In riferimento all'articolo di ieri, sembra opportuno precisare qualcosa. Intanto, circa le caste (su cui la Wikipedia offre il consueto soccorso) va detto che l'averle ivi ridotte a tre adatta meglio il discorso ai tempi attuali. In effetti, stante la proliferazione odierna di attività fino ad ieri inusitate, o si aggiungono ad ogni casta più sotto-caste (come le jati indù) o si raggruppano nella terza tutti i mestieri «servili», cioè mirati all'offerta di un «servizio». A rigore, infatti, sebbene solo la quarta casta tradizionalmente servisse all'adempimento delle servitù, si deve ammettere che oggi tutti, pensionati e disoccupati compresi, siamo costretti ad una sorta di «servizio permanente effettivo». L'unica differenza, semmai, riguarda la maggiore o minore materialità - opposta alla spiritualità - del servizio: se al rappresentante la prima casta, ovvero al sacerdote, compete la quasi assoluta spiritualità, laddove al rappresentante la seconda, ovvero al pubblico funzionario (magistrato, soldato, parlamentare, ecc.), spetta un giusto mezzo tra il materiale e lo spirituale,* al rappresentante la terza appartiene la maggiore materialità dell'artigianato, dell'agricoltura, della zootecnia, del commercio e così via, fino al «terziario» vero e proprio.**

* Sempre tradizionalmente, il nobile ha l'onore e l'onere di provvedere ai bisogni del povero, dell'orfano, della vedova e insomma del bisognoso di aiuto a qualsivoglia titolo.

** Non è davvero necessario aggiungere come la spiritualità non possa considerarsi assente in alcuna attività umana, nei limiti consentiti dal singolo individuo. In questo senso Gandhi definiva "popolo di Dio" gli stessi paria. Sempre in questo senso il messaggio cristiano esalta gli umili, i poveri, i deboli e gli oppressi. Di sfuggita, circa le caste e circa i tempi ultimi, va notato come Budda, Cristo e Maometto - citati in ordine cronologico di apparizione - non facciano parte della prima casta, Budda e Cristo discendendo dalla seconda e Maometto dalla terza.

Tornando all'articolo di ieri, in particolare a quanto si diceva della sovversione finalizzata alla sempre maggior dipendenza del singolo (i più) dai «servizi», pubblici o privati che siano (i meno), va notato a) che alle necessità essenziali dell'individuo, fino ad ieri soddisfatte vuoi dall'individuo stesso e vuoi dalla famiglia - più o meno ampia - del medesimo, oggi risponde quasi esclusivamente lo Stato; b) che tali necessità si sono oltremodo accresciute, dall'istruzione al lavoro, dalla sanità alla giustizia e dall'approvvigionamento (acqua, cibo, luce, gas, ecc.) all'informazione (culturale e no); c) che lo Stato, vale a dire la pubblica amministrazione, si sta progressivamente privatizzando.
Pertanto, stante quest'ultima considerazione, aggravata dalle due precedenti, a quanto era pubblico, ovvero appartenente ai più, si sta progressivamente ed inesorabilmente sostituendo quanto è privato, ovvero appartenente ai meno, anzi ai sempre meno. Privatizzare come privare, insomma. Del resto, il participio «privato» ha entrambi i significati, il che di nuovo giova a svelare oligarchia la finta democrazia moderna.