Tra le caratteristiche di un capo, capofamiglia o caposquadra che sia, la più tipica è quella che ne fa (simbolicamente, ma non perciò in modo necessariamente virtuale) un padre. Ciò comporta, da parte dei sottoposti, la complementare assunzione di un ruolo filiale, anch'esso simbolico, ma non perciò necessariamente privo di risvolti concreti.
L'archetipo celeste della figura del capo sarà pertanto Giove, archetipo schiettamente maschile,* le cui sfaccettature zodiacali, da un lato solari e marziali (ovvero focose d'Ariete, Leone e Sagittario) e dall'altro saturno-capricorniane, potrebbero esser condensate nell'aggettivo «olimpico».

* Archetipo maschile, perché considerato (e considerabile) solo in rapporto ai subalterni: il padre rispetto ai figli, il re rispetto ai sudditi e così via, in senso piramidalmente discendente. Qualora invece si esamini la figura del capofamiglia, ad esempio, in senso ascendente, l'archetipo in questione non sarà più applicabile a lui, ma al suo superiore (capoclan, capotribù o re che sia; analogamente il re coprirà un ruolo simbolicamente femminile nei confronti dell'autorità spirituale e questa, a sua volta, farà altrettanto nei confronti dell'Uno).

Tornando all'Olimpo, che proprio di Saturno/Crono si dica, nel mito greco, che fu esiliato nei Campi Elisii (termine forse non a caso implicante l'anagramma di sopravvenuti, rispetto all'olim olimpico, esilii ex coelis) e pertanto costretto ad abbandonare l'Olimpo, è argomento che esula da quello presente. Tuttavia qui non ci si può esimere da un accenno all'ambivalenza, sia mito che astrologica, del Capricorno, segno ospitante il famelico dio alle cui fauci il giovane Giove scampò giovandosi dell'inganno materno e, al tempo stesso, raffigurante la capra Amaltea - nutrice del medesimo Giove - e l'abbondanza della cornucopia.

Ambivalenza, quindi contrappasso. Come Giove detronizza un padre resosi indegno di questo nome (che pure viene tramandato come titolare dell'omonima età aurea, era saturnia o satya yuga che dir si voglia), così lo stesso Giove, mediante l'indegnità delle attuali figure terrene che impersonano il suo ruolo olimpico (re avidi, figli di padri pavidi, o premier alla - come si dice all'ombra del Vesuvio - «chiagne e fotte»; ma gli esempii sono ormai innumerevoli), prepara il ritorno del proprio padre. In altre parole, la rivolta contro il padre che contrassegna gli ultimi secoli (pur in qualche modo giustificata dallo scadimento delle singole individualità paterne) è preludio alla restaurazione. E chi deve pagare pagherà. Fuor di metafora, come il paterfamilias echeggia sia il Santo padre che Dio padre, così Giove rinvia a Juppiter, Dyaus pitar ed ancora Dio padre. Ciò, in aggiunta a quanto detto altrove sulla Misericordia e sul Rigore, simboleggia due degli infiniti attributi divini, generosamente gioviale l'uno e saturninamente severo l'altro.