A muntà’ l'àsë gh'è restou Diu,
u diàu l'é in çë e u s'è gh'è faetu u nìu.

Il cosiddetto «progresso» non solo è fatto di rivoluzioni, ma è in se stesso una rivoluzione, letteralmente intesa come sovversione e rovesciamento dell’ordine naturale delle cose. Al riguardo, un buon esempio di inversione è quello massonico dell’«occhio sopra la piramide», simbolo sacro fino ad ieri ed oggi [giustamente, da chi vede più in là del proprio naso] esecrato.
Poiché tra Dio e Satana tertium non datur (il che non comporta alcuna assolutizzazione, nonostante il celebre distico che apre questo post, di un preteso «male» da contrapporre all’unico Bene), allontanarsi dalla Città di Dio non significa progredire verso la Città dell’Uomo, ma verso quella di Satana.
Gli strumenti adoperati dal Maligno, timidamente nel millennio precedente e con più arroganza in questo, pur varii ed apparentemente diversi tra loro, hanno in comune la caratteristica di far sempre leva sull’inferiore a danno del superiore (il che, del resto, è implicito nel concetto stesso di «sovversione», processo consistente nel portar su ciò che sta giù e viceversa, a sinistra parodia degli «ultimi» e dei «primi» evangelici).
Alcuni esempii di questa tecnica, tratti dagli ambiti più disparati, sono quelli dell’istigazione al ribellarsi (e poi al prevaricare) del figlio nei confronti del padre, dell’edonista nei confronti del temperante (o dello sregolato nei confronti del regolare), del subalterno nei confronti del capo, del re nei confronti del papa (ovvero della nobiltà nei confronti del clero; quindi della «borghesìa» nei confronti della nobiltà ed infine dei fuori-casta nei confronti di quanto rimane delle precedenti tre caste), della moglie nei confronti del marito, del reietto «senz’arte né parte» nei confronti degli appartenenti ad una corporazione, dell’uomo nei confronti dell’angelo (e poi della scimmia nei confronti dell’uomo), dell’anima nei confronti dello spirito (e poi del corpo nei confronti dell’anima), dell’emarginato nei confronti dell’integrato, del diverso nei confronti del comune (ovvero di chi “di-verte” dalla via comune [alla maggioranza dei suoi simili]),* del malato nei confronti del sano, del villano nei confronti del cittadino (ribaltamento, quest’ultimo, anche semantico, visto che oggi «urbano» sembra esserlo solo chi vive in campagna) e così via, in un’altalena di inversioni di ruoli che ognuno può arricchire di ulteriori aspetti.

* È degno di nota l’essersi poi il diverso in questione, già nei tre secoli scorsi, sistematicamente spacciato per interprete della maggioranza.

A livello infraindividuale (specchio fedele di quello interindividuale), l’operazione diabolica fa leva sugli appetiti più bassi, dall’invidia alla cupidigia e dall’ignavia alla lussuria. In questo quadro, per fermarsi alla lussuria, lo stato di «porno-assedio» in cui ormai si vive segue la stessa logica disgregante, disgregante cioè e la società e la personalità (che altro non è se non la società interna al singolo). Ancora a questo livello, l’ormai obsoleta favola dell’angioletto e del diavoletto illustra alla perfezione le figure chiave dell’inferiore e del superiore: essendo il diavolo un angelo decaduto (ovvero calato in basso),* ne consegue necessariamente il suo porsi in relazione diretta con gli strati più bassi della personalità (e, più o meno metaforicamente, della società). Tutte le antitesi sopra elencate, infatti, finché non degenerano in una ribellione che ne capovolge l’ordinamento gerarchico, sono perfettamente fisiologiche; cessano d’esser tali quando il ribelle per eccellenza, Lucifero (o l’«illuminista»), fomentando il disordine, le riduce tutte all’antitesi tra il satanico ed il divino. Da questo punto di vista si può capire perché, alla resa dei conti, troppe «conquiste» moderne rappresentino solo una vittoria del brutto sul bello, dello sporco sul pulito e insomma del falso sul vero.

* Ciò, tra l’altro, spiega la ragione dell’impossibilità di contrapporre manicheisticamente Dio a Satana; quest’ultimo, in quanto subalterno, può operare solo ad un grado inferiore (per l’esattezza, a livello dell’anima o, in termini indù, dello stato di sogno) a quello in cui opera il divino. I suaccennati versi di De Andrè, infatti, alludono ad un «cielo» molto «terra-terra». A proposito di induismo, può esser interessante consultare le profezie vediche sui tempi attuali e, pertanto, sul privilegiamento dell’ignobile. Quanto segue è tratto, passim, dai Purana Vishnu e Linga. “I servi si attribuiranno potere regale e sapienza sacerdotale. Gli operai si comporteranno come saggi e, i preti, come operai. I ladri faranno i re e i re scompariranno. I capi di stato, uomini d'infima estrazione sociale, confischeranno tutte le ricchezze dei paesi che governano. I commercianti maschereranno le loro truffe con menzogne filosofiche. I contadini e gli artigiani si trasformeranno in lavoratori generici. Maschi di qualsiasi origine si uniranno a femmine d'ogni razza. Le donne giovani venderanno la verginità al miglior offerente, quelle mature si esibiranno in atti osceni e quelle anziane si imbelletteranno di stravaganze. L'adulterio sarà prima tollerato, poi permesso ed infine esaltato. Il sacro istituto del matrimonio scomparirà e, con lui, la famiglia. Non si praticheranno più i riti funebri, non si venererà più il focolare domestico e ci si nutrirà, senza alcuna abluzione preventiva, lungo le strade, mangiando cibi insipidi, cucinati altrove e posti in vendita accanto ai libri sacri. Il numero dei vagabondi, dei mendicanti e degli straccioni crescerà a dismisura e molti saranno coloro che troveranno rifugio nel sottosuolo. I pubblici poteri non garantiranno più alcuna sicurezza; le guardie ruberanno ai ladri e l'assassinio rimarrà impunito. La durata della vita umana si ridurrà ed il suicidio si farà sempre più frequente. Tutti si serviranno di espressioni volgari e triviali. Diventerà lecito ammazzare i figli nel ventre della madre. La via tracciata dai testi sacri sparirà e prenderanno il suo posto vane congetture e teorie illusorie. Lo scopo dell'esistenza sarà il denaro e il denaro garantirà il potere, dimodoché i ricchi saranno i governanti e i governanti saranno i ricchi”.

Il privilegiamento dell’inferiore non è cosa recentissima, se si pensa che, ad esempio, la stampa è servita a diffondere testi che nessun amanuense avrebbe mai trascritto e che il fucile ha cancellato la cavalleria (in senso sia militare che civile).* Analogamente, l’autovettura odierna non solo ha messo sullo stesso piano il nobile e l’ignobile, ma troppo spesso ha dotato quest’ultimo di uno status symbol ben più elevato di quello ormai concesso ad un nobile che, per definizione, è «decaduto» (termine testé usato per l’angelo, che non a caso accomuna la storia sacra alla storia dei tempi ultimi, questa essendo il puntualmente speculare rovescio di quella). Ora, non v’è chi non veda quanto in un’autovettura il pilota sia meno importante del pilotato. In questo senso, la celebre battuta secondo cui «la psicoanalisi ha dato una coscienza di classe all’inferiorità» può applicarsi a tutto il pensiero moderno.

* Che il processo sovversivo vada avanti fino alle estreme conseguenze dell’annichilimento indiscriminato può provarlo proprio quanto appena detto sulla stampa (alla quale si sono affiancate radio e televisione, che ormai trasmettono solo ciò che è più indegno di essere trasmesso, a scapito di quanto dovrebbe essere il solo oggetto di tradizione/trasmissione) e sul fucile, figlio dell’archibugio e padre del mitra, che ha inferto un colpo mortale alla differenza tra quel che si è e quel che si ha.

La sovversione, comportando come s’è detto l’innalzamento di ciò che dovrebbe star sotto, cioè la base, e l’abbassamento di ciò che dovrebbe star sopra, cioè il vertice, è raffigurabile graficamente come un triangolo rovesciato o, meglio e tridimensionalmente, come una piramide rovesciata. Ma, poiché una piramide che poggi sul proprio vertice è evidentemente instabile, questa non potrà che crollare. L’esito [ad un tempo sia il fine che la fine] della sovversione è infatti prima lo sgretolamento e poi l’abbattimento della piramide,* edificio che, nel suo esser composto da singoli mattoni culminanti in un vertice, ben simboleggia la coesione della società tradizionale. Va da sé la conclusione per cui l’appiattimento orizzontale della società moderna è l’esatta negazione di qualsiasi società normale (cioè “perpendicolare” [alla terra] e perciò gerarchicamente verticale).

* Peraltro, per poter essere fatta segno a quest’opera di demolizione, la piramide doveva già presentare qualche crepa. È quanto suol dirsi, proverbialmente, a carico della graveolenza della testa del pesce. Ciò vale sia per la nobiltà (ai più grotteschi esemplari moderni della quale la cosiddetta «informazione» non lesina né tempo, né spazio) che, purtroppo, per il clero. In merito, ci si potrebbe chiedere se sia la distruzione della piramide, ovvero il suo spianamento orizzontale, a segnare la fine di quest’epoca ed il bramato (dal cristiano e dal musulmano) ritorno di Cristo o se si debba invece attendere il vero «abominio della desolazione», figuratamente rappresentabile in una ricostruzione della piramide, ancora rovesciata, ma (col che le si garantirebbe un'effimera stabilità) sotterranea.

La scaltra accortezza di non aggredire subito la base della piramide gerarchica, ma di procedere per gradi, erodendo dapprima i mattoni più vicini al vertice e poi, via via, calare sempre più in basso, fino alla polverizzazione non solo della piramide, ma dei singoli mattoni,* fa capire la fallacia della democrazia. Nata come aristocrazia allargata, questa bizzarria politica non poteva non evolversi fino alla cachistocrazia del potere della feccia. La democrazia moderna non rappresenta una patologia, bensì il completo sviluppo di una forma di pseudo-governo che non ha mai visto comandare il popolo, oppresso prima da un’oligarchia della quale si può dire tutto il male che si vuole, ma la cui legittimità proveniva dall’alto, e poi da una plutocrazia illegittima, priva perfino della foglia di fico dell’elezione dal basso, di arricchiti dell’ultim’ora (degli ultimi decenni o degli ultimi secoli, come si preferisce; date meno incerte potrebbero essere il 1694, anno di nascita della Banca d’Inghilterra e di morte della moneta sonante, o il 1717, anno di nascita della Loggia d’Inghilterra e di morte del massone autentico).

* Questa osservazione dovrebbe far riflettere chi, invocando maggior libertà individuale, ignora di star semplicemente affrettando la propria fine. Tornando al collettivo, si può aggiungere che la manovra diabolica mirata all’atomizzazione (atomizzazione che, si ripete, non si ferma all’atomo, “indivisibile” solo etimologicamente e paleo-scientificamente) del singolo è ben esemplificata dalle campagne antimatrimoniali degli ultimi cent’anni. Essendo il matrimonio, e perciò la famiglia, il presupposto di qualsiasi struttura sociale, l’escalation che va dal femminismo al gay-pride, attraverso il divorzio, l’aborto e la coppia alternativa [a quella classica, che tutt’al più prevedeva le unioni suscettibili di generare centauri, ippogrifi, semidei, ecc.], è abbastanza eloquente. Ogni «rivendicazione», concludendo, apre la strada alla successiva; ogni effrazione del piede di porco diabolico, divelto un mattone, precede lo scasso sia del mattone suddetto che dell'intera fila del livello sottostante.

La frammentazione del corpo sociale, ossia la reductio ad unum di ogni singolo componente la medesima, è già facilmente visibile. Basta affacciarsi in rete per scoprire quanti milioni di «io» - chi scrive non escluso - reclamino l’attenzione altrui, ognuno tappato nel cubicolo del proprio monitor, ognuno avulso dalla realtà,* ognuno paragonabile ad una cellula ipertrofica di un corpo sociale ormai in metastasi.

* Ha ragione chi si chiede: “Quanti sono i gruppi in Italia che vivono in un mondo di loro fantasia, senza alcun contatto con la realtà? I neo-brigatisti, nei loro documenti, continuano a parlare delle «masse» da mobilitare o per cui battersi [...]. Ma, d’altra parte, conosco una quantità di cattolici che vivono l’attuale aggressione USA ai musulmani come se fossero tornati i tempi di Lepanto”. Altrettanto avulse dalla realtà sembrano le pur lucide analisi di chi osserva le cose «da sinistra» e denuncia il pietoso spettacolo offerto dalla democrazia proponendo, quale solo rimedio, un’altra democrazia.

Ora, è vero che l’attuale democrazia è solo l’oligarchia dei politici ricchi (l’araba fenice di un politico povero non avendo alcuna possibilità di successo); è vero che si tratta di un’oligarchia a sua volta dipendente dalla cricca dell’alta finanza, cioè da Satana stesso (alias Plutone, re degli inferi, il che ci riporta all’antitesi di fondo tra teocrazia e plutocrazia); è vero che a sinistra brillano esempi luminosi di buon governo (o, se si vuole, di democrazia non ancora del tutto degenerata); ma è altrettanto vero che la pretesa degenerazione della democrazia è, come già detto, la conseguenza inevitabile del privilegiamento dell’inferiore, dell’esaltazione della dantesca «gente nova» dai «sùbiti guadagni», dell’apoteosi insomma dei parvenu della finanza internazionale. In altre parole, cercar di cambiare una democrazia malata con una democrazia sana è come curare un etilista con l’alcool; cercar di cambiare un mondo avvelenato dall’uomo [senza Dio] con un altro uomo [senza Dio] è come curare il cancro con la «chemio»: un pallore gonfiato.