Se c’è qualcosa che accomuna tutte le giaculatorie moderne, questa è la vaghezza, la fumosità, l’indistinzione e, con scaltra consequenzialità, la messa al bando di chiunque abbia da ridire in proposito. Qualche esempio: progresso (verso dove?), libertà (da chi?), dominio della natura (da parte di chi? l’uomo? e, in tal caso, quale uomo?) condizione della donna (quale donna?), qualità della vita (di chi?). Come è evidente, le domande tra parentesi sono letteralmente impronunciabili.
Cogliamo l’occasione per rinviare ad un bell’intervento di Ivan Illich circa «la vita», questa “entità spettrale [...] con connotazioni confuse che impediscono alla parola di significare qualcosa di preciso, [...] che può essere gestita da parte delle istituzioni, cosa che richiede la formazione di sempre nuovi specialisti, scienziati, terapisti, assistenti sociali [...], che può essere governata, migliorata e valutata in termini di risorse disponibili e secondo modalità impensabili”, impensabili, cioè, nel caso in cui si parli della vita concreta di Tizio e di Caio.
Anche questa è democrazia, ovvero inflazione (del voto, della moneta, della parola, della persona), quindi svalutazione. Così la tanto strombazzata qualità della vita si trasforma in quantità della vita (non importa di chi, trattandosi di grandi numeri). E così la piramide, al cui vertice è la qualità ed alla cui base è la quantità, subisce un nuovo scossone.