Si deve al genio di M. Bartak (ceko,* ma che ci vede benissimo) la sovrastante descrizione di un disturbo ottico non facilmente classificabile, che affligge più d'un malcapitato. Tra questi, chi scrive.

* Al riguardo, mette conto ripetere che l'italiano non è la lingua del what you see is what you get. A parità di pronuncia, infatti, c'è una bella differenza tra «cieco» e «ceco» («ceko» e - se non fosse riprovevole a squola - «ceqo»). In omaggio alla francescana kappa, che sarebbe stato meglio serbare come c dura, lasciando alla c la mollezza di un ciao da scrivere semplicemente cao ed al ceko, va detto che questa è davvero una lingua nella quale ad ogni suo fonema corrisponde una delle [quarantadue, forse troppe] sue lettere.

Tornando alle traveggole, nel mio piccolo anche a me, come al semi-ceko G. Meyrink, appaiono nuvole d'aspetto curioso, per esempio a forma di manico d'ombrello, ovvero di J. E si sa che le manifestazioni divine assumono sempre la forma che il credente fornisce loro, così come l'acqua - nel classico esempio tradizionale - ha il colore del vaso che la contiene.
Ora, poiché come è noto la J sta per una doppia I finale (purché la penultima non sia accentata: inizii vale inizj, ma avvìi non vale avvj) ed essendo la I, come l'alif, una delle più diffuse denominazioni divine,* sembra inevitabile che a me (ed a chi come me è affascinato dalla contraddittoria duplicità delle Sue epifanie) l'Uno appaia in forma di Due. Anche questo, in fondo, è un modo come un altro - dalla "non dualità" dell'advaita vedico all'unicità del tawhid islamico - per esortare a non vedere doppio. In termini meno giocosi, per esortare a veder l'Uno nel due (tre, quattro, ecc.) ed il Due, cioè il Tre, nell'uno.


* Ne abbiamo già parlato, altrove. Qui aggiungiamo una noterella a proposito dell'inglese, il cui pronome di prima persona vuole sempre la maiuscola. È uno dei tanti anacronismi di una lingua agitata [dal vento della moda] in superficie, ma immobile in profondità, come si è visto con l'assonanza bear-boar (orso e cinghiale, ovvero re e papa insieme), con la riduzione della woman a mera wife of man e con la lettura della "capienza", cioè della capacità di capire, in chiave di doveroso "sottostare" (to understand).