La denominazione dei giorni della settimana, su questo nostro pianeta, sembra aver seguito sempre e solo due strade. La prima, decorrente dal giorno del Signore (giorno del sole, giorno sacro, giorno del riposo o della festa che lo si voglia chiamare), definisce numericamente i giorni successivi alla domenica, dimodoché lunedì è "il secondo giorno" (ad esempio, deutèra in greco e feria secunda in latino, come segunda-feira in portoghese), ovvero "il giorno dopo" (ancora ad esempio, pazartesi in turco e poniedzialek in polacco), martedì il terzo e così via,* mentre la seconda, di gran lunga più diffusa, assegna ad ogni giorno un pianeta. Per dir meglio, lo stesso pianeta. A partire dal lunedì, Selene, Ares, Ermes, Zeus, Afrodite, Crono ed Elios, sia in greco - come in questo caso - che in cinese, sia in in latino che in tedesco, sia in yiddish che in hindi e così dovunque, almeno a quanto ci consta. In questo quadro, la cadenza più espressiva è forse quella inglese: Luna = Moon (Monday), Marte = Tiwe/Tye (Tuesday), Mercurio = Wotan/Odino (Wednesday), Giove = Thor (Thursday), Venere = Frie/Freya (Friday), Saturno (Saturday) e Sole (Sunday).

* Fanno spesso eccezione il mercoledì, «che sta in mezzo» (mittwoch in tedesco,
midvikudagur in islandese, sreda in serbo ed in genere nell'area slava, ecc.) ed il sabato, che, quando non è associato ad usanze locali come il bagno (dall'estone al finlandese ed in quasi tutte le lingue scandinave) deriva dall'ebraico shabbath (sabbatum in latino, sambaztac in alto-tedesco, sybbota in russo, sabt in arabo, ecc.). Al riguardo la Wikipedia, nelle pagine Settimana, Sequenza dei giorni della settimana e Nomi dei giorni della settimana nelle varie lingue è assai ricca di informazioni.

Come si spiega una tale universalità, davvero degna del classico «quod ubique, quod semper et quod ab omnibus» (essendo la successione geocentrica dei pianeti la seguente: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno)? Nella già citata Wikipedia si riportano le tesi di due autori, Cassio Dione e Vezio Valente - entrambi del II secolo d.C. - i quali propongono, il primo, l'attribuzione delle ventiquattro ore del giorno ai pianeti successivi a quello cui spetta l'ora iniziale,* e, il secondo, l'unione dei sette pianeti, distribuiti circolarmente in senso orario a decorrere dal Sole, con un eptagramma, o stella a sette punte.**



* Così, procedendo - secondo l'uso tradizionale - in sequenza geocentrica inversa da Saturno, se la prima ora del sabato è saturnina, la seconda sarà gioviale, la terza marziale e, in tal modo (Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna + Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna + Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna + Saturno, Giove, Marte), la prima ora della domenica è solare, come la prima del lunedì è lunare.

** L'interpretazione è suggestiva, indubbiamente, oltre ad essere antica almeno quanto la precedente. Entrambi gli autori, infatti, citano fonti egizie e sumere. Tuttavia si tratta di argomentazioni ex post, l'una sorgente da Saturno-sabato e l'altra dal Sole-domenica, utili a giustificare una realtà esistente, ma non necessitanti a priori.

Una terza ipotesi, anch'essa in parte avanzata da Cassio Dione e mutuata dall'induismo, prevede una scansione bisettimanale, a giorni alterni, a partire dalla Luna-lunedì. Si considerino in tal senso, nella scaletta seguente, i soli giorni in maiuscolo: LUNEDÌ - martedì - MERCOLEDÌ - giovedì - VENERDÌ - sabato - DOMENICA - lunedì - MARTEDÌ - mercoledì - GIOVEDÌ - venerdì - SABATO - domenica. Ipotesi, questa, tutt'altro che peregrina, visto che il kalpa vedico si compone di quattordici manvantara,* quattordici, ma divisi in una serie che va ed una serie che viene. Ora, poiché la domenica confina sia col lunedi che col sabato, si può arguire che la prima settimana delle due in questione, iniziante dal lunedì, cresca lungo i giorni dispari dalla Luna fino al Sole attraverso Mercurio e Venere, e che la seconda, iniziante alla rovescia dal sabato, cali lungo i giorni pari da Saturno fino al Sole attraverso Giove e Marte.
Due settimane, sicché, compresse in una sola: quella ascendente, lunare e dei giorni dispari, e quella discendente, saturnina e dei giorni pari. Del Sole imbuto, ago della bilancia, giro di boa, punto d'arrivo ed insieme punto di partenza, si è detto qualcosa anche qui.

* Per i testi sacri dell'induismo i cicli si avvitano l'uno nell'altro a spirale. Come il giorno viene quadripartito in alba, mezzodì, tramonto e mezzanotte, come il mese conta una luna nuova, una crescente, una piena ed una calante, così l'anno ha quattro stagioni ed un manvantara (circa 65.000 anni) quattro ere, corrispondenti alle quattro età esiodee (oro, argento, rame e ferro). E come l'anno, che decorre da un solstizio (o da un equinozio), è fatto di dodici mesi, così il giorno lo è di dodici ore (astrologicamente considerate doppie, quindi di 120 minuti ciascuna). Ancora, come il Sole, in ambito ermetico, è detto «figlio di Giove» (pianeta che percorre lo zodiaco in dodici anni solari ed al quale si rifà l'astrologia cinese che, a differenza della nostra, ripropone lo stesso segno ogni dodici anni, anziché ogni dodici mesi), così la Luna, stanti i circa trenta giorni occorrenti al suo ritorno su se stessa, è detta «il piccolo Saturno», quest'ultimo impiegando circa trent'anni per fare altrettanto.

Alla rovescia, abbiamo detto, pur non sapendo quale sia il diritto. In effetti proprio il pallido pianeta simboleggia il tradizionale «mondo alla rovescia», dal mancinismo dei nati sotto la sua influenza alla specularità d'uno spicchio di luna riflesso in uno specchio d'acqua. Comunque sia, il percorso ascendente [dalla Terra] prevede la successione lunedì - mercoledì - venerdì. Quello discendente, sempre in senso eliocentrico, la successione inversa sabato - giovedì - martedì.
Come si vede, è la stessa successione della doppia serie dei numeri, la crescente (2, 3, 4, 5, ecc.) e la decrescente (1/2, 1/3, 1/4, 1/5, ecc.), decorrenti entrambe dall'Uno/Sole.
Inoltre, si noti come l'aver definito il Sole «giro di boa», ovvero «capolinea» o, meglio, «imbuto» della clessidra, ne fa il punto di contatto tra le due circonferenze che compongono la cifra 8, impropriamente utilizzata ad indicare l'infinito (laddove è di «indefinito» che si dovrebbe parlare, perché ciò di cui ignoriamo i limiti, come appunto nel caso della serie dei numeri, non perciò è privo di limiti), cifra che, fatta ruotare sul proprio centro, si trasforma in un'incredibile quantità di simboli complementari, dall'elica al caduceo, per giungere fino al Tao.
Ma l'implicazione più pregnante di questa speculare inversione di marcia, per un cristiano, è l'aver la nascita di Cristo/Uno/Sol invictus determinato il rovesciamento del computo degli anni nella doppia serie discendente (a.C.) ed ascendente (d.C.). E l'essersi tale prassi cronologica instaurata solo durante il medio evo conferma la luminosità dei «secoli oscuri». Del resto, si sa che in medio [evo] stat virtus.


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E perché si lavora nei giorni feriali, ma non durante le ferie? Forse perché le ferie si prendono nei giorni feriali, anziché in quelli festivi, o perché l'ottimismo ecclesiastico ha reputato festivi (cioè che vi si festeggia un santo o una santa) anche i giorni lavorativi? In tal caso il Domini dies, la domenica, più che festiva, dovrebbe essere festosa.
Scherzi a parte, ferma restando l'astensione da qualsiasi lavoro, per i latini era "feriale" (dies ferialis) il giorno dedicato alla preghiera, mentre "festivo" (dies festivus) era quello destinato al sacrificio rituale. Tuttavia può darsi che anche prima della Chiesa ogni giorno potesse esser festivo/feriale, insomma non lavorativo, se è vero che la radice FES proviene dal greco THES (thesestai = "pregare"). In merito al passaggio da F a T (o TH) viene in mente il russo Fjodor, che sta per Teodoro.
Non si può infatti escludere che il richiamo evangelico a non preoccuparsi per l'indomani sia un retaggio edenico, un tentativo cioè di rifarsi a quell'età dell'oro (o Paradiso terrestre) in cui non abbisognavamo di lavorare per vivere. Così l'invito a festeggiare tutti i santi giorni assumerebbe un'altra luce. In più, va notato come anche i pagani pregassero durante ogni giorno feriale. Ed a maggior ragione in quelli festivi.
Infine, ancora sulle radici FS-THS, chissà, anche "fumo" e "tumulo" potrebbero entrarvi, intendendo quest'ultimo come mucchietto di ceneri [fumanti]. Del resto anche il fumo gonfia, nel suo tumefare.* E perché trascurare - visto che l'Uno postula il Tre - la vicinanza tra first e third?
A proposito di festa, un discorso a parte meriterebbe l'assonanza tra la festinatio ("fretta", in latino), il fast-food ed il fast inglese, ovvero il "digiuno".


* Come «tumulo» sta per "enfiagione", "rialzo [di terra o di sabbia]", "dosso", "duna", "monticello", analogamente il popolare «tombolo» (o «tomolo», come detto nel frontespizio di questo sito), in qualche modo, allude alla sfericità. Così tomboletto/a indica una persona bassina e rotondetta; né si può escludere che «capitombolo» si riferisca, oltre che alla caduta, alle conseguenze della caduta stessa, vale a dire all'immancabile ficozza. Circa la tombola tradizionale, invece, c'è chi ne collega l'etimo al rotolare delle tessere del gioco, chi si rifà al "cadere" (in francese, tomber) del «tutti giù per terra», cioè del 90 ('a paura), e chi ne intravede l'origine nel roteare dei partecipanti alla danza ("tombolata" rustica, giro di trottola o ballo derviscio che sia).