Murati nel nostro loculo, coperta col sudario d'una tenda la finestra che s'affaccia sul cimitero antistante, osserviamo l'oblò che ci collega all'esterno: immagini festose, sorrisi, congratulazioni e rallegramenti.
Si esulta per l'abolizione, chissà se quinci o quindi, della pena capitale.
Sulla condanna a morte di chi non ha ancora visto la luce, sull'aumento esponenziale del numero dei suicidii, sulle vittime dell'aggressione occidentale a quanto rimane dell'oriente, silenzio di tomba. Di quando in quando si leva, per contro, una nenia funebre in favore dell'eutanasia.
Non c'è differenza, allora, tra l'apparente umanità di chi strepita contro la sentenza di morte (sentenza mirata ad un singolo individuo riconosciuto colpevole e decretata non a caso, ma, anche nell'eventualità di un errore giudiziario, emessa a norma di legge) e la disumanità di chi tace sulle indiscriminate esecuzioni di massa e sulla strage cieca, per esempio, degli innocenti per definizione. Strage doppiamente cieca, quest'ultima, sia perché consumata nell'oscurità del ventre materno, sia perché eseguita, appunto, alla cieca, senza distinguere neppure tra chi, magari, figlio di puttana lo è davvero e chi no.
Strage cieca, ancora, perché fa venire in mente quel culto lunare e perciò anti-solare nel quale è facile ravvisare la simbologia di Saturno-Crono, il «vecchio» che divora la propria prole.*
Necrofilia democratica, sicché, quella moderna, vuoi perché non può non nascere da un regicidio (rex judaeorum o roi des français, a scelta), vuoi perché umilia il nobile ed esalta l'ignobile e vuoi perché, infine, per riprendere il tema lunare, rinnega il Sole.
* La lunarità di Saturno è resa manifesta, oltre che dal rapporto tra i circa trent'anni ed i circa trenta giorni dei peripli solari, rispettivamente, saturnino e lunare, dalla falce del suo geroglifico. Circa la «vecchiaia» della Luna, peraltro, ricordiamo un vecchio indovinello che si chiede chi sia "la più vecchia del paese, che è già vecchia quando ha un mese".