Si dice spesso che la Wikipedia nostrana è la parente povera di quella in lingua inglese. Eppure non è sempre così perché, almeno nel caso della pagina dedicata al Titulus Crucis (consultabile in un'ampia gamma di versioni in altre lingue), compare una perla che non abbiamo trovato altrove.

Ci riferiamo al noto passo giovanneo (XIX, 19) circa l'INRI in tre lingue ed alla scoperta di - afferma la Wikipedia - «un erudito ebreo, Schalom Ben-Chorin, [il quale] avanzò l'ipotesi che la scritta ebraica fosse Yeshua haNotzri wuMelech haYehudim, cioè letteralmente "Gesù il Nazareno e il Re dei Giudei". In tal caso le iniziali delle quattro parole corrisponderebbero esattamente al tetragramma biblico, il nome impronunciabile di Dio, motivando con maggior forza le proteste degli ebrei».
In altri termini, la versione ebraica sarebbe stata ישוע הנוצרי ומלך היהודים e non ישוע הנוצרי מלך היהודים; cioè, da destra verso sinistra, iod sin waw - waw alef he - waw mem lamed kaf (e non mem lamed kaf) - he iod he waw daleth iod mem. In effetti, nelle lingue semitiche,* ogni attributo successivo al primo va preceduto dalla congiunzione 'e' (wu - o we - in ebraico, wa in arabo) e quest'ultima, legata all'articolo, si trasforma in un prefisso del nome.

* Ma anche chez nous, come nel caso di certi alberghi di lusso (Grand Hotel et de Milan, Grand Hotel et de Palmes, ecc.).

L'acrostico pertanto sarebbe YHWH, che nulla vieta di scrivere IHWH (la lettera yod potendosi rendere sia con la Y che con la I o con la J), e non - come si sostiene da più parti - IHMH. Anche così, però (se è vero che «ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso», ma rovesciato, visto che «gli ultimi [quaggiù] saranno i primi [lassù]»), la rivelazione di Schalom Ben-Chorin, al secolo Fritz Rosenthal, non perde forza: il riflesso terreno di IHWH, rovesciato dallo specchio lunare, è proprio IHMH.

Tornando alla Wikipedia, tra le versioni europee solo la svedese ("Yeshua' HaNotsri U'Melech HaYehudim") e l'olandese ("Jeshua Hanozri Wumelech Hajehudim") citano la waw prima di melek, senza peraltro far menzione alcuna del miracoloso acrostico derivantene. Le altre, comprese l'inglese e la spagnola (che neppure presentano il testo ebraico),* o tacciono o si limitano al solo melek.* Perché? E perché nessuno - a quanto pare - se n'è mai accorto, in duemila anni? E perché anche adesso, dopo quasi mezzo secolo, se ne parla così poco e magari si attribuisce la scoperta ad un comico (Henri Tisot, nel suo Eva, la donna, con prefazione di Brigitte Bardot)?
E perché, infine, ad onta del "fior di ebraizzanti, che pur c'erano - commenta sarcastico B. d'Ausser Berrau - nel clero di una volta", la rivelazione è stata concessa ad un ebreo? Ebreo di schietta osservanza giudaica, per sovrammercato, sebbene impegnato nel dialogo interreligioso.
L'umorismo divino non cesserà mai di sbalordire il povero scrivente.

* In compenso la tedesca e la francese citano Maria Luisa Rigato, alla quale si deve l'interpretazione di ישו נצר מ מ (stavolta in aramaico) come Jeschu nazara malk kem, ovvero "Gesù nazareno vostro re". Al riguardo, siamo sicuri che il quod scripsi, scripsi di Pilato (Gv. XIX, 22) non fosse a sua volta ironico?


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A proposito della primogenitura dell'invenzione, ancora B. d'Ausser Berrau osserva che "Eve, la femme, éd. du Cerf, è del 2007, mentre Bruder Jesus. Der Nazarener in jüdischer Sicht, München 1967, ha avuto una seconda edizione nel 2005. Tenderei però a non credere a un plagio del Tisot, anche perché non mi risulta che Bruder Jesus sia mai stato tradotto in francese e fortemente dubito che il Nostro conoscesse la lingua. Resta la possibilità - nemmeno tanto remota - che, nell’andare a lezione di ebraico da un rabbino, sia in qualche modo giunto ad apprendere questa singolarità, magari nemmeno sapendo che e da chi fosse stata già riscontrata".
A chi scrive, la cosa fa pensare a Fatima e Lourdes.