“Canta et ambula. Noli errare, noli redire, noli remanere”. È l’invito del grande algerino (Sermones, 256, 3) a farci tutti nomadi, anziché stanziali, e poveri, anziché ricchi. E leggeri, quando non - nel peggiore dei casi - alleggeriti, anziché ricchi e pesanti. Ciò perché “quanto enim elati sunt homines, tanto avari sunt; et quanto in hoc saeculo maiores, tanto plus amant divitias suas; nam ubi tibi placuisti, ibi remansisti” (Enarrationes in psalmos, 146, 16).
Con quanto precede aggiungiamo un’altra chiosa al tema della pastorizia, quella dei tempi felici in cui la pecunia (da pecus) era fatta di pecore, in cui il capitale consisteva in capi (capita) di bestiame ed in cui, letteralmente, chi si fermava era perduto.

Infine, a proposito di avarizia, ricordiamo che un’antichissima superstizione (ovvero “sopravvivenza [di un passato memorabile]”) vieta al pastore di contare e ricontare le sue bestie, pena la diminuzione del "gregge" (in sanscrito roupa, donde l’unità monetaria indiana, la rupìa o rupaya).