Tornando ad un argomento già accennato nel post relativo a
genius e ingenium, stavolta parliamo di cigni, ovvero dei nostri mitici progenitori dell'età aurea. Non ancora divisi in razze, né tantomeno in caste, il loro nome era, in sanscrito, hansá (o hamsa, "swan", "cigno", appunto). Nell'induismo il cigno è il veicolo di Brahma, e rappresenta lo spirito alitante sulle acque della cosmogonia biblica. Anche nel mito greco la patria del cigno è nel paese degli iperborei, sulle rive dell'oceano artico, ancora più a nord della Terra del Vento del Nord, dove i cigni, trainando il carro di Apollo, conducono il dio al quale questi uccelli rimarranno sempre sacri.
Il vento di cui sopra «è boréas, la triestina 'bora', e quindi ancor più a nord c'è l'Iperborea (Yperbóreas), dalla quale deriva uno degli attributi di Apollo». Così B. d'Ausser Berrau in Ubinam gentium sumus?, al quale dobbiamo non poche di queste informazioni. «Parimenti importanti - ibidem - sono le connessioni che si ricavano dagli altri nomi dati a questo volatile acquatico; il tedesco schwan ed il norreno svanr hanno lo stesso etimo (si confronti col sanscrito svana, "sound"; con l'antico irlandese sennim, "spielen"; con l'antico inglese swinn, "sing", "music") del latino sonus, il che equivale a dire il Verbo, il Logos».
A proposito invece della candida sfericità tradizionalmente connessa al cigno (ed alle imbarcazioni ispirate al medesimo), nel brano in questione si legge quanto segue. «Prossimità assai singolare che si ripete negli etimi, dove per kúknos abbiamo il sanscrito shúkrá, "clear", "bright", "white", mentre kúklos ci manda a cakrá, "wheel", "circular". In entrambi i casi, sia la figura geometrica, sia il colore ('albo', come in album, albume, alba, àlbatro ed albino; si veda anche il romancio alva, cioè "weiss") si collegano ai primordiali concetti di completezza e purità. Per l'ambito semitico c'è l'ebraico gilgal, "wheel", ma anche l'aramaico gulguta, "skull" (da cui il Golgota, il monte del cranio), il quale è tondeggiante e biancastro. Né manca il nesso con kululu, "corona" (che la radice KRN accomuna al cranio ed alla 'corona del cranio')». La primordialità del cerchio è anche intimamente connessa alle condizioni geo-astronomiche del primo grande anno (pari, più o meno, ad una semiprecessione equinoziale, cioè a 12.960 'piccoli' anni nostri, la durata dei quali era però esattamente uguale a 360 giorni ciascuno, stante la circolarità dell'orbita terrestre e la perpendicolarità dell'asse terrestre all'eclittica). Alla caduta biblica fanno seguito: l'inclinazione dell'asse, l'inizio della precessione, l'ellitticità dell'orbita e la durata dell'anno in 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Sul tema si può citare
un frammento fenicio, attribuito a Sanchoniaton: ANTE ROTUNDUS ERAM, NUNC SUM DEPRESSUS IN OVUM.

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Cigno, ovvero oca, "goose", come il gioco dell'oca e come l'arrivo della cicogna. Oca, in latino, è anser (non dissimile da hansá, come 'cicogna' da 'cigno'). E cigno è cycnus, metatesi di "cinque". Alla prima umanità, quella vissuta durante il primo dei cinque grandi anni del nostro manvantara, spetta infatti il primo dei cinque elementi, ossia l'etere isotropo ed omogeneo (indifferente alle direzioni spaziali e temporali, cioè, nel suo espandersi sfericamente a partire da un centro), ed il primo dei cinque sensi, cioè l'udito atto a sentire il Verbo. Ed anche il Verbo, ossia il Suono del Verbo, è indifferente alle direzioni spaziali e temporali, nel suo espandersi sfericamente a partire da un centro. E l'italiano suono è omofono allo swan inglese. La razza hansá, quindi, sarebbe più giusto definirla una pre-razza. Una specie d'uomo immacolata, insomma, sine labe originali concepta, secondo la definizione delle litanie lauretane.
E il canto del cigno? "Il dare per scontato - segnala B. d'Ausser Berrau - che questo canto sia mera leggenda è parzialmente smentito dall'esistenza di quel tipo di cigno selvatico noto come cycnus musicus, in grado d'emettere un verso singolare, ma assai armonico, talvolta affine ad un rintocco di campana e talaltra al suono di un indefinibile strumento a fiato". Si veda anche, nel post citato all'inizio, quanto affermato da
A. Pigafetta intorno all'araba fenice.
Gente senza macchia,* dicevamo. Immacolata fin dalla nascita, come la Vergine, o purificata, come il Profeta, dall'intervento angelico. Gente nata col dono della lingua degli uccelli, o che l'aveva appresa, come attesta per Salomone il
Corano (XXVII, 16): ulimma mantiqat-tayri.

* Macchia è tache, in francese, in senso sia corporale che morale; formalmente identica a chute ("caduta"), è infatti la causa della caduta biblica. L'uomo-cigno, sicché, è l'Adamo precedente Eva. Inoltre, l'Ave [Maria] che riscatta Eva simboleggia effettivamente un ritorno alle origini, a quella età dell'oro precedente lo status naturae lapsae nella quale non s'era condannati a lavorare nel sudore (sine labe stando anche per sine labore, vista la derivazione di entrambi i termini dal latino labare, "cadere").