Chissà se è lecito pensarLa casalinga, la Vergine? A misura d'uomo, cioè, intenta a lavare i piatti, assorta nella preghiera come nel cucito e come nel gioco. Santa Bernadette La sentiva ridere «come una bambina».
Vista nelle tante repliche di Giovanni Battista Salvi (due delle quali presentate qui sopra), detto «Sassoferrato», la Madonna acquista un'aria sempliciotta, paesana, contadina, rassicurante, che non ti mette in soggezione. Ha la faccia di tua sorella, tutt'al più d'una tua cugina di campagna. Come il Caravaggio, altro namenträger di luogo natìo, il Sassoferrato ama le penombre degli ambienti domestici, il lume di candela, insomma le piccole cose dei poeti crepuscolari.* Eppure a me la Signora piace immaginarLa così. O così. Ma pure così, sebbene Antonello da Messina rimanga insuperato (vedi), soprattutto nei particolari (vedi). In ogni caso ciascuno di noi può raffigurarseLa come vuole, la Madonna (vedi, ad esempio).

* C'è più grandezza, nel Caravaggio, è vero. Ma è una grandezza torva, fosca, di malaffare. Tuttavia l'esigenza riduttiva, se non svalutativa (per quanto giustificata dal rifiuto dei tromboni carducciani e dannunziani) è la stessa. Anche per lui potrebbe valere quanto confessa C. Govoni, in un bel passo che rubiamo alla pagina della Wikipedia dedicata al crepuscolarismo: "Ho sempre amato le cose tristi, la musica girovaga, i canti d’amore cantati dai vecchi nelle osterie, le preghiere delle suore, i mendichi pittorescamente stracciati e malati, i convalescenti, gli autunni melanconici pieni di addii, le primavere nei collegi, quasi timorose, [...] le cose tristi della religione, le cose tristi dell’amore, le cose tristi del lavoro, le cose tristi delle miserie".

Intenta a cucire, dicevamo, se non a rammendare. O a rammentare. In merito a ciò, Fulcanelli - ne Il mistero delle cattedrali - annota quanto segue.
«La Vergine Madre, spogliata del suo velo simbolico, non è altro che la personificazione della sostanza primitiva di cui Si è servito, per realizzare i Suoi fini, il Principio creatore di tutto ciò che esiste. Questo è il significato, del resto assai chiaro, di quella singolare epistola che viene letta alla Messa dell'Immacolata Concezione della Vergine.* Eccone il testo: "Il Signore mi ha posseduta all'inizio delle Sue vie. Io ero prima che Egli plasmasse qualsiasi altra creatura. Io ero nell'eternità prima che venisse creata la terra. Gli abissi non erano ancora ed io ero già concepita. Le sorgenti non erano ancora uscite dalla terra; la pesante massa delle montagne non era stata ancora formata; ero già nata prima delle colline. Egli non aveva ancora creato né la terra, né i fiumi, né consolidato il pianeta mediante i due poli. Quando Egli preparava i cieli, io ero presente; quando circoscrisse gli abissi con i loro limiti e stabilì una legge inviolabile, quando stabilizzò l'aria attorno alla terra, quando equilibrò l'acqua delle sorgenti, quando rinchiuse il mare nei suoi limiti e quando impose una legge alle acque perché non superassero i confini loro assegnati, quando gettò le fondamenta della terra, io ero con Lui"».


* Dobbiamo a padre Giovanni Lauriola il precisare che non si tratta di una "singolare epistola", bensì dei vv. 22-29 del cap. VIII dei Proverbi, che inoltre si riferiscono alla Sapienza e non ad una non meglio definita "sostanza primitiva". Tuttavia Maria Valtorta - nel suo L'Evangelo come mi è stato rivelato - afferma che tali parole "possono applicarsi anche a Maria, Madre della Sapienza, perché Maria fu sempre, da sempre, pensata e contemplata da Dio".

In un passo del cosiddetto «Vangelo degli ebrei», come trascritto da Origene e ripreso da san Gerolamo, l'appena battezzato Gesù afferma che "Mia Madre" è "lo Spirito Santo". E «spirito» è femminile, in ebraico (ruah) come in arabo (rûh).
Da un altro punto di vista, comunque incomprensibile, la necessità della pre-esistenza del Due (la materia, la sostanza,* la hyle, la femmina, la madre) è doverosa. Si potrebbero stabilire interessanti collegamenti tra il dogma dell'Assunzione (o Dormizione) e la legge di conservazione della massa (poi diventata legge di conservazione dell'energia e finalmente - con Einstein - legge di conservazione della massa-energia), ma ci guardiamo bene dal farlo. A mo' di commiato, sottolineando il secondo verso, citiamo invece una quartina del Belli: "L’anno che Gesucristo 'mpastò 'r monno, | 'ché pe' 'mpastallo già c’era la pasta, | verde lo volle fa', grosso e ritonno | all’uso d’un cocommero de tasta".


* Con l'eleganza consueta, Aristotele spiega che «la sostanza è il sostrato il quale, in un senso, significa la materia (dico materia ciò che non è alcunché di determinato in atto, ma determinato solo in potenza); in un secondo senso significa l'essenza e la forma (la quale, essendo alcunché di determinato, può essere separata con il pensiero), e, in un terzo senso, significa il composto di materia e di forma».