Com'è noto, æneus è “bronzeo”. Ora, che sul fondamento di un digramma si possa costruire di tutto, è scontato, sebbene non sempre quanto è edificabile sia edificante. Così, dalla radice BR può germogliare qualsiasi cosa, dalla brama (dell'erotismo e della cupidigia, per un esempio venereo) al suo contrario a-bramico del monoteismo, fino all'incongruenza del brigatismo, rosso o nero che sia, e del pane (bread, bröt) la cui mancanza è brutta come la fame.
Stavolta vogliamo incamminarci lungo il tortuoso sentiero della ýbris, cioè di quell'orgoglio (o tracotanza) che per gli antichi riassumeva tutte le forme possibili di vizio, a meno che non venga imbrigliato, domato, sottomesso. In ebraico abbiamo ‘abbir (“forte”), a-bir (“potente”) e in ugaritico il biconsonantico ‘br (o ‘wr) che sta per “signore”. Nell'area relativa, vale a dire occidentale, europea, autunnale, quindi connessa al "tramonto" (erebu, ere-pu, ara-pu in accadico) ed insomma a ciò che si suole condensare geograficamente in un'Atlantide semantica 'west', 'setting of sun', 'to become dark' e - in una parola - 'imbrunire',* troviamo riscontri odierni che vanno dal finlandese virta al tedesco wäre, behörde, berechtigung attraverso lo svedese behärska, beheerschung e lo spagnolo brìo, tutti in vario modo significanti «forza», «gagliardia» e «potere».
A questo concetto si lega anche l'idea di “produrre”, ovvero to bring [to life] e perciò to born, dal danese bære, bjørn all'olandese baren, beer tramite lo yiddish brengen. Il sostrato comune è in ogni caso [to] bear, "portare" e bear, "orso/a".
Sostrato o fondamento - per tornare all'accenno iniziale del presente articolo - che ci riavvolge indietro di anni, secoli e millennii: qualche esempio, già qui citato e no, lo offrono sant'Olcese (paesino ligure che prende il nome da un vescovo francese che, nel '400, addomestica un orso e lo adibisce a facchino), Benedetto XVI (il cui stemma allude ad un miracolo simile), Berna e la foto sottostante, re "orso" Artù, Enea ed Anchise.



Nella parabola tradizionale dello zoppo sulle spalle del cieco (questo giovane e prestante, ma incapace di orientarsi, quello lungimirante, ma inetto) è descritta la correlazione tra seconda e prima casta, ovvero tra re e papa, allegorizzati in Enea ed Anchise, a significare che l'orgoglio dell'anima dà i suoi frutti solo se sottomesso alla volontà dello spirito.

* In questa accezione atlantico-atlantidea venno inquadrate la penisola iberica e la punta magrebina (i.e. "vespertina") del triangolo africano, la Britannia e le Ebridi, il fiume Ebro e probabilmente il Tevere (Tiber), nonché, in senso lato, l'inverno (hiber). Tale toponomastica, occidentale e nordica insieme, potrebbe giustificarsi vuoi con la sua ubicazione in luoghi meno assolati di quelli caucasico-semitici, vuoi con la provenienza settentrionale (scandinava, per l'esattezza) dei cosiddetti «etiopi». A proposito di 'vespro', 'tramonto', 'occidente', anche la nostra penisola era denominata «Esperia» dai più orientali - rispetto a noi - greci. E, stante quanto detto poc'anzi sull'accadico, vi si potrebbe ricondurre la stessa «Europa».