Ancora sull'Arcadia, fenomeno che si direbbe dandysticamente letterario, più che esoterico, politico più che iniziatico, un tipico rappresentante ne è Vincenzo Monti. Su di lui, merita lettura la non certo tenera pagina della Wikipedia. Se ne parliamo, è per la sua Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca, nella quale strapazza il buon Giacomo da Lentini, autore dei celebri versi che seguono. 
Eo viso. E son diviso da lo viso
e per avviso credo ben visare;
però diviso viso da lo viso,
ch’altr’è lo viso, altr'è lo divisare.
E per avviso viso in tale viso
(de lo qual me non posso divisare),
viso a vedere qual è per avviso,
ch'altro non è, se non Deo divisare.
Entro al viso, pel viso no è diviso
(che non è altro che visare in viso),
però mi sforzo tuttor a visare.
E credo per avviso che da viso
giammai non possa me essere diviso,
né uomo ve nde possa divisare.
Versi abbastanza enigmatici, è vero, ma che sembra eccessivo liquidare come "una miserabile raccolta di rimati arcaismi, zeppa di bisticci che anima nata non saprà mai intendere". Non pago, il "traduttor de' traduttor d'Omero" incalza col chiedersi se "il pubblicare non a decine, ma a centinaja 'sì puerili scempiezze, e chiosarle per sopraggiunta, non è egli proprio un insultare al senso comune, e un esporci alle infinite beffe degli stranieri?". De mortuis nil nisi bene, sicché amen. Parliamo bene, allora, del protostilnovista siciliano che altrove confessa: "Io m’aggio posto 'n core a Dio servire, | com’io potesse gire in paradiso, | al santo loco c’aggio audito dire | o’ si mantien sollazo, gioco e riso". Premessa la palese voglia di giocare, sia con le omofonìe che con le polisemìe (sulle quali ciascuno di noi è arbitro incontrastato), vogliamo solo notare l'insistenza del poeta sulla E iniziale delle quartine e delle terzine del sonetto. 
Bene, questa vocale rappresenta a) la terza persona singolare del presente indicativo del verbo per eccellenza,* ossia del Verbo, b) la copula (grammaticale e simbolica [tra Cielo e Terra]), c) la congiunzione tra l'Essere e l'Esistere e l’iniziale di detti verbi; d) la seconda e la quarta lettera del tetragramma sacro.** 
Forse è poco. Eppure l'importanza di questa vocale è testimoniata anche dalla sua presenza - come si è detto qui - nel santuario di Delfi.

* A rigore, alle creature è lecito proferire solo questa voce (noi esistendo ed Egli solo essendo; a noi competendo un passato ed un futuro ed a Lui l'eterno presente).
 

  ** La he ebraica, traslitterata come H (la greca eta maiuscola). Ciò potrebbe fare di questa consonante una vocale, a conferma delle varie congetture sulla pronuncia vocalica del nome divino. Inoltre va ricordato che a) l'alif arabo, ovvero la A, consta di un tratto verticale simile a quello della nostra I; b) il dittongo composto dalla A e dalla I viene comunemente pronunciato E. L'ultimo appunto riguarda la grafia aramaica dell'YHWH (cui s'è fatto cenno qui), nella quale la H è singolarmente simile ad una E.