Quando l'esperimento scientifico conferma una verità di fede, è vero a sua volta. Quando la contraddice, è semplicemente falso (sbagliato, mal impostato). Si pensava a questo assioma nel leggere un articolo di L. Polastri, dal quale stralciamo quanto segue.
"Supponiamo di avere due cilindri, l'uno contenuto nell’altro. L’intercapedine interna la riempiamo di un liquido viscoso chiaro come la glicerina e vi depositiamo sopra qualche goccia di inchiostro. Se iniziamo a far ruotare il cilindro, diciamo in senso orario, la goccia d’inchiostro si spande nella direzione opposta, formando una striscia che diventa più sottile fino a scomparire. Tuttavia la goccia è ancora lì anche se non la vediamo. Se ruotiamo il cilindro nella direzione opposta, essa riappare".
Magnifico. Ciò prova che scomparire ed apparire (dalla vista ed alla vista) è come dondolare sull'altalena. Ciò prova che il cosmo e il caos (quest'ultimo inteso come entropia,* dalla quale l'articolo di Polastri prende le mosse) si alternano come la vita e la morte. Dietrofront e Avanti marsh.

* Cosmo e caos, quindi il bello e il brutto. Così «cosmesi» e «cosmetico» derivano da cosmos ("ordine", in greco), per la gioia delle nostre donzelle.

L'unico neo, in quanto scrive Polastri, è l'affermare che tali "conclusioni sono incompatibili con il pensiero greco secondo il quale solo l’essere «è» e il «non essere» non è (essere come rappresentazione dell’apparire)". Gli sarebbe bastato parlare di "esistere", come rappresentazione dell’apparire, equiparando in tal modo esistenza, manifestazione (o apparenza) e creazione. Ed eliminando così ogni presunta incompatibilità col pensiero greco, per il quale solo l'essere è (come in Parmenide), laddove ogni esistenza scorre su e giù (come l'acqua di Eraclito, che sale in vapore e scende in pioggia). Circa il non essere, visto che il pensiero greco - a parte qualche eccezione - ha poco da spartire con la metafisica, rimandiamo il discorso. Ma resta indubitabile che l'essere [e solo l'essere] è e che il non essere non è.