Oggi ci serviremo del francese, anzi dell'argot, perché la radice che ci interessa è appunto ARG.
«Il giocare con le parole - spiega B. d'Ausser Berrau in De Mysteriis - in modo da suggerirne differenti significati e applicazioni, ovvero il servirsi di omofoni aventi sensi tra loro dissimili, nonché l'inserzione nel dire di vocaboli esotici o artatamente deformati 'sì da far comprendere il discorso ai soli destinatarii, prende, in francese, nome di argot. [...] Ora, come un giocare con le parole ("a play on words") è reso in inglese con il verbo to pun, la cui origine è dal latino punctum, da intendere a sua volta come 'puntura' o 'punzecchiatura', così l'italiano 'arguto' (argutus, in latino) sta per "sottile", "penetrante", "graffiante", "che lascia il segno"». Di qui il modo di dire per cui un argomento brillante "con-vince" (arguit, ancora in latino). Brillante, come l'argento (argyros, in greco), ma anche come lo specchietto per le allodole di quel "ciarlatano" (argutulus, in latino) che è Satana. Del resto, è un argot anche il gergo della malavita. Tralasciamo gli argivi, l'Argolide, i cento occhi d'Argo e la nave omonima (quella costruita dal carpentiere Argo), nonché l'argilla [rossa], l'ergot (o "ruggine del grano"), les escargots purpuree e soffermiamoci sull'architettura gotica.*
Come si sa, tale stile nacque dalla felice confluenza, in terra di Sicilia, di elementi costruttivi arabi con caratteri romanico-normanni, preesistenti nel ducato di Normandia e poi, per i varii accadimenti dell'inizio dell'XI secolo, trasferiti nell'isola. L'apporto islamico proveniva, a sua volta, dalle tecniche edilizie di Bisanzio, mentre il peculiare arco a sesto acuto sembra fosse originario dell'Iran. In seguito, tale complesso patrimonio tecnico fu riportato in Francia da maestranze siculo-normanne, dove conobbe grande fioritura e diffusione continentale.


* L'architettura è l'arte dei muratori, o dei carpentieri, laddove l'argento è il metallo tipico della seconda casta, regale e guerriera. Circa quest'ultima, il cui animale araldico è l'orso (o l'orsa, per dir meglio), come abbiamo ricordato più volte, dopo aver precisato che il trilittero ARG oggetto di questo e di un altro articolo è alla base anche a) del greco arktos - "orso", appunto - donde Artù e b) di Arjuna, figlio del dio indù della guerra Indra, bisogna porre nel debito risalto l'espressione ermetica Ars regia, che unifica nella regalità sia il pontifex che l'artifex.


Ora, che c'entrano i barbari goti, ostrogoti o visigoti che fossero, con le cristalline punte di meraviglia delle cattedrali gotiche? Se si tiene presente che, sempre in francese, argot significa anche "sperone", "punta", ovvero "ceppo" (sepa in piemontese e zeppa in romanesco, il che ci riporta al pun inglese) e che il linguaggio cifrato degli appartenenti alle corporazioni, in questo caso dei massoni autentici, era un vero e proprio argot, non potrebbe darsi che art gothique sia la contrazione di art argothique?
L'ipotesi è di Fulcanelli, ne Il mistero delle cattedrali, che specifica: "L'argot resta il linguaggio d'una minoranza d'individui che vivono al di fuori delle leggi codificate, delle convenzioni, degli usi, del protocollo e ad essi si applica l'epiteto di voyous, cioè di voyants". Al riguardo F. Ledvinka, il traduttore italiano dell'opera, dopo aver reso voyous e voyants con "teppisti" e "veggenti", precisa che entrambi i «termini francesi derivano dal verbo voir ("vedere") ed in italiano questo doppio senso è intraducibile».
"Si potrebbe credere - aggiunge Fulcanelli - che questi siano soltanto dei giochi di parole. Noi ne conveniamo di buon grado. L'essenziale è che guidino la nostra fede verso una certezza [...]. Quaggiù non esistono né il caso, né la coincidenza, né i rapporti fortuiti; tutto è previsto, ordinato e regolato, e non spetta a noi modificare a nostro piacimento la volontà imperscrutabile del Destino. Se il senso comune delle parole non ci permette nessuna scoperta capace di elevarci, d'istruirci, d'avvicinarci al Creatore, allora il vocabolario diventa inutile. [...] Nella conversazione corrente, non sono forse i doppi sensi, le approssimazioni, i bisticci di parole o le assonanze che caratterizzano le persone di spirito, felici di poter sfuggire alla tirannia della lettera e che si mostrano, quindi, a loro modo, cabaliste senza saperlo?". In questo quadro figura anche l'argot di Maria, in francese Margot, la chiacchierona, la margherita.

A quest'umile - e perciò lodevolissimo - fiorellino, nelle sue varianti bi (vedi) e monocromatiche, abbiamo tributato un piccolo omaggio 'ecclesiastico' qui e lessicale qui.