Nell'omaggio che rendiamo al maestro Guénon (Il mestiere dei misteri, in questo stesso sito) figurano alcuni link cui siamo affezionati, due dei quali da tempo non assolvono più la loro funzione. Il primo, Contemplatio, perché il relativo hosting (Idomyweb), per motivi a noi ignoti, fa le bizze; il secondo, Zenit, perché "the requested URL could not be retrieved". Nell'attesa che cambi qualcosa, abbiamo posto loro accanto una croce.
Grazie al Cielo, gli altri funzionano benissimo. Tra questi, le cui pagine spulciamo di quando in quando, stavolta ci ha particolarmente interessato Esonet, che ospita Una questione relativa alle origini della Massoneria, di Franco Baldini. Con bel brio, l'autore annota quanto segue.

«La spiegazione classica - accettata da tutti - delle origini della Massoneria la fa storicamente derivare dalle associazioni dei costruttori medievali. Queste ultime avrebbero fin dall'inizio contenuto anche dei non-operativi. Agli inizi del settecento i non-operativi sarebbero divenuti la maggioranza, dando così alla Massoneria i caratteri speculativi che da allora in poi ha sempre avuto. [...] Dunque, a partire dal settecento, un sacco di signori pieni di interessi esoterici, ma che non avrebbero toccato mattoni e calcina neanche con la punta della loro canna da passeggio, si fanno all'improvviso un punto d'onore di potersi chiamare "muratori": strano fenomeno, che viene spiegato come ho detto prima.
Facciamo ora un passo indietro: a partire dal quattrocento, un altro sacco di signori pieni anche loro di interessi esoterici, ma che non sapevano neanche come era fatta una pecora o una capra, perché non le avevano mai viste, se non nella forma di stufato o di arrosto, si fanno ugualmente un punto d'onore di potersi definire "pastori". Tipi decisamente chic come Renato d'Angiò o lord George Stuart si fanno ritrarre in improbabili vesti pastorali, con in mano dei lunghi bastoni; intellettuali come Sannazaro scrivono cose come l'Arcadia; grandi pittori fanno quadri sul tema; la faccenda viene presa non come un divertimento di corte, ma dannatamente sul serio e dura fino a tutto il seicento, fino all'Accademia dell'Arcadia fondata da Cristina di Svezia.
Poi zac, tutto finisce di colpo. Al volgere del secolo - non si capisce perché - non gliene frega più niente a nessuno della pastorizia, perché gli stessi signori corrono in massa a interessarsi all'edilizia. Non è strano? Ora, se noi tentiamo di spiegare la genesi del movimento arcadico come spieghiamo quella del movimento massonico, ci rendiamo conto di colpo dell'incongruenza: dovremmo ammettere che, fino al trecento, siano esistite associazioni di pastori "operativi" che includevano anche qualche "speculativo", che so, il veterinario e il commerciante di formaggio; dopodiché, con il quattrocento, gli "speculativi" diventano la maggioranza e la "pastorizia teorica" si stacca definitivamente dal mestiere effettivo del pastore. Ridicolo.
Insomma, quello che ha cominciato a disturbarmi, nella spiegazione delle origini della Massoneria, è che funziona bene solo per essa, mentre, se si cerca di applicarne lo schema a un fenomeno precedente, ma assolutamente analogo, come quello dell'Arcadia, diventa notevolmente sciocca. Perché invece non ipotizzare che i signori quattrocenteschi che iniziarono il movimento arcadico intendessero il termine "pastore" nel suo senso metaforico, cioè in quello di "custode", intendendo che erano tali non perché eredi di qualche forma di "pastorizia operativa", sul tipo della mungitura, ma perché custodivano qualcosa, per esempio una tradizione riservata? [...] Supponiamo dunque che questi signori si definissero "pastori" perché si consideravano i custodi di qualcosa: ciò significa che questo qualcosa c'era ed era anche in buona salute. Si arriva alla fine del seicento e la pastorizia perde di colpo interesse. Ciò potrebbe voler dire che comincia a mancare la cosa da custodire: un pastore senza gregge (foss'anche un gregge di conoscenze) che pastore è? Ecco allora che, in un breve volger d'anni, gli stessi signori si sbrigano a diventare "muratori" [...].
La "Massoneria professionale" ha una lunghissima storia in cui resta sempre più o meno quella che è: nonostante le meraviglie architettoniche che ha prodotto non fu mai un boom sociale. Anzi, alla fine del seicento è ormai un'istituzione languente e vagamente anacronistica. Poi, in un breve volger d'anni conosce un boom incredibile tra persone che non hanno niente a che vedere con quel tipo di professione. [...] Faccio notare che la mia ipotesi ha una generalità che l'altra non ha, e spiega anche il boom».

È vero. L'Arcadia non fu, o non fu per tutti gli adepti, un vezzo letterario. Lo stesso Baldini infatti precisa che l'«Arcadia di Sannazaro è esplicitamente - come la famosissima, ed ancor oggi altamente enigmatica, Hypnerotomachia Poliphili - un'allegoria iniziatica imperniata sul tema ermetico della morte e della resurrezione: basta leggerla. Cito Rinaldo Rinaldi, dal capitolo nono del secondo volume del terzo tomo della Storia della civiltà letteraria italiana [...]: "Opera sincretistica come l'Hypnerotomachia, l'Arcadia è poi anch'essa tramata su un'allegoria iniziatica". [...] E così sarà per lungo tempo, attraverso il Marino e fino all'"Accademia dell'Arcadia", di fatto nata - con il nome di "Accademia di Camera" - nel salotto di Cristina di Svezia, delle cui occupazioni ci dà un'idea eloquente l'abate Francesco Cancellieri: "La celebre Cristina Alessandra, regina di Svezia, dopo di aver rinunciato il regno, ed abbracciato la religione cattolica romana, nel 1655, scelse per suo soggiorno questa città, ove si applicò interamente a proteggere le scienze, le lettere, e le belle arti, fino al 1689, in cui terminò di vivere. Fra le sue occupazioni volle ancora tentare di rinvenire l'arte cotanto decantata, e non mai trovata di far l'oro. Onde fatti costruire nella propria abitazione varii laboratorii, invitò i dilettanti di una tal'arte ad andare a fare in essi le loro operazioni, somministrando loro quanto occorreva per eseguirle"».
In effetti dovevano essere personaggi simili a costoro, appunto 'dilettanti', quelli che i veri alchimisti dileggiavano chiamandoli «soffiatori». Personaggi già moderni, vittime della credenza che vuole a) ogni individuo uguale ad ogni altro e b) l'unica differenza tra l'uno e l'altro consistere in una tecnica, in un artificio, in un quid insomma esclusivamente materiale. Sull'argomento si potrebbe citare la barzelletta in cui una fata, munita della bacchetta magica d'ordinanza, chiede ad un bambino che cosa questi desideri e si sente rispondere che questa cosa è la bacchetta magica. Tempi plebei. Più caliamo in basso, lungo la scala dell'evoluzione, più ci pensiamo in alto. E pensare che, fino a qualche secolo fa, nessuno avrebbe osato mettere in dubbio verità elementari quali - per servirci d'un detto taoista - "se l'uomo giusto imbocca la via sbagliata, la via s'aggiusta" o - per servirci d'un detto sufi - "la chiave che apre la porta a me è la stessa chiave che chiude la porta a te" o - per servirci d'un detto evangelico caro ad Evola (ma anche Guénon ha sempre sostenuto l'imprescindibilità delle qualificazioni, quali prerequisito dell'iniziazione) - "il Regno dei cieli patisce violenza e i violenti se ne impadroniscono" (Matteo, XI, 12).
Adesso invece, per restare in tema arcadico, siamo tutti pastori, magari protestanti, e nessuno si sente pecorella, men che meno smarrita.

Comunque sia, tornando a Baldini, supporre una continuità tra l'Arcadia e la Massoneria è stimolante, non perché quella preesista a questa (la Massoneria affondando le sue radici sia nella Roma delle origini che in una Gerusalemme sospesa fra Tiro, Sidone, Ur e Babilonia), ma perché, come l'Arcadia abortì prematuramente, a causa del gran numero di 'pseudo-pastori' accolti tra le sue fila, così la Massoneria perse il suo carattere iniziatico, a causa dell'ancor più grande numero di 'pseudo-muratori' «accettati» nell'organizzazione. Circa questi ultimi, non si può infatti negare che un mestiere tradizionale (il quale comporti, cioè, necessariamente, delle possibilità iniziatiche anche nello svolgimento delle mansioni più umili) richieda sempre una pratica operativa - che Baldini chiama «professionale» - dell'attività eponima. Che poi qualche componente la corporazione, o il collegio, soprattutto ai gradi più alti, si esima dall'operatività (pur avendola praticata, magari in qualità di semplice apprendista) è ben comprensibile. Tuttavia un massone puramente speculativo - che Baldini definisce «teorico» - resta e deve restare un'eccezione. Quando l'eccezione diventa norma non ha più senso parlare di muratoria, non più di quanto abbia senso parlare di alchimia, a proposito dell'odierna chimica, o di astrologia, a proposito dell'odierna astronomia.* Né mette conto anche solo accennare ad una 'speculazione' massonica borsistica (o finanziaria, cioè politica).
Ora, chiarito una volta per tutte quanto sia erroneo l'atteggiamento di chi "immagina - spiega R. Guénon (in Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio) - che i massoni 'operativi' fossero solo semplici operai o artigiani, e niente di più, e [...] pensa che il simbolismo, nei suoi significati più o meno profondi, sia sopraggiunto solo tardivamente, in seguito all'ammissione nelle organizzazioni corporative di persone estranee all'arte del costruire", occorre d'altro canto - sempre con Guénon - "andare in qualche modo contro l'opinione corrente e considerare la 'Massoneria speculativa', sotto molti aspetti, come una degenerazione della 'Massoneria operativa'. In effetti, quest'ultima era veramente completa nel suo ordine, dal momento che possedeva insieme la teoria e la pratica corrispondente; e questa sua denominazione, sotto questo aspetto, può essere intesa come un'allusione alle 'operazioni' dell'arte sacra, di cui la costruzione secondo le regole tradizionali era una delle applicazioni. Quanto alla 'Massoneria speculativa', che d'altronde è nata nel momento in cui le corporazioni di costruttori erano in piena decadenza, la sua denominazione indica molto chiaramente che essa è limitata alla 'speculazione' pura e semplice, vale a dire ad una teoria senza alcuna realizzazione; e certamente sarebbe un errore dei più strani se si volesse considerare un tal fatto come un 'progresso'. Se si fosse trattato solo di un impoverimento, il male non sarebbe poi così grande com'è in realtà, ma, come abbiamo detto più volte, all'inizio del XVIII secolo si è verificata in più una vera deviazione al momento della costituzione della Gran Loggia d'Inghilterra, la quale fu il punto di partenza di tutta la Massoneria moderna".


* Altrettanto può dirsi della Carboneria italiana, i cui rappresentanti avevano ben poco a che fare col carbone (a meno che non si riferissero a quello che la Befana soleva portare ai bambini cattivi) o del Compagnonnage francese. Circa quest'ultimo, una curiosa ironia della sorte fa 'sì che il nome del suo più noto esponente, Agricol Perdiguier, lo colleghi al 'dovere' georgico, laddove l'ermetismo dell'Arcadia era evidentemente bucolico.

Per finire, ancora alcune righe di Guénon, indirizzate a chi crede "che ciò che si nasconde sotto i simboli siano quasi unicamente concezioni sociali o politiche (modo di vedere che è, in gran parte, quello di Aroux e di Rossetti per ciò che riguarda l'interpretazione di Dante, e che si riscontra anche in molti passi della Storia della Magia di Eliphas Levi). Le concezioni di questo genere, agli occhi di coloro che possedevano certe conoscenze, potevano avere solo un'importanza parecchio secondaria, quella di una possibile applicazione fra tante altre; e aggiungiamo anche che ovunque hanno finito con l'occupare uno spazio troppo grande e col diventare predominanti, esse sono state invariabilmente una causa di degenerazione e di deviazione (come nel caso di certe organizzazioni musulmane, in cui le preoccupazioni politiche hanno soffocato, in qualche modo, l'originaria spiritualità). E non è esattamente questo che ha fatto perdere alla Massoneria moderna la comprensione di ciò che essa conserva ancora dell'antico simbolismo e delle tradizioni di cui sembra essere, bisogna ben dirlo, malgrado tutte le sue insufficienze, l'unica erede nel mondo occidentale?".