Il volgare, tra 'popolare' e 'popolaresco', forse populista, del 'popolo' e del 'popolino', è la lingua aulica di Dante o la sboccatissima lingua del Belli? E vox populi è vox Dei in ambo i casi? Vulgus vult decipi, s'usa dire, eppure non sempre ci si inganna, a fidarsi di quanto si tramanda, di quanto sopravvive, di quanto è volgarmente detto «tradizione». La stessa superstizione, a rigor di termini caratteristica del superstite, è una sopravvivenza [di usi, costumi, credenze, ecc.] che spiega perché la parola «paganesimo» - da pagus, "borgo" - indicasse allora l'idolatria ed ora possa fare altrettanto col buon vecchio cristianesimo contadino alla Guareschi.
In proposito val la pena di ricordare quanto dice Guénon sulle organizzazioni esoteriche in via di scomparsa (o di eclisse), le quali non possono far altro, per trasmettere l'arca di Noè del proprio corpus simbolico, che travestirlo essotericamente e trasformarlo in religiosità popolare (festa o tabù che sia, Carnevale o Halloween che si preferisca,* ecc.).



Quanto precede vorrebbe fungere da messa in guardia contro l'irreversibilità di qualsiasi affermazione (come l'equivalenza tra pagano e borghese, urbano e compìto, originale e inedito, ecc.). Da un certo punto di vista si può sostenere ogni tesi ed ogni antitesi, giustificandole entrambe, anche contemporaneamente, senza perciò dover giungere alla sintesi: nell'esempio precedente, 'pagano' e 'borghese' sono sinonimi etimologicamente, ma non storicamente (a causa dell'inurbamento della borghesia settecentesca), sebbene un inatteso colpo di coda del genio della lingua faccia 'sì che il borghese cittadino sia effettivamente pagano, nel senso di "idolatra [del dio denaro]". Inoltre, come 'pagano' può stare per 'suburbano' e come il suburbio di ieri era più o meno la Suburra trasteverina di Marziale e del Belli, così il suburbio d'oggi è la sconfinata periferia di immigrati che si possono accusare di tutto, tranne che d'ateismo.
Un altro esempio di coincidenza dei contrarii, tratto dalla cronaca odierna, è l'insegnamento dell'italiano agli immigrati di cui sopra: un'assurdità, vista la relativa spesa, se si pensa all'indigeno che patisce la fame, ed insieme una necessità, perché solo in tal modo si può sperare nella sopravvivenza della nostra lingua.


* Su Halloween merita d'esser letta la pagina omonima della Wikipedia, soprattutto per quanto riguarda le analogie tra Irlanda, Inghilterra, Stati Uniti ed Italia (dal Friuli alla Calabria). Va inoltre precisato che del Carnevale e del carrus navalis - che non esclude il carnem levare - abbiamo già parlato altrove.

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Abbiamo cominciato questo post con l'intenzione di parlar male di Massimo Fini, dal momento che ne parliamo sempre bene, e ci siamo perse per strada. Torniamo quindi all'inizio e critichiamo l'autore di un articolo intitolato Papa Francesco ed il vizio dell’ingerenza, esordiente col dire che "papa Bergoglio ha stufato". Ora, su questo si può anche esser d'accordo,* come si può condividere la definizione dell'attuale pontefice come «il Renzi della Chiesa», ma quel che sembra contraddittoria è la riesumazione dell'ottocentesco «libera Chiesa in libero Stato». Contraddittoria, perché non si può da un lato giustificare l'adesione di troppi giovani occidentali, nauseati dall'assenza di spiritualità delle rispettive nazioni di provenienza, ad un Islam che, per quanto bellicoso, almeno a parole esalta valori non materiali e dall'altro lamentare che "dall’avvento di Wojtyla, papi, cardinali, vescovi e altre sottane hanno il malvezzo di entrare a piedi uniti nelle questioni del nostro Stato".
Non contento, pensando un rimprovero quel che invece è un elogio, Fini aggiunge che "la Chiesa ha sempre cercato di impedire in tutti i modi, finché ha potuto, l’unità del nostro Paese". Infatti la nostra calamità fu proprio quella, consistente nella perdita di sovrani illuminati quali ad esempio gli scaligeri o gli svevi e l'acquisto (o, meglio, la compravendita) di 'dolcetti-scherzetti' quali i savoiardi e pertanto nella scomparsa delle dantesche micro-italianità locali e religiose a favore di una mazziniana pseudo-italianità centralizzata e laica, a sua volta preludio di un'improbabile Europa, che altro non è se non l'usurpazione atea di quell'Europa cristiana che fu l'Ecclesia medioevale.

* Bisognerebbe sempre distinguere tra figura umana e figura istituzionale. "Un papa non va giudicato dallo stile e dal carattere - commenta V. Messori - ma dal suo insegnamento, perché questo è il suo compito. Prendiamo Alessandro VI: razzolava male, anzi malissimo, ma predicava bene. Seguo il papa Borgia non nel suo esempio, ma nella sua predicazione. Fu un papa estremamente ortodosso, quindi a me non disturba affatto che poi andasse a letto con la figlia. Me ne dispiace, lo vorrei anche coerente, però, se non lo è, pazienza. È papa lo stesso, se mi insegna la buona dottrina". Ad usum del Fini, ci sia infine permesso chiedere se vi sono alternative alla Chiesa, qui ed adesso.

D'altro canto abbiamo appena detto che non è impossibile sostenere, ad un tempo, due affermazioni tra loro opposte. Meglio tacere, sicché.