo disgraziato deve ispirare fiducia. È un uomo silenzioso, talvolta ben vestito, il cui unico scopo della vita è quello di sopravvivere al meccanismo debitorio di cui è vittima, ma anche consapevole carnefice".
Serio problema, dicevamo. E senza soluzione, sia nel caso di chi si sente [ancora e nonostante tutto] inquadrato in una struttura tradizionale come quella statale, subordinata alla Chiesa, sia nel caso di chi si ritiene autonomo, per quanto vincolato ad entità non tradizionali quali il Mercato, la Banca, la Borsa e simili. Da queste ultime, che rappresentano la terza casta oggi egemone,* sostituitasi a Stato e Chiesa, ma incapace di governare, perché non qualificata a farlo, non ci si può aspettare altro che il [ed il progressivo aumento del] Caos.


* Come già detto qua e là, una gerarchia o è piramidale o non è. Lasciare il governo alla pluralità della base, anziché all'unicità del vertice, non ha altro senso da quello antigerarchico - o controgerarchico - della piramide rovesciata. Di nuovo, è facile vedere come l'apparente democrazia moderna, antigerarchica in verbis, sia in realtà un'aristocrazia, gerarchica in factis, di personaggi più o meno blasonati non per sangue, ma per portafogli, più o meno legittimati [a governare] non dall'alto, ma dal basso, più o meno benedetti a rovescio, insomma.