Leggiamo - e sottoscriviamo - che "le masse manipolate le riconosci da questo: devono amare e odiare secondo copione, tutti allo stesso modo". Può sembrare un'ovvietà, se ci si limita alle predilezioni (il diritto inalienabile a [...]) o alle idiosincrasie (l'alienazione del diritto inalienabile a [...]) dei più. Eppure basta provarci, a condurre un'indagine anche sommaria, per scoprire che la stragrande maggioranza dei nostri simili reputa la psicoanalisi, ad esempio, una scienza opinabile, superata, inesatta finché si vuole, ma il cui postulato antirepressivo di fondo è un dogma.
Come spiegare altrimenti l'unanime disprezzo della castità?
Definita di volta in volta «roba da medioevo», «repressione psichica nociva», «istigazione al delinquere clericale» e così via, la castità non gode di buona fama. Insomma, nei confronti della castità, il silenzio è tale da far pensare ad una congiura, ovvero ad una vera e propria "manipolazione di massa". Chi si permette più, infatti, di elogiarla in un prete, in una monaca o in un frate? Chi osa più pretenderla prima del matrimonio? Chi si azzarda più a costringervi un figlio celibe o una figlia nubile?
Meglio tacere.
Eppure, chi si vota al celibato è letteralmente coeli beatus.* E così la nubile, purché tale non solo anagraficamente, più che [virgo] nubenda è nuvola, nube ed obnubilazione di nebbia, interprete cioè d'un erotismo non individuale, ma cosmico (quello di Urano che, "fremente d'amore", abbraccia Gea; quello del Cielo che, tramite la pioggia, feconda la Terra).


* Quest'inaspettato - e forse improbabile - etimo propone una buona spiegazione degli scopi della congiura a favore della sregolatezza erotica: liberazione degli istinti più bassi, abolizione dell'autocontrollo (in vista, con buona pace di W. Reich, dell'eterocontrollo di Big Brother) e, in altri termini, allargamento delle fenditure nella Grande Muraglia. Sul tema può leggersi qualcosa anche qui. A proposito di W. Reich (pace all'anima sua, lui e la sua «energia orgonica»), va detto che effettivamente cercò di coniugare Marx e Freud, interpretando la lotta di classe come libertà di fottisterio. Ma nel suo vaneggiamento, tra Rousseau e Malinowski, fingeva di ignorare che, più si risale verso l'antichità, più l'erotismo è ritualizzato, codificato e comunque finalizzato alla procreazione. Di un utilizzo alternativo, ovvero sublimato, delle risorse amorose (di cui non mancano attestazioni sia antiche che moderne, sia orientali che occidentali e sia sottilmente allegoriche che crassamente letterali) non sembra il caso di parlare, in questa sede.
Nei riguardi dell'orchestra mediatica di fiati, invece, dai tromboni della bassa ai pifferi di montagna, ci si può chiedere perché nessuno di costoro spenda mai una buona parola in favore della fedeltà coniugale. Se si pensa che «fedeltà» è da foedus ("patto"), e che solo un uomo d'onore presta fede ai patti, tanto silenzio (rotto solo dal sempre più flebile scacciapensieri ecclesiastico) è disonorevole.