Prescindendo da qualsiasi considerazione in merito alla cosiddetta «condizione femminile» (sulla quale, già un secolo fa, Chesterton scrisse cose definitive, in parte presentate qui), nei secoli oscuri che hanno preceduto la luminosa modernità, va detto che la coerenza imporrebbe, ad ogni componente il gentil sesso vogliosa di criticare l'attuale impotenza del singolo nei confronti dell'imperialismo politico-mediatico contemporaneo, quanto meno il silenzio.
Quanto meno, si ripete, perché la suddetta coerenza dovrebbe invece indirizzare all'entusiastica condivisione dei cosiddetti «valori» reclamizzati dalla trimurti giornalistico-televisivo-cinematografica. In altre parole, non si può deprecare l'impossibilità di reagire alle nefandezze moderne e, al tempo stesso, gioire dell'affrancamento dalle faccende domestiche: senza una famiglia (un parentado, un clan, un'etnìa) alle spalle, non si dà alcuna possibilità di resistenza.
Al riguardo dovrebbe far riflettere il voltafaccia attuato dalla cosiddetta «sinistra», ieri giovatasi dell'indispensabile supporto fornito ai partigiani dalle famiglie dell'epoca ed oggi impegnata solo a distruggere quanto rimane dell'istituzione in parola.

Ciò per limitarsi al requisito minimo di ogni possibilità di rivoluzione, ovvero alla coesione interfamiliare, unica garante della quale è quella Luna tradizionalmente paragonata ad una chioccia (i cui pulcini, ovvero le stelle, sono tutti i componenti la famiglia). Un discorso a parte, qua e là già affrontato, merita invece la marzialità vera e propria, caratteristica che è ben lungi dal rappresentare una prerogativa esclusivamente maschile (come esemplificato dal tedesco, che inverte il genere di Mond e Sonne, o dal latino, che venera sia la dea Luna che il dio Lunus).