Nel suo piccolo, chi scrive non finirà mai di stupirsi per la convivenza, in persone della cui buona fede non si può dubitare, di assunti ideologici non solo contraddittorii, ma vicendevolmente incompatibili. Ci riferiamo, per esempio, ad A. Ermini, coraggioso laudator del «maschio selvatico» temporis acti e, al tempo stesso, assertore della possibilità di "ripensare le radici di un'ideologia rivelatasi nefasta". L'autore allude al comunismo, ma potrebbe trattarsi di una qualsiasi delle ideologie salite alla ribalta degli ultimi secoli, tutte segnate dallo stesso marchio anti-tradizionale.
Che cosa collega, infatti, tanto per fare qualche esempio alla rinfusa, Marx (la cui lotta di classe opera essenzialmente in senso antigerarchico), Freud (le cui fantasie parricide sono fin troppo esplicite), Darwin (ovvero l'abbrutimento del capostipite humani generis), Einstein (o la relativizzazione dell'assoluto, cioè la frammentazione dell'Uno), Gutenberg (ossia la piombatura in uno stesso carattere tipografico sia del Verbo che del bla-bla), l'inseminazione artificiale (che priva il maschio anche delle sue competenze riproduttive), l'istruzione obbligatoria (impartita da docenti per lo più femminili, che priva il maschio anche delle sue competenze normativo-educative) e, in genere, una meccanizzazione che priva il maschio di ogni sua peculiare competenza legata all'abilità, alla forza od anche semplicemente al mestiere svolto dal padre o dal nonno (mestiere il cui apprendistato prima ed il cui esercizio poi riposava sulla certezza che, in casa, c'era chi provvedeva a tutto).
Il medesimo autore, del resto, afferma che «il padre da sempre è stato il portatore concreto della norma, la prima figura di autorità con cui i figli si confrontano». Ed aggiunge: "Cosa fu in fin dei conti il «formidabile» ’68 se non la rivolta contro il padre?".*
Al riguardo si deve però avanzare l'attenuante, oggi purtroppo sempre più diffusa (grazie a secoli di paziente lavorìo) della scarsa dimestichezza col simbolismo tradizionale. In assenza di tale strumentazione, effettivamente, non è facile individuare la matrice comune a tutti i movimenti, spontanei solo all'apparenza, le cui «rivendicazioni» hanno caratterizzato la fine dello scorso millennio. Tale matrice, la cui natura dovrebbe essere evidente (stanti la brevità di un'esistenza umana e l'ampiezza plurigenerazionale di un progetto non ancora portato a compimento), è condensabile in una parola: parricidio. 


* Appunti dello stesso tenore si trovano qui, a carico d'un'altra persona della cui buona fede non si può dubitare.

Per ora aggiungeremo solo che lo smantellamento di ogni autorità tradizionale, dal capofamiglia al capoclan/tribù/etnia, ovvero dal paterfamilias a Dio Padre, attraverso il santo Padre, è la chiave interpretativa della modernità tutta, dal femminismo al comunismo, dal razionalismo (=subordinazione dell'intelletto-fede-sole infocato-maschio alla ragione-dubbio-luna sfocata-femmina) all'idealismo (=negazione della realtà comune a tutti a favore di quella pensata dal singolo, ovvero svalutazione prima della realtà e poi dell'inflazionato singolo) e dal teosofismo al fascismo.* È la rivendicazione infinita, rivendicazione che va dalla libertà di contraccezione a quella di aborto, dalle coppie di fatto (ma eterosessuali) a quelle omosessuali (ma di diritto) e che già aspira allo sdoganamento dell'incesto e della zoofilia. Solo in questa chiave, si diceva, è possibile omologare anarchia, ateismo e, per esempio, angosciosi interrogativi dell'ultima ora quali "should urinals be removed from public men's restrooms?".

* Si pensi solo alla scolarizzazione forzata imposta dal regime. E si pensi alla Montessori, che, oltre a godere dell'amicizia personale di Mussolini, era al tempo stesso fascista, teosofista e femminista: fu infatti una delle maggiori relatrici nel primo convegno femminista italiano del 1908.

In tema di scolarità, chiudiamo questo post con una bella citazione non da I. Illich (che l'avrebbe sottoscritta integralmente), ma da M. Martinez. Sono le parole indirizzate dal capo di una comunità messicana all'ispettore scolastico federale.
"Vi dirò perché non vogliamo imparare le cose che fate e insegnate nelle vostre scuole. Nelle vostre città, la maggioranza delle persone è andata a scuola. Ciò che hanno imparato deve essere malvagio, perché molte di loro mentono, prendono ciò che appartiene ad altri, tradiscono gli amici, pugnalano la gente alla schiena e raramente si vergognano di ciò che hanno fatto. Voi conoscete bene le nostre leggi, quindi saprete che ciò che dico è vero. Se vi diciamo che siamo vostri amici, vuol dire che lo saremo fino alla morte; lo stesso vale quando vi odiamo. Ma noi siamo incapaci di tradire gli amici come fate voi. Qui ci uccidiamo l'un l'altro come uomini, a faccia a faccia, e gli assassini non vengono mai perdonati. Qui dovete lavorare, ricchi o poveri
che siate, mentre nelle vostre città quelli che sono vestiti bene e hanno molto da mangiare non fanno nulla e non c'è nessuno che possa obbligarli a lavorare. Qui i vostri figli si prenderanno cura di voi quando non potrete più lavorare, proprio come voi vi siete occupati di loro prima che potessero badare alle pecore, guidare l'aratro o seminare il grano. Se venite qui e siete poveri, vi si darà del cibo e un luogo in cui dormire in qualunque casa; nelle vostre città, se siete senza soldi, morirete di fame e di freddo perché nessuno vi darà una tortilla o un un sacco di tela con cui coprirvi. E, se siete senza casa, vi metteranno in carcere. Quando le donne povere vengono da noi, diamo loro lavoro e non usiamo le parole per corromperle. Non vogliamo che si istruiscano i nostri figli, perché allora diventeranno malvagi. [...] Questo villaggio è povero, ma sano. Non danneggiatelo rendendolo simile ai vostri luoghi, perché, se fate così, perderà la sua salute, la sua libertà e la sua felicità. Se amate la nostra gente, non insegnate loro nulla; non fatele perdere la fede, come è successo a me quando ho servito i preti di una grande chiesa. Lasciate che credano, in modo che possano vivere felici; non istruiteli perché scoprano la falsità delle loro credenze. Lasciate che si rispettino e si amino a vicenda; non diffondete la discordia e l'invidia tra loro".