Quando chi scrive parla di Massoneria, parla di un'istituzione scomparsa. Lo si è già detto, ma giova ripeterlo. Buona l'istituzione, insomma, poiché buono - per definizione - è l'Istitutore, ma non sempre tali gli istituiti, almeno fino ad ieri. Oggi, cioè da qualche secolo a questa parte, quel «sempre» si può tranquillamente omettere: i massoni autentici, ormai, si fanno vedere poco e quelli visibili non sono autentici.
È la stessa differenziazione a cui s'è fatto cenno, altrove, tra gnosi e gnosticismo. Al riguardo può risultare non priva di interesse la lettura (se non la visione, col relativo ascolto) di Gioele Magaldi, fondatore del Grande Oriente Democratico. Persona peraltro garbata, Magaldi - con i collaboratori del movimento e del sito omonimi - denuncia l'appartenenza alla Massoneria di più d'un politico, nostrano e no, definendo costoro «contro-iniziati».

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Che l'arte muratoria e il mestiere dell'architetto si siano 'evoluti', dimenticando [dalla mente] scalpello e cazzuola e scordando [dal cuore] squadra e compasso per trasformarsi in teorici, passi. Ma non è passabile che una via iniziatica, come tale riservata ai meno e non ai più e - tra i meno - al singolo e non alla collettività del gruppo o della confraternita, sia diventata la bandiera (e la banconota) della globalizzazione, detta anche «mondialismo», cioè della pseudo-democrazia odierna.
Premesso ciò, si veda quanto dice ancora G. Magaldi (in un'intervista rilasciata ad Il Fatto Quotidiano, ivi pubblicata con qualche censura e leggibile integralmente presso il sito Rischio Calcolato): "È necessario tornare allo spirito di quei fratelli liberi muratori che guidarono la rivoluzione americana e quella francese, che fecero il Risorgimento in Italia e ovunque lottarono per affermare istituzioni liberal-democratiche parlamentari, allargamento del suffragio, diritti civili e politici. [...] Il trinomio 'Libertà-Fratellanza-Uguaglianza' è nato nelle logge e adorna ancora adesso i templi massonici, scolpito sotto la cattedra del Maestro Venerabile". Perché "tornare" a qualcosa che va avanti indisturbata dal '700 e che continua a progredire trionfalmente? In questo senso l'Unione europea è l'erede massonica - per esempio - dello Stato italiano, come questo è l'erede massonico - ancora per esempio - del Regno delle Due Sicilie. In questo senso Draghi e Garibaldi sono entrambi massoni di stretta obbedienza e d'impeccabile coerenza, né più né meno del citato Magaldi (persona garbata, dicevamo, ma che solo per ironia può definire «democratico» - nel senso moderno - un cenacolo massonico).

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"Non voto da decenni. Me lo impedisce la mia religione. Non credo nella democrazia rappresentativa. È una truffa. Un imbroglio ben congegnato, sofisticato, «per metterlo nel culo alla gente, e soprattutto alla povera gente, col suo consenso».* Non è la democrazia, ma un sistema di oligarchie politiche, economiche e spesso criminali, strettamente collegate fra loro o, nella migliore delle ipotesi, di aristocrazie mascherate, che oltretutto non hanno nemmeno gli obblighi delle aristocrazie storiche. Credo alla democrazia diretta, esercitata in ambiti circoscritti. La democrazia è esistita quando non sapeva d'esser tale.** Nella comunità di villaggio preindustriale e preborghese l'assemblea dei capifamiglia decideva assolutamente tutto ciò che riguardava il villaggio.
[...] Questo sistema, che aveva funzionato benissimo per secoli, fu cambiato nel 1787, due anni prima della rivoluzione francese, sotto la spinta degli interessi della borghesia e della sua smania di regolare ogni aspetto della vita, anche privata, cosa che nello Stato moderno ha raggiunto eccessi grotteschi".

* La frase, un po' cruda, è dello stesso Massimo Fini (da Sudditi) cui si deve tutto il brano precedente, anch'esso apparso ne Il Fatto Quotidiano, col titolo "Il vincitore delle elezioni non è Matteo Renzi. Sono io". Noi l'abbiamo tratto da Come don Chisciotte, dove, tra i commenti, spicca quello che fa un parallelo tra la frase in questione e la legalizzazione della sodomia.

** Aggiunge ancora Fini, citando quasi letteralmente il Tao-te-king (§ 38): "È sempre così, quando una cosa comincia a essere nominata vuol dire che non esiste più; si è parlato di comunismo dopo che era scomparso il comunitarismo medioevale (che, se non era proprio comunismo, gli si avvicinava parecchio)". Dello stesso autore, e sullo stesso tema, si tratta anche qui.

Infine, se si è d'accordo nell'ammettere che tutte le rivoluzioni degli ultimi secoli sono state organizzate da chi adesso è al potere, si sarà d'accordo anche sull'impossibilità odierna di una rivoluzione genuinamente popolare. Rivoluzione, quest'ultima, resa addirittura impensabile, oltre che impossibile, da una serie di fattori concomitanti (tutti promossi da chi adesso è al potere, ovvero dai loro progenitori, se non da qualcuno un po' più longevo di questi e di quelli) quali, ad esempio, l'irreligiosità, la tecnologia, l'individualismo ed il conseguente scadimento della creatura umana.*

* Anche di questo si è già parlato, ma forse non è completamente inutile ripeterlo, magari a solo beneficio di chi scrive. Circa l'irreligiosità, ci si può chiedere quali garanzie offra un Masaniello - e, con lui, l'élite rivoluzionaria dei "lazzari", ovvero la postrivoluzionaria classe dirigente - che non crede in una vita successiva a questa (e condizionata da questa), che non vede in questo mondo il riflesso particolare di una gerarchia cosmica ordinata verso l'Uno (cioè uni-versale) e che, conseguentemente, non crede nella fratellanza di ogni essere umano, figlio di un solo Padre. Sembra superfluo - ma lo facciamo - aggiungere che, proprio come tra fratelli, anche in questa prospettiva ci si possa schiaffeggiare spesso e volentieri.
Sulla tecnologia, unico scopo del cosiddetto «progresso», è evidente il suo impiego precipuo a fini bellici. Una rivoluzione che opponga bastoni a spade, sia pure con briscola a denari, era ancora ipotizzabile, qualche secolo fa, ma oggi Masaniello non è in grado di resistere né a Bruxelles, né a fortiori a Washington, né a Napoli.
Per quanto riguarda l'individualismo, accuratamente fomentato dalle "rivoluzioni" - che hanno svuotato di senso il termine stesso - sette, otto e novecentesche e dalle relative "liberazioni", ci si pensa mai che un fenomeno come la Resistenza non si sarebbe verificato, in assenza di una struttura familiare e - soprattutto - interfamiliare alle spalle?
Infine, a proposito del conseguente scadimento della creatura umana (e per restare in ambito partenopeo), se un Napolitano ritrovasse un po' di italianità siamo sicuri che non farebbe la fine di Milosevic, Saddam, Gheddafi o - nel migliore dei casi - Yanukovic? Migliore dei casi, per lui. Noi finiremmo come gli ucraini. È una considerazione, questa, che fa diventare «amor di patria» 'l'europeismo' ed 'il mondialismo' dei nostri governanti.