Trascriviamo di seguito un brano di Ida Magli, evidenziando in grassetto il passaggio che, a nostro insignificante parere, contraddice tutta la pur pregevole argomentazione della studiosa. Per quanto sia comprensibile l’opportunismo che ha dettato l’inciso in questione, dispiace vedere l’autrice di testi quali, ad esempio, Gli uomini della penitenza, aver ormai scordato la valenza comportamentale di simboli (sui quali pure, a suo tempo, era solita soffermarsi) come la luna e il sole.*
“Fin dall’antichità il padre è stato per le donne e per i figli quello che oggi è lo Stato: protettore, dispensatore di beni, giustiziere, garante del futuro. Ma è stato anche il modello per i figli maschi sul quale misurarsi, con il quale gareggiare, dal quale attingere forza, prestigio, sicurezza in se stessi e del proprio posto nella società. La dimensione paterna veniva rispecchiata nella trascendenza, nell’aldilà. […] Con il crollo del padre, è praticamente crollata tutta la struttura della famiglia sulla terra, almeno in occidente. […] Lo Stato socialista ha assunto un volto sempre più coercitivo perché ha accentrato su di sé anche le funzioni della famiglia che non c’è […]. Il ragazzo è obbligato a frequentare per molti anni una scuola dove trova falsi padri, ossia insegnanti di sesso femminile che dovrebbero svolgere il ruolo di autorità e d’insegnamento dei valori sociali al posto dei padri. […] Il problema dei figli maschi dunque è veramente tragico. Forse perfino l’incremento dell’omosessualità maschile ha la sua prima causa in questo: il maschio cerca un altro maschio, fisicamente maschio, perché non esistono più le funzioni sovrabiologiche svolte dalla mascolinità. Terribile inganno, come è evidente: non è mai nella pura fisicità che l’uomo trova la risposta e il soddisfacimento dei suoi bisogni cognitivi, simbolici, trascendenti. Il futuro si presenta, dunque, per l’occidente, come un palazzo in rovina che finge di essere un palazzo in costruzione. Naturalmente questo non significa che dall’emancipazione delle donne si possa o tantomeno si debba tornare indietro. Si tratta invece di rendersi conto che eliminare o sostituire i maschi nelle strutture del potere non significa aver stabilito una società più giusta o meno coercitiva. Lo Stato, collettivo e impersonale, esercita un potere dominatore e autoritario molto più pesante di quello del padre; ma soprattutto non disegna una nuova immagine dell’uomo. C’è un bisogno disperato di invenzione. Sia permesso a una donna confessare che se l’aspetta dai maschi”.

* Quale valenza? Per esempio, luce propria al sole-maschio-marito-padre e luce riflessa alla luna-femmina-moglie-madre; acciocché entrambi, a turno, possano brillare. Oppure estroversione, convessità, grandeur (vel superabundantia cordis) del sole maschile ed introversione, concavità, oculatezza (se non ritrosìa nei confronti del gesto «splendido») della luna femminile. Ancora, e conseguentemente, dono (del proprio) del segno solare del Leone e solare/marziale dell’Ariete (ovvero dell’agnello sacrificale) e vendita del proprio (o acquisto dell’altrui) del segno lunare del Cancro e venereo della Bilancia (caso nel quale, come si vede, la polivalenza del simbolo non disdegna neppure prosaiche applicazioni commerciali). Infine, per ricordare alla gentile lettrice che non si sta parlando di maschilità e femminilità anatomiche, ma archetipiche, si pensi - come già accennato altrove - alla consumazione/consunzione della candela del sole ed all'uso/consumo [da parte sia del maschio che della femmina] della candela stessa e della luce e del calore derivantine.
Circa le caratteristiche anatomiche, invece, è degno di nota quanto la Magli scrive in Dopo l'Occidente: “L’Europa è diventata femmina. Tutte le caratteristiche sociali e culturali dei 'bianchi', quelle che erano implicite nella definizione stessa dei 'bianchi' come conquistatori, ma anche come portatori della civiltà più ricca e sviluppata in ogni campo, sono sparite. [...] Leader, governanti, giornalisti e clero europei spingono ogni giorno il loro continente a perdere le proprie caratteristiche per unificarlo e omologarlo al resto del mondo. [...] Naturalmente questo significa che si vuole la fine non soltanto del cristianesimo, ma di tutta la civiltà e della società europea, la fine dei 'bianchi'. [...] Non bisogna avere timore di pronunciare il termine 'bianchi': l’obiettività nella conoscenza è un valore positivo per tutti, quale che sia il colore della loro pelle. Sono gli uomini che creano le culture: quella europea è stata creata dai 'bianchi'. [...] Una volta padroni dell’Europa, i musulmani 'giustamente' ne distruggeranno l’europeità, come è sempre successo quando una cultura è subentrata ad un’altra. [...] Per prime saranno eliminate le chiese insieme a ciò che contengono. Dipinti, sculture, statue, affreschi, proibiti dall’Antico Testamento come qualsiasi 'rappresentazione' o 'immagine', spariranno con loro. Anche i musei, naturalmente”.
Insomma, secondo l'etnologa, “l’Europa, specialmente la parte più attraente, più ricca, più facile da aggredire (Italia, Spagna, Grecia, Francia e Germania), sarà abitata in maggioranza da africani musulmani, i quali avranno il piacere e il dovere di eliminare tutto ciò che ci appartiene”. Sembra di leggere Oriana Fallaci, ma non infieriamo perché Ida è una vecchia e cara amica. Chiudiamo invece, ancora da Dopo l'Occidente, con quest'augurio che facciamo nostro: “Forse la Russia potrà occupare il posto lasciato vuoto dall’Europa, diventando finalmente consapevole di se stessa, della propria originalità, né del tutto europea, né del tutto asiatica. Potrà porsi in qualche modo come unico vero memoriale di quella che è stata la civiltà europea”.